Non ci stancheremo mai di gridarlo, fino alla noia:
il problema delle mafie è solamente ed esclusivamente POLITICO.
E’ la politica la vera ed unica responsabile.
E la gente, la maggioranza di essa, che chiacchiera, chiacchiera, ma non collabora.
Per disattenzione, per viltà o addirittura perché è collusa con i mafiosi.
Un popolo che ha perso la capacità di indignarsi e di ribellarsi è un popolo in agonia, prossimo alla morte.
Perché, se ci fosse un movimento di popolo, se la gente, cioè, si ribellasse a tanta corruzione, a tante illegalità, le istituzioni si vedrebbero costrette ad agire, a fare qualcosa.
E anche la stampa non libera ed asservita ai grandi interessi si vedrebbe costretta a scrivere, ad informare bene, a non celare le realtà.
Sono pochi i giornalisti ed i giornali che hanno il coraggio di dire come stanno realmente le cose, a denunciare un sistema massonico-mafioso che sta strozzando l’economia e sta sottraendo sempre più spazi di vivibilità civile e democratica alle nostre comunità ed al Paese.
Sul frontespizio del nostro sito web abbiamo di proposito riportato alcuni stralci di pronunciamenti di Magistrati illuminati e di frontiera, come Scarpinato, Ingroia e pochi altri, quando denunciano la grande campagna di disinformazione in atto da sempre nel Paese, complici purtroppo tutte o quasi le forze politiche, a proposito di lotta alle mafie.
Ci vengono descritte le mafie come un’accozzaglia di volgari delinquenti, analfabeti, pregiudicati senza scrupoli, quando, invece, i veri mafiosi sono quasi tutte persone considerate “perbene”, professionisti, esponenti politici, dirigenti di partito, parlamentari, sindaci, assessori, consiglieri, banchieri, imprenditori e così via, gente che “conta”, che frequenta i salotti buoni, che decide, che comanda.
E che fa da mane a sera business sulla pelle della povera gente..
Questa è la vera mafia, quella che non viene quasi mai perseguita e di fronte alla quale si fermano quasi tutte le inchieste.
Chi arriva a quei livelli viene fatto fuori, come Falcone, Borsellino ed altri magistrati e poliziotti.
Abbiamo avuto più esempi in provincia di Latina con le due inchieste “Formia Connection” e “Damasco”, la prima su Formia e la seconda su Fondi.
Ne potremmo citare anche altre.
Arrivati al livello politico, alle collusioni fra mafia e politica, alle interrelazioni ed alle sovrapposizioni, non si sa più niente.
Alla fine vengono fuori sempre i soliti nomi della manovalanza, peraltro di tutta gente venuta da fuori regione e magari mandata nel Lazio ed in provincia di Latina a domicilio coatto, che si conoscono da oltre 30 anni e ci sono sempre taluni Prefetti e, talvolta, anche qualche Procuratore della Repubblica che dicono che… ”non ci sono organizzazioni criminali radicate sul territorio”, quando, al contrario, i mafiosi sono ormai padroni quasi di tutto e di molti, moltissimi di noi cittadini.
E senza che si trovi mai qualche parlamentare, di qualsiasi partito, disposto a presentare un’interrogazione di protesta! (e, poi, si organizzano convegni, fiaccolate ed altre pagliacciate del genere, che servono solamente a distrarre la gente onesta ed a farle credere che c’è la volontà di… combattere le mafie (sic)… ).
Non si parla mai della gente del posto, della cosiddetta “quinta mafia”, di persone nate e cresciute nelle nostre città laziali e che sono le più pericolose.
Gente “perbene” appunto, che siede su scranni importanti, che occupa posti privilegiati, che comanda.
Se ne conoscono nomi e cognomi.
Qualcuno sussurra i loro nomi.
E magari… li vota anche.
Li conoscono, forse, le forze dell’ordine, li conoscono i cittadini, i giornalisti, li conosciamo noi e quant’altri.
Guai ad attribuire, però, ad essi la qualifica di “mafiosi” perché una legislazione… “ garantista”, non ti consente di dare del “mafioso” al mafioso”, della “ escort” alle “escort”, pena la citazione per danni milionari.
Questa è l’”Italietta”, come giustamente la definiva Prezzolini!!!
Fino all’emissione eventuale di una sentenza definitiva, che, stante l’evoluzione o l’involuzione della legislazione, non arriverà mai.