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Italiani, brava gente?… e dalla memoria corta…

Il 65% degli italiani ( dunque con un consenso trasversale), almeno stando alle tabelle di Ipsos, è d’accordo con il “respingimento” (termine orrendo). Le coscienze sono piante che vanno innaffiate continuamente per non farle seccare al sole dell’ignoranza e della disinformazione. Il pregiudizio e la paura del diverso si tengono a fatica chiusi nel fondo dell’animo umano, ma, se qualcuno alza spudoratamente i tombini e non vi è alcuno pronto a richiuderli, non troveranno ostacoli

Sono rimasto impressionato guardando le tabelle di IPSOS, sciorinate da Pagnoncelli a Ballarò, frutto di interviste sul tema dell’immigrazione e sul consenso ai provvedimenti governativi in materia. “Italiani, brava gente” è un lontano ricordo così come lontano è diventato il ricordo dell’emigrazione dei nostri “Paisà” che hanno preso tante pedate in bocca in giro per il mondo. La Dandini, poco dopo, intervistando la Boldrini, ha letto una relazione della polizia di New York del 1919 che parlava degli italiani come oggi la Lega e il PDL parlano dei migranti. Lo stesso medesimo disprezzo e lo stesso drammatico concentrato di pregiudizio discriminatorio. Parlava di come fossero sporchi, maleodoranti, disordinati, sciattoni, di come vivessero ai limiti della decenza in baracche costruite con legno e ondulato di alluminio, di come fossero violenti e ignoranti ed esprimeva forte preoccupazione per la sicurezza civica, visto che spesso commettevano furti e violentavano le donne americane. Ricorda nulla?

I nipoti di quegli emigranti sono oggi al 65% d’accordo con il “respingimento” (termine orrendo) e, quando nella domanda successiva è stato spiegato loro che i respinti avrebbero potuto fare una brutta fine poiché reindirizzati in un Paese poco garantista, hanno modificato la loro opinione in percentuale minima. La cosa sorprendente è che il consenso sull’operato del governo in tal senso è trasversale e include una fetta importante dell’elettorato del PD. Io sono scappato dalla Libia nel 1967 per non essere massacrato come è accaduto a tanti altri ebrei libici, in occasione della guerra dei sei giorni. Anch’io sono arrivato in Italia “pagando il biglietto” come ha detto con toni sprezzanti il Premier. Ma se fossi stato respinto, se non avessi avuto la possibilità di raccontare la mia storia e non avessi potuto chiedere rifugio, sarei stato rispedito dove avrebbero fatto di me polpette. E comunque sia chiaro che lo status di rifugiato è molto poco confortevole poiché è una condizione che ti lascia per anni privo di diritti e di documenti validi per varcare le frontiere, non ti concede neppure minime ed involontarie violazioni delle norme e ti fa vivere nel panico costante che, per qualunque inopinato motivo, ti possa essere negato il rinnovo del permesso di soggiorno. Posso testimoniare, non avendo fino alla maggiore età potuto nemmeno andare a bere un caffè in Svizzera, che non è una posizione socialmente comoda, ma mi ha salvato la vita. Il 33% è d’accordo sul prolungamento della permanenza nei centri di accoglienza. Il 55% condivide l’istituzione delle ronde. Il 58% concorda con la legge Maroni sulla rubricazione della clandestinità a reato penale. Il 59% condivide l’obbligo di denuncia dei clandestini in scuole e ospedali.

Questi numeri spiegano bene la veemenza leghista e la preoccupazione di Berlusconi di essere scavalcato a destra proprio dall’alleato e le relative dichiarazioni di rivendicazione delle scelte di Maroni come semplici applicazioni di disposizioni da lui personalmente emanate. Sono posizioni premianti. Questo spiega anche l’arroganza della sua replica al richiamo delle Nazioni Unite al rispetto della convenzione di Ginevra. “Siamo ‘n mano a’maiali” direbbe il mio amico Stefano Biagini di Pistoia.

Questa deriva etica ed ideale, inevitabile veicolatrice di sconfitte elettorali per la sinistra, non può evidentemente essere frenata con la velata emulazione del peggio alla Fassino o alla Rutelli e, tantomeno, con una sterile, generica, pappagallesca ripetizione dell’irrinunciabilità ai principi fondanti dell’evoluzione della specie. Non si può nemmeno sperare che i nostri problemi di cultura civica ce li risolva mamma Europa o papà ONU. Bisogna con grande maturità prendere atto della spaventosa regressione civile in cui questo Paese è stato scientificamente gettato, rimboccarsi le maniche, riaprire le sezioni e riprendere, con umiltà e adulto senso di responsabilità, le lezioni pubbliche di politica e di civiltà, come si faceva una volta, e non dare mai più nulla per scontato. Le coscienze sono piante che vanno innaffiate continuamente per non farle seccare al sole dell’ignoranza e della disinformazione. Il pregiudizio e la paura del diverso sono sorci che si tengono a fatica chiusi nelle fogne dell’animo umano, ma, se qualcuno alza spudoratamente i tombini e non vi è alcuno pronto a richiuderli, ratti, fetore e peste non trovano ostacoli.

Se non avremo la capacità e la determinazione di ricominciare a fare politica in modo serio, tra e con la gente, ci vedremo presto illustrare da Pagnoncelli tabelle che ci racconteranno che gli italiani sono favorevoli alla pena di morte, all’apartheid, all’abrogazione della legge sull’aborto, sul divorzio e sulle pari opportunità. Quando la strada dell’etica è in discesa il degrado assume una velocità incontrollabile e i profeti dell’irrazionale, come le chiese e i dittatori, impongono la propria, liberticida, morale.
Raffaele Barki

(Tratto da www.aprileonline.info)