Cerca

Il procuratore nazionale antimafia De Raho: «I clan hanno necessità di collocare i soldi liquidi: ecco come si approfitteranno della crisi»

Il Corriere della Sera, 2 Aprile 2020

Il procuratore nazionale antimafia De Raho: «I clan hanno necessità di collocare i soldi liquidi: ecco come si approfitteranno della crisi»

Dal prestito di denaro liquido agli eventuali fondi europei, dall’aiuto alle aziende in difficoltà ai video dei camorristi che sui social offrono la spesa alle famiglie fino alle nuove forme di spaccio: così i clan approfittano della crisi innescata dal Covid-19

di Amalia De Simon

I manager delle mafie sono stati lungimiranti. Negli ultimi anni hanno investito molto nelle attività considerate di prima necessità e cioè quelle non fermate dal coronavirus. Settore agroalimentare, grande distribuzione, mercati ortofrutticoli e trasporto su gomma sono aree di grande interesse per camorra, ‘ndrangheta, cosa nostra e nuova mafia pugliese. E così anche in periodo di pandemia e “sospensione” dell’economia del paese, i clan ingrassano e attendono anche la ripresa per infiltrarsi nelle altre attività economiche ora ferme e che potrebbero trovarsi in difficoltà con lo stop forzato.

 

C’è uno studio coordinato dalla direzione nazionale antimafia, svolto dalle varie forze di polizia, che tende ad individuare i settori in cui le cosche orientano i loro investimenti riversando i fiumi di denaro liquido da riciclare, frutto delle varie attività illecite. Si tratta sempre più spesso di imprese legali e sempre in linea con le esigenze del momento. «Una buona parte del business collegato ai beni primari è stato da tempo occupato dalle mafie – spiega il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho – molte inchieste hanno dimostrato per esempio il controllo di importanti mercati all’ingrosso e di catene di distribuzione. I clan hanno necessità di collocare i soldi liquidi ed è per questo che approfitteranno anche della crisi in cui potrebbero trovarsi le aziende in seguito al blocco delle attività dovute alla pandemia, per agire come se fossero delle vere e proprie banche, salvo poi controllarle del tutto e trasformare gli imprenditori, una volta titolari delle aziende stesse, in prestanomi». Questo avviene a livello “macro”, con la concessione del credito e invece sul territorio i clan agiscono per accaparrarsi il consenso della gente.

 

Il procuratore Cafiero di Raho parla addirittura di video diffusi sui social da parte di esponenti della camorra che offrono la spesa e i beni di prima necessità alle famiglie. La finta benevolenza serve per approfittarsi del disagio, delle diseguaglianze sociali e delle difficoltà delle persone. Serve ad asservire intere fette di territorio e conquistare manovalanza da impiegare nelle attività illecite soprattutto nello spaccio. «C’è un mondo occulto che potrebbe intervenire al posto dello Stato. – dice Vincenzo Schiavo presidente di Confesercenti Campania – Se le istituzioni non intervengono immediatamente a sostegno delle aziende, l’ombra dell’illegalità avanzerà inesorabile sulle nostre attività. Il 50% delle imprese presenti sul nostro territorio rischia di fallire». Secondo Schiavo, quelle poste a sostegno delle imprese, sono misure incerte e incongrue.

 

Intanto anche a livello internazionale è alta la guardia contro le attività criminali e mafiose: la National Crime Agency ha lanciato l’allarme per ciò che riguarda le frodi online sulla vendita di prodotti fintamente miracolosi, per combattere le malattie e in particolare il covid 19, e il referente a Londra dell’associazione Libera, Davide Palmisano, riferisce di un’impennata dei furti di materiale sanitario come respiratori o mascherine di alta protezione, rivenduto negli spazi della darknet, spesso controllati proprio dalle organizzazioni criminali.

 

Quello che preoccupa le autorità di polizia italiane sono soprattutto i depositi di droga diffusi in tutta Europa: «Anche il traffico di stupefacenti con il lockdown ha sicuramente subito un rallentamento, ma non un arresto – spiega Cafiero de Raho – bastano anche poche navi che arrivano nei porti principali del Nord Europa per accumulare gli stupefacenti. Per quanto riguarda invece il commercio al dettaglio le piazze di spaccio sicuramente sono chiuse, ma i clan si sono inventati altri metodi per rifornire la loro clientela e quindi approfittano degli assembramenti consentiti come le file ai supermercati oppure in farmacia, o anche le consegne a domicilio da parte di finti rider».

 

Un altro aspetto che preoccupa è quello relativo alle frodi comunitarie: così come nel tempo i clan mafiosi sono riusciti ad approfittarsi dei grossi finanziamenti da parte dell’Unione Europea ad una serie di attività legate prevalentemente ai settori agricoli e alle energie rinnovabili, così è possibile che possano inserirsi nelle misure a sostegno delle attività economiche che l’Europa potrà prevedere. «A farne le spese come sempre saranno gli imprenditori onesti che avranno la concorrenza sleale dei mafiosi invisibili – spiega il procuratore nazionale antimafia – Questo però non deve rendere il sistema di sostegno farraginoso ed eccessivamente burocraticizzato. La burocrazia potrebbe essere fatale all’economia del nostro paese in questo frangente. Piuttosto bisognerà esercitare dei controlli a monte, senza correre il rischio di bloccare lo sviluppo e quindi anche la forza lavoro e le risorse delle famiglie italiane».