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I Collaboratori ed i Testimoni di Giustizia ed uno Stato ingrato

I COLLABORATORI ED I TESTIMONI DI GIUSTIZIA
E’, questa, una tesi ardita, che probabilmente mi
procurerà qualche antipatia.
Una tesi che, pertanto, espongo a livello
personale, non impegnando affatto l’Associazione
Caponnetto.
Conscio della necessità di correre anche qualche
rischio; ma questo fa parte del lavoro che facciamo
e non lo temo.
Non sono affatto d’accordo sulla discriminazione che
si fa fra Collaboratori e Testimoni di Giustizia in
quanto entrambi, pur partendo da condizioni
diverse, contribuiscono tutti insieme all’affermazione
della Giustizia contro le mafie.
Riconosco validi SOLAMENTE i giudizi dei Magistrati
e, quando questi attestano, con le sentenze, che un
Collaboratore è credibile, faccio miei quei giudizi ed
apprezzo la scelta che egli ha fatto pur sapendo di
andare incontro a rischi di ogni genere e ad una vita
difficilissima.
Anzi, non esito ad aggiungere che più il suo curriculum è corposo e più apprezzo la scelta da lui fatta.
Non riesco, pertanto, a comprendere le ragioni di quanti, pur vantandosi di avere senso dello Stato, non accettano questa tesi e continuano a parlare male dei Collaboratori di Giustizia, dimenticando che, senza il contributo di questi (oltre che delle intercettazioni) la maggior parte dei processi contro i mafiosi non potrebbero nemmeno essere istruiti.
Ho avvertito il dovere, qualche settimana fa, di insorgere contro uno dei tanti… guru della cosiddetta “antimafia” di cui pullula il Paese, il quale ha usato parole sprezzanti nei confronti di un Collaboratore che da quasi dieci anni, mettendo a rischio la vita propria e dei familiari, sta aiutando lo Stato a combattere le organizzazioni criminali, come pure ho ritenuto, alcuni mesi fa, di polemizzare con altri soggetti che hanno tentato di mettere in dubbio la credibilità -anche questa accertata dai Magistrati- di Carmine Schiavone.
I Collaboratori ed i Testimoni di Giustizia sono
persone alle quali lo Stato deve tantissimo e
che, proprio per questo, meriterebbero un
trattamento di tutto rispetto.
Come avviene in altri Paesi – come l’Inghilterra ad
esempio – dove essi vengono chiamati Testimoni di
Stato.
Cosa che, purtroppo, raramente avviene nel nostro
Paese…
Ciò che duole, poi, è l’assenza di unità fra le due
categorie – Collaboratori e Testimoni di Giustizia -, le
quali, pur avendo estrazioni diverse, insieme hanno
messo e mettono a repentaglio le proprie vite e
quelle dei familiari per aiutare la Giustizia a vincere il
crimine.
Evidentemente c’è qualcuno al quale fa comodo che
sia così.
Ma quel “qualcuno”, oltre a violare principi umanitari
e morali, non fa nemmeno gli interessi dello Stato
che dice di voler servire…!!!
Elvio Di Cesare