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Giustizia, l’allarme del PG della Cassazione

Giustizia, l’allarme del pg di Cassazione “La situazione è quasi fallimentare”

Quadro sconfortante nella relazione del procuratore generale Esposito. Dal primo presidente Lupo messaggio alla politica: “Intercettazioni indispensabili, magistrati continueranno a fare il loro dovere con impegno e serenità”. Alfano: “Resistenze corporative ostacolano riforma”

ROMA – La consapevolezza della drammaticità della crisi, ma anche l’orgoglio di chi è convinto di fare il proprio dovere e di voler continuare a farlo malgrado pressioni, attacchi e polemiche. E’ questo il doppio registro che emerge dalle relazioni dei vertici della magistratura in occasione della cerimonia d’apertura dell’anno giudiziario celebrata questa mattina in Cassazione a Roma alla presenza delle più alte cariche dello Stato. Se il procuratore generale di Cassazione Vitaliano Esposito spiega senza mezze misure che “è oramai sotto gli occhi di tutti come la situazione quasi fallimentare della giustizia e dei suoi tempi si stia trasformando in una situazione che si può definire quasi di insolvenza per lo Stato”, il passaggio chiave della relazione svolta dal primo presidente della Cassazione, Ernesto Lupo, sembra una risposta indiretta alle ultime uscite del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

Al lavoro con serenità. “I magistrati continueranno ad adempiere alle loro funzioni con serenità e con impegno”, assicura Lupo rivolgendosi al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e “all’intera comunità nazionale”. I magistrati, precisa, continueranno ad essere “fedeli al modello di giudice capace, per la sua indipendenza, di assolvere un cittadino in mancanza di prove della sua colpevolezza, anche quando il sovrano o la pubblica opinione ne chiedono la condanna, e di condannarlo in presenza di prove anche quando i medesimi poteri ne vorrebbero l’assoluzione”.

L’azione penale resti obbligatoria. A fronte di tentazioni che sembrano arrivare dal mondo politico, Lupo ribadisce quindi che occorre mantenere l’obbligatorietà dell’azione penale perché il suo venir meno “altererebbe l’assetto complessivo” dei principi basilari del sistema costituzionale. “L’indipendenza garantita da questo modello ordinamentale ai magistrati – sottolinea ancora – ha permesso al sistema di giustizia di affermare il primato della legalità nell’esercizio del potere politico, amministrativo ed economico, a prescindere dalle variabili e contingenti maggioranze politiche”.

Intercettazioni indispensabili. E un riferimento alle vicende d’attualità è anche il passaggio in cui il primo presidente avverte che le intercettazioni telefoniche e ambientali sono uno strumento di indagine fondamentale, “senza le quali le armi da opporre alla criminalità organizzata sarebbero non soltanto spuntate ma prive di qualsiasi efficacia”.

I tempi eccessivi. Venendo poi ai cronici problemi della giustizia, Lupo ricorda che “occorre dare priorità assoluta al tema dei tempi”. Il primo presidente ricorda quindi la recente bacchettata ricevuta dall’Italia, lo scorso 2 dicembre dal Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, che nell’ultima risoluzione ha ribadito che “i tempi eccessivi nell’amministrazione della giustizia italiana costituiscono un grave pericolo per il rispetto dello stato di diritto, conducendo alla negazione dei diritti consacrati dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo”.

Organici in sofferenza. Uno dei tasti su cui batte ancora il primo presidente di Cassazione è la “preoccupante situazione di scopertura dell’organico della magistratura”, frutto di ritardi con cui a partire dal 2002 sono stati banditi i concorsi per l’ingresso di nuovi magistrati. “Gli effetti di tali ritardi – prosegue Lupo – non sono stati ancora superati dall’impegno del ministro Angelino Alfano, che ha messo a concorso 713 posti, che si aggiungono ai 253 magistrati assunti nel 2010”. Oltre a ciò preoccupa molto anche “il decennale blocco di assunzioni del personale amministrativo e tecnico”, l’organico, in 10 anni “è passato da 46 mila a poco più di 39 mila presenze”.

La relazione del pg. L’allarme per la ‘giustizia lumaca’ è al centro anche della relazione del procuratore generale Esposito. “E’ oramai sotto gli occhi di tutti – dice – come la situazione quasi fallimentare della giustizia e dei suoi tempi si stia trasformando in una situazione che si può definire quasi di insolvenza per lo Stato”.  “Non siamo più nemmeno in grado di pagare gli indennizzi dovuti per la violazione dei canoni di un giusto e celere processo”, prosegue Vitaliano con riferimento alla insolvenza dello Stato italiano perfino per quanto riguarda il pagamento degli indennizzi previsti dalla legge Pinto.

“Servono più mezzi”. Resta indispensabile disporre di personale e di strumenti adeguati”, spiega quindi il pg, se si vuole che la giustizia abbia risultati sufficienti “in termini quantitativi e di qualità”. Per questo l’alto magistrato segnala “le note e soventi gravi carenze, le vacanze determinate prevalentemente da impiegati collocati a riposo e non più sostituiti e il blocco del turnover. A ciò va anche aggiunto che negli uffici giudiziari, già da alcuni anni, serpeggia un tangibile malcontento derivante dalla mancata riqualificazione e progressione di carriera del personale, che nuoce alla serenità del lavoro”.

“I capi ufficio facciano di più”. Nella relazione del pg non manca però anche uno spunto di autocritica verso le toghe. “Sul problema dei ritardi – dice infatti Esposito – sarebbe auspicabile un più incisivo intervento dei capi degli uffici, i quali non devono limitarsi a burocratiche e formali sollecitazioni, ma dovrebbero elaborare con gli interessati piani di ‘rientro’ dell’arretrato, se necessario mediante una temporanea riduzione del carico di lavoro”. “Soprattutto – ammonisce ancora esposito – dovrebbero evitare che tali ritardi assurgano a rilevanza disciplinare con una più attiva e incisiva sorveglianza sul rispetto dei termini per il deposito dei provvedimenti”. Questo, sottolinea il pg, “non costituisce lesione dell’autonomia e dell’indipendenza del giudice, ma è volto solo a garantire l’efficienza del servizio”.

Riforme a costo zero. A fronte di una situazione di tale gravità, un barlume di speranza Esposito lo offre ricordando che ci sono riforme del processo che si possono fare “a costo zero” e che “è possibile razionalizzare il sistema con le norme che abbiamo”. Altra nota positiva arriva dalla constatazione che per quanto riguarda le risorse strumentali e la disponibilità di attrezzatura informatica, nella gran parte “gli uffici hanno una buona dotazione di computer, stampanti e scanner sicché i processi di informatizzazione già avviati da alcuni anni hanno raggiunto in molti casi ragguardevoli risultati nel segno della continuità e della maggiore efficienza dei servizi”.

Richiamo al riserbo. Dal pg di Cassazione arriva poi un richiamo ai magistrati affinché mantengano l’assoluto riserbo. “Orbene – spiega ancora Esposito nella relazione di apertura dell’anno giudiziario – non sempre ad esso i magistrati, soprattutto taluni, si attengono, senza rendersi probabilmente conto che una notizia o un giudizio da loro riferita o espresso, data la funzione svolta, assumono una rilevanza tutt’affatto diversa da quelli provenienti dalla generalità dei cittadini”.

Sguardo al futuro. Il procuratore generale di Cassazione, inoltre, invita a valorizzare le nuove prove scientifiche. “In un futuro prossimo – afferma – si verificherà un vistoso passaggio del sistema probatorio e della prova dichiarativa alla prove scientifica. Occorrerà potenziare la polizia scientifica, organizzare archivi informatici, fissare standard procedurali. Le nuove prove scientifiche richiederanno investimenti cospicui. La prova scientifica darà una ulteriore spinta verso un progressivo avvicinamento dei sistemi processuali. Un’opportunità che non possiamo perdere”.

La replica di Alfano. Alle sollecitazioni e alle critiche arrivate dai vertici della magistratura, risponde il ministro della Giustizia Angelino Alfano. Nel suo intervento il Guardasigilli indica “con amarezza” la “incapacità di fare squadra e le resistenze corporative” come i fattori che sono d’ostacolo “da più parti” a “qualsiasi tentativo di riforma del sistema giudiziario italiano”. Nel sottolineare di aver “particolarmente apprezzato” le parole del presidente della Cassazione Ernesto Lupo, secondo cui sull’inefficienza della giustizia “nessuno può chiamarsi fuori limitandosi ad avvitare le colpe altrui”, Alfano punta l’indice contro le “resistenze” che impediscono la realizzazione delle riforme: “Si tratta di un percorso di riforma difficile, perché destinato ad incidere su una realtà molto complessa, su diritti inviolabili dell’uomo e garanzie di sicurezza e di libertà che devono essere comunque assicurate, ma anche – sottolinea il ministro – su rendite di posizione, su privilegi duri a morire, su posizioni di retroguardia che si limitano ad ostacolare ogni proposta, bollandola a priori come inefficaci”. Alfano chiarisce anche che “l’esperienza a contatto con tantissimi magistrati” lo fa sentire “confortato nella convinzione che la gran parte dei giudici italiani fa dell’impegno disinteressato, del riserbo, dell’equilibrio, del senso di umanità e della saggezza delle loro decisioni una regola professionale e di vita quotidianamente esercitata”.

(Tratto da Repubblica)