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Giustizia, è sempre ‘salva premier’

La commissione giustizia della Camera ha cominciato l’esame del complesso degli emendamenti al testo sul legittimo impedimento. Questa sera inizieranno le votazioni che proseguiranno anche domani. E’ scontro sulle indiscrezioni circa un decreto che bloccherebbe i processi del premier. Il presidente della Camera è tornato a insistere sulla centralità del Parlamento. Il Pd pronto sulle barricate. Bersani:” Stiamo entrando in un tunnel pericolosissimo. Non si può in nome di esigenze di una persona, mettere a repentaglio un sistema”

Entra nel vivo in Parlamento il dibattito sulla giustizia. Nella complessa partita sulla riforma della giustizia il governo si appresterebbe a calare un tris d’assi: dopo il processo breve, in aula al Senato, e il legittimo impedimento, in commissione alla Camera, potrebbe arrivare un decreto legge che bloccherebbe immediatamente i procedimenti del premier. L’indiscrezione sta sollevando molte polemiche che vanno a inasprire la già difficile discussione sui provvedimenti in discussione.

Il presidente della Camera Gianfranco Fini è tornato a insistere sulla centralità del Parlamento. “Non dobbiamo dimenticare che proprio il confronto parlamentare è in grado di dare piena legittimazione democratica alla decisione politica. Solo una visione mitologica della democrazia può infatti indurre a ritenere che la funzione di governo si traduca automaticamente una volta conclusa la competizione elettorale in un’agenda legislativa predefinita e a senso unico in cui il potere esecutivo, soprattutto con il ricorso all’uso distorto sotto vari profili della decretazione d’urgenza, tende a limitare o peggio a soffocare il libero dibattito sulle grandi decisioni di politica pubblica”. Secondo Fini “la legittimazione democratica a governare non è solo un dato iniziale che scaturisce dalle urne ma si rafforza giorno dopo giorno nell’affrontare e nel risolvere i problemi sempre nuovi ed inattesi che si presentano sul terreno concreto dei bisogni della collettività”. “In un sistema parlamentare come il nostro – spiega la terza carica dello Stato – il rapporto quotidiano fra governo e Parlamento serve appunto a far valere di fronte ai cittadini, in modo trasparente e motivato, la responsabilità per le decisioni che si prendono durante l’intero arco della legislatura. È solo attraverso questo confronto quotidiano – aggiunge – che le iniziative politiche del governo e della sua maggioranza diventano come richiede la Costituzione ‘politica nazionale’, cioè quella unitaria sfera deliberativa in cui tutte le forze politiche sono chiamate a concorrere con metodo democratico”.

Il Pd tenterà dal canto suo di fare le barricate.
Pier Luigi Bersani, in una conferenza stampa alla Camera, ha riaffermato che continuare da parte della maggioranza in tema di giustizia sulla strada del processo breve e comunque delle leggi ad personam vorrebbe dire che saltano le riforme.
Nel corso della conferenza stampa Bersani ha nuovamente confermato la disponibilità del Partito Democratico a collaborare per “ammodernare il sistema” del nostro Paese, ma “dopo la decisione di ieri di governo e maggioranza, temo – ha affermato il leader del Pd – che stiamo entrando in un tunnel pericolosissimo . E quindi sia chiaro che noi sulle scelte che sono annunciate ci metteremo di traverso. Ci metteremo di traverso! Il cosiddetto processo breve non solo è una disarticolazione del sistema giudiziario, ma è un’amnistia per i colletti bianchi. E non si può in nome di esigenze di una persona, mettere a repentaglio un sistema”.
“Io ribadisco: se Berlusconi pensa di essere uno statista, adesso è il momento di dimostrarlo. Fin qui -ha detto Bersani- possiamo avere opinioni diverse se lo è stato, ma adesso è il momento di dimostrarlo. E’ evidente anche ad un bambino che non si può nello stesso tempo discutere di processo breve e di confronto sulle riforme istituzionali”.
“Nonostante le affermazioni degli esponenti della maggioranza, noi oggi chiederemo che il provvedimento torni in commissione”, ha annunciato Anna Finocchiaro dopo che la maggioranza ha presentato il maxiemendamento al ddl sul processo breve.

Critica anche l’Udc, il cui presidente dei senatori, Gianpiero D’Alia, parla di un “rimedio peggiore del male” e sottolinea come “la maggioranza ha già dimenticato le parole di Napolitano”.
“Da una prima lettura del maxiemendamento del relatore ricaviamo l’impressione – afferma il senatore centrista – che il rimedio sia peggiore del male. Non solo perché non si affronta la questione della sovraesposizione finanziaria del ministero della Giustizia rispetto alle domande di equa riparazione, ma anche perché si appesantisce il relativo giudizio con il rischio di vanificare gli effetti della Legge Pinto. A ciò si aggiunga che l’estensione della prescrizione processuale ai giudizi contabili rischia di compromettere lo svolgimento regolare della attività istruttoria comprimendo i diritti di difesa delle parti”.
“E’ sorprendente poi la introduzione della prescrizione per i processi per mafia, terrorismo, riduzione in schiavitù e altri gravissimi reati di particolare allarme sociale. Come se tutto ciò non bastasse – spiega D’Alia – si tiene ferma l’applicazione ai processi in corso della nuova disciplina sotto le mentite spoglie di una mini prosecuzione dell’indulto per via processuale. E’ chiaro che si tratta dell’ennesimo tentativo malriuscito di norma ad personam. Quest’ultima si presta, inoltre, – ricorda – ad una inquietante interpretazione demolitiva di tutti i giudizi penali in corso i quali, indipendentemente dal grado in cui si trovano, verrebbero travolti se in primo grado hanno avuto una durata superiore ai 2 anni”.

E’ un fuoco di sbarramento intenso quello messo in campo dalle opposizioni contro il ddl. L’Udc ha presentato una questione pregiudiziale, L’Italia dei Valori ne ha presentato 12, mentre 7 sono quelle del Pd e 3 firmate dai senatori radicali eletti nelle liste del Pd. A esse si aggiungono le tre questioni di sospensiva presentate dal Pd, con l’obiettivo di rinviare il provvedimento in commissione.

Subito è arrivato il no del presidente dei senatori del Pdl. “Non è necessario tornare in commissione”, ha detto, “credo ci sia tutto il tempo per giungere domani in Aula e fare una discussione serena sui singoli punti con tutte le proposte sul tappeto”.

Duro il giudizio di Antonio Di Pietro. “Magari fossi prevenuto quando penso che la riforma tributaria è il miele sul cucchiaino per l’olio di ricino del processo breve e del legittimo impedimento”, ha commentato.
Per il ministro per l’Attuazione del programma di governo, Gianfranco Rotondi, “i muro contro muro sulle riforme e, in particolare, sulla giustizia produce solo pregiudizi e rischia di vanificare i buoni propositi di queste settimane”.
Ma di ben altro avviso è Luigi De Magistris, dell’Idv. “Il tempo della resistenza pacifica e costituzionale è l’oggi. Il suo spazio? Ogni luogo”, ha detto.
Ida Rotano

(Tratto da Aprile Online)