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FORMIA CONNECTION, ARRESTATO ANGELO BARDELLINO. IN MANETTE ANCHE DE MEO, DESIATO E LUGLIO: CONDANNE PER QUASI 30 ANNI

FORMIA CONNECTION, ARRESTATO ANGELO BARDELLINO. IN MANETTE ANCHE DE MEO, DESIATO E LUGLIO: CONDANNE PER QUASI 30 ANNI

1 Giugno 2019

di Adriano Pagano

Gli uomini del commissariato di polizia di Formia hanno arrestato poco fa Angelo Bardellino, Tommaso Desiato, Franco D’Onorio de Meo e Giovanni Luglio, dando esecuzione alla sentenza di condanna in Cassazione arrivata ieri a conclusione del processo Formia Connection, dove il nipote del fondatore del Clan dei Casalesi Antonio, era accusato insieme agli altri tre di estorsione in concorso con utilizzo di armi da fuoco. Per i quattro confermate le condanne comminate sia nel processo di primo grado che in quello di Appello: 7 anni e 5 mesi per Bardellino (che si è costituito spontaneamente al carcere di Cassino), 6 anni e 11 mesi per Franco D’Onorio De Meo, 6 anni e 11 mesi per Tommaso Desiato, e 7 anni per Giovanni Luglio.

I fatti risalgono a 15 anni fa quando, a conclusione delle indagini dello stesso commissariato di Formia su delega del sostituto procuratore Raffaella de Pasquale, emerse una lunga scia di estorsioni, minacce e pestaggi ai danni di Giovanni Cianciaruso, presidente della cooperativa Solidarietà sociale” che svolgeva all’epoca alcuni lavori di manutenzione per l’amministrazione comunale. In particolare Cianciaruso collaborò con la polizia per almeno quattro mesi confidando ciò che da tempo accadeva. La violenza e le minacce culminarono poi con un episodio particolarmente cruento avvenuto in una campagna a Spigno, dove l’uomo fu costretto ad andare dopo essere stato prelevato contro la sua volontà in via Vitruvio a Formia. Una voltà lì fu picchiato e minacciato con due pistole, detenute da D’Onorio de Meo e da De Siato.

Questa particolare circostanza della detenzione delle armi da fuoco utilizzate per le minacce non è un dettaglio di poco conto perchè è stato considerato come una aggravante che – insieme con il concorso nella commissione del reato – come prevede l’ordinamento, ha allungato i tempi della prescrizione del processo a 25 anni. La Cassazione ha dunque confermato tutte le condanne dei due processi precedenti e a nulla sono valse le tesi difensive poggiate sostanzialmente sulla versione dei fatti fornita da Cianciaruso che – per gli avvocati della difesa (Mattia Aprea, Pasquale Cardillo Cupo, Mario Pellegrino, Giovanni Aricò e Patrizia Martin) – erano poco dettagliate e lacunose. Si attende a questo punto di leggere le motivazioni della sentenza, intanto i quattro sono stati trasferiti al carcere Cassino.

Fonte:https://latinatu.it/