CELEBRAZIONI E RICORRENZE NON SCONFIGGONO LA MAFIA CHE ORMAI VIVE DENTRO DI NOI
di Gianni Manzo · 19 luglio 2016
di Gianni Manzo
Siamo ormai alla ventiquattresima celebrazione della morte di Paolo Borsellino e prima c’è stata quella di Giovanni Falcone. La lotta alla mafia ha prodotto certamente tante ricorrenze da onorare. Una lista sempre più lunga per ricordare che la mafia non è finita e che serve quindi rinnovare un impegno antimafia ,una parola che ormai definisce competenze professionali. Le celebrazioni sono diventate “celebrazioni spettacolo”, cortei, sfilate, discorsi ,il silenzio , l’emozione scandita dalle note del silenzio d’ordinanza eseguito da un trombettiere militare. Arrivano pure le crociere con le navi della legalità. In un articolo a firma di Nicola Aiello pubblicato dal sito web Di Palermo col titolo “io non lo chiamo Paolo” l’autore che è un magistrato siciliano definisce “una grande testa di minchia” chi pensa di sconfiggere la mafia da solo” . Impresa impossibile! Sono parole che hanno un loro fondamento, in realtà nell’indifferenza generale manifestiamo il nostro impegno in quelle giornate celebrative. Un po come a Natale che ogni anno celebriamo all’insegna della bontà salvo poi scannarci nei giorni feriali. In Sicilia da sempre le celebrazioni hanno riguardato l’aspetto religioso con le varie processioni alle quali adesso si aggiungono anche le commemorazioni antimafia. E non mancano le connessioni considerato l’inchino che spesso fanno fare al simulacro religioso quando passa di fronte all’abitazione del boss. E poi c’è anche il proverbio a relegare come occasionale la partecipazione ” Finita la festa gabbato lo santo” Servirebbe un impegno comune e costante mentre le divisioni si acuiscono e prevalgono gli egoismi sia in Italia che in Europa. Il 19 luglio di 24 anni fa ero in vacanza a Cefalù e l’emittente veronese Telearena per la quale lavoravo mi chiese di fare un servizio e quindi ho seguito l’evento. Mi venne da pensare che dopo la miorte di Falcone e Boresellino ,di quelli che noi chiamiamo gli eroi dell’antimafia, la vittoria sulle cosche sarebbe diventata sempre più una chimera. E lo stesso Falcone ebbe a dire in una sua intervista “la mafia prima o poi finirà perchè niente è eterno”. Io penso che ormai la mafia è dentro di noi, nel nostro modo di pensare ,di agire. Ci siamo abituati a tutto, alla violenza, alla corruzione, alle guerre. E mentre parliamo di Pace, di Onestà ciascuno di noi pensa nel suo intimo come scrisse Marcello D’Orta : Io speriamo che me la cavo.