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Dalla “Legge della strada” a quella “dei Palazzi” …

A quando la vera giustizia?

Cresciuto all’ombra delle Vele di Scampia, un calcio ad un pallone e le orecchie sempre “appizzate” come diceva nonno Gino.

In un luogo dove l’istituzione più presente è la camorra e avere “Ciro e Gennaro” come compagni di banco è stata la routine.

Un posto bello, bellissimo, fatto di colori, voci e panni stesi ai balconi, ma… “Raimondo a mamma, alle 17 rientra che il sole va via e non si sa mai…”

“Questo”, il fardello delle mamme di casa mia. Ma com’è che disse una volta Borsellino? “Chi ha paura muore ogni giorno, chi non ne ha, muore una volta sola.”

Ed io non sono morto, ma di morti ammazzati ne ho visti; e cresceva in me la voglia di fare, d’essere utile, di migliorare questo posto, di riscattare quello che agli occhi non solo dell’Italia ma del mondo era droga e faide. E allora la laurea in legge e nel 2017, finalmente (dopo 20 anni d’attesa) il concorso in Polizia…Ce l’ho fatta! Sono idoneo. Poi una legge dagli effetti retroattivi, ha fatto sì che io ed altri 454 colleghi (di sventura per ora) venissimo scavalcati da chi ha punteggi nettamente inferiori ai nostri, con l’unico merito, d’avere solo un’età inferiore la nostra, facendoci sentire vecchi a 26, 27 e 30 anni e facendoci così “conquistare” oltre l’idoneità, il titolo di riservisti. Siamo in causa! Siamo in causa proprio con quello Stato che avrei voluto servire! 130 giorni, oggi, che siamo a casa, quando dovrei essere con i miei colleghi altrove, 130 giorni di speranze e promesse disattese… Mille le volte

che prendendo per buone le parole di politici e funzionari di Stato, abbiamo preparato le valigie, gli occhi lucidi dei tuoi genitori, che ti vedono oramai pronto a realizzare il tuo sogno e poi, puntualmente, sprofondare nell’angoscia più totale per tutte quelle volte che quelle valigie sono state disfatte.

Neanche le ordinanze dei giudici dei tribunali amministrativi non più appellabili hanno sortito effetto. Io cresciuto con il credo che le sentenze si rispettano SEMPRE, resto sconcertato quando è proprio lo Stato a non rispettarle.

Mi piacerebbe poter affermare, pensando a Borsellino, che io non ho paura, ma questa volta mentirei.

Ho paura invece, paura, di rimanerci male ancora una volta. Paura di dover ammettere a me stesso, che quello Stato che ho tanto desiderato di difendere e che mi ha permesso di essere VIVO stia davvero negando a me suo figlio, e ad altri 454 figli il loro sogno, il loro diritto… È vero, questa è la nostra battaglia, ma se è altrettanto vero che è stata commessa un’ingiustizia, perché ingiustizia è stata commessa, sarebbe bello allora, che questa, non fosse più “solo” la nostra battaglia, ma la battaglia di tutti.

Umberto Broccolini