Cerca

Camorra, decapitato il clan dei superlatitanti. E vogliono eliminare le intercettazioni!

Sul comodino aveva una pistola, un rilevatore di microspie e un visore laser di fabbricazione polacca per muoversi nell´oscurità. Ma quando ha visto i carabinieri, il boss della camorra Pasquale Russo ha reagito da vecchio padrino. Ha preso il bastone e la coppola, simboli del potere criminale gestito dalla sua famiglia nel territorio della provincia di Napoli che da Nola arriva alle pendici del Vesuvio, e li ha consegnati ai militari. Così, con due blitz in meno di venti ore, è calato il sipario su una pagina di sangue e sopraffazione lunga vent´anni.

L´ultimo atto si è consumato alle 2 di ieri mattina a Sperone, in provincia di Avellino, all´interno di un appartamento di campagna attiguo a un forno-panificio: Pasquale Russo, 62 anni, capo indiscusso del clan, ricercato dal 1993 e inseguito da una condanna all´ergastolo, è stato scovato dai carabinieri di Castello di Cisterna guidati dal maggiore Fabio Cagnazzo insieme al fratello minore Carmine, 47 anni, latitante dal 2007. Nel covo, il boss aveva anche un libro sulla camorra del giornalista Gigi Di Fiore e una parrucca.

Solo qualche ora prima la famiglia aveva già subito altri due colpi: alle 7 di sabato, gli agenti della squadra mobile di Napoli diretta dal vicequestore Vittorio Pisani avevano arrestato in una masseria di Massa di Somma il secondo dei tre fratelli, Salvatore, di 51 anni, latitante da quindici anni. E intorno alle 11,30 dello stesso giorno era stato arrestato dai carabinieri della compagnia di Nola, comandati dal capitano Andrea Massari, il genero di Salvatore Russo, Giovanni Sirignano, fermato vicino alla questura dove aveva accompagnato la moglie ad attendere l´uscita del padre. L´arresto di Sirignano, l´unico della ristretta cerchia di fedelissimi che poteva muoversi senza vincoli giudiziari, ha fatto sbandare l´organizzazione. In un´intercettazione i carabinieri hanno captato la frase decisiva: «Adesso li spostano al panificio di Sperone».

Ed è arrivata la svolta. Ulteriore dimostrazione, ha evidenziato il procuratore Giandomenico Lepore, «che senza intercettazioni si rischia di chiudere i battenti». Il doppio blitz rappresenta il coronamento dell´indagine condotta dal pm Simona Di Monte, del pool coordinato dal procuratore aggiunto Rosario Cantelmo, che in questi anni ha lavorato per ricostruire la rete di affari, relazioni e connivenze intrecciata dai fratelli Russo, anche in collegamento con Cosa Nostra siciliana, dopo l´uscita di scena di Carmine Alfieri, arrestato nel 1992 e oggi pentito. «Ho parlato con i ministri Alfano e Maroni per comunicare la notizia – ha detto Lepore – e ho anche ricordato che abbiamo bisogno di più mezzi: operazioni come queste non possono essere condotte a costo zero. Loro sono rimasti in silenzio e comprendo le loro difficoltà. Ma se si vuole sicurezza, bisogna investire».
Dario DelPorto

(Tratto da Repubblica – Napoli)