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Attacco durissimo alla Magistratura ed al Parlamento, due pilastri della democrazia

Il ritorno del Caimano
Berlusconi dal palco dell’assemblea di Confindustria sferra un doppio attacco: per coprirsi le spalle sul caso Mills e dai giudici “estremisti di sinistra”, cavalca il sicuro tema dell’antipolitica prendendosela con un Parlamento “pletorico” e annunciando una legge popolare per diminuirne i membri e assegnare più poteri al premier. Le reazioni di Fini, dell’Associazione nazionale dei magistrati e dell’opposizione

Si deve sentire messo alle strette, il premier. Dopo un anno abbondante di comodo governo, quella che si preannunciava come una legislatura di velluto, anticamera all’elezione al Quirinale, rischia di trasformarsi nella trincea già sperimentata nel quinquiennio 2001 – 2006. Il combinato disposto dei casi Noemi Letizia e David Mills, Silvio Berlusconi lo sa, non hanno intaccato (se non in minima parte) il consenso personale. Ma sono tuttavia sgradevoli spine nel fianco che, alla lunga, potrebbero nuocergli, magari sommandosi – tra un mese – a un boom della Lega nord alle Europee che lo costringerebbe a rivedere l’assetto di governo, al Nord, di molte Regioni ed enti locali. Il Carroccio che diventa primo partito nel cuore produttivo del Paese è uno scenario che il Cavaliere teme. Rischia di influenzare l’azione di governo più di ora. Ecco i fattori, quindi: a questi è seguita la controffensiva. Spia delle sue preoccupazioni.

Un’azione semplice, quasi banale. Eppure di sicura efficacia. Il Cavaliere si è difeso dai sospetti emersi con le motivazioni della sentenza di corruzione dell’avvocato Mills – che lo pone nella posizione, né più né meno, di corruttore – contrattaccando la magistratura. E fin qui niente di nuovo. Ma alle invettive contro i pm faziosi ha aggiunto quelle contro il Parlamento “pletorico”. Antipolitica, dunque. Di sicura presa sull’elettorato, dall’effetto ricompattante, condito da un riferimento a una legge popolare. La platea è di quelle blindate, l’assemblea di Confindustria a Roma. Agli imprenditori, si sa, piace sentir male dei politicanti: gli applausi a scena aperta ne sono stati la conferma.

Si capisce, adesso, la sostanziale marcia indietro rispetto all’intenzione di riferire in Parlamento. Il proposito iniziale è sfumato ieri, rimandato a dopo le elezioni dietro lo scudo delle necessità di “agenda”. Perché, deve essere stato il ragionamento del premier, esporsi all’opposizione e alla probabile mozione di sfiducia, quando si aveva alle porte un’occasione così ghiotta?

Il premier di oggi ha parlato direttamente al popolo, come sa fare lui. Al suo popolo. Ha attaccato i giudici della vicenda Mills definendoli nuovamente “estremisti di sinistra” e ha affermato la necessità di una riforma della giustizia. “La giustizia penale è una patologia nel nostro sistema. I giornali oggi dicono che non è possibile criticare i giudici, ma criticare i giudici è un diritto di ogni cittadino” ha detto Berlusconi che ha puntato il dito direttamente contro il Consiglio superiore della magistratura. Dichiarando: “Basta con un Csm dove i giudici si assolvono sempre. Non ci fermeremo fino a quando non sarà separato l’ordine dei magistrati all’ordine dei lavoratori”. A proposito della sue vicende giudiziarie e in particolare del “caso Mills”, Berlusconi si dice “esacerbato” ma ha affermato di avere “le spalle larghe, più mi picchiano più mi rinforzano ma un cittadino normale con questa situazione paga un prezzo troppo alto”. Il presidente del Consiglio ha assicurato dal palco che il suo governo porterà a termine la riforma della giustizia con la separazione delle carriere tra giudici e pm.

Della sentenza di condanna contro Mills Berlusconi si dice scandalizzato e sottolinea che “la realtà è esattamente il contrario di quello che questi giudici hanno scritto, perché si tratta di giudici che sono degli estremisti di sinistra” e per ribadire meglio la sua idea di imparzialità dei magistrati è ricorso al paragone calcistico: “E’ come se Mourinho (l’allenatore dell’Inter) arbitrasse Milan – Inter” ha detto il Cavaliere.

A sostegno della sua tesi Berlusconi ha fornito la sua personale ricostruzione della vicenda per la quale la magistratura lo accusa di corruzione. Ricostruzione che il presidente del Consiglio aveva già fornito al conduttore di ‘Porta a Porta’ che la inserì nel suo ultimo libro ‘Viaggio in un’Italia diversa’ uscito nel 2008. “Il signor avvocato Mills che io non ho mai conosciuto riceve per le prestazioni da un armatore italiano una parcella da 600mila dollari, così per non pagare tasse dice che è una donazione. E quando viene messo sotto pressione e gli si chiede da dove arrivi quel denaro, decide di chiamare in causa un dirigente Fininvest morto, poi si accorge di quello che ha fatto e finalmente dice la verità”.

Poi il salto qualità. Secondo Berlusconi non è solo la giustizia ad avere bisogno di essere riformata ma anche il Parlamento che dal palco dell’Auditorium ha definito “pletorico e controproducente” e affermato che si dovrà arrivare ad “un ddl di iniziativa popolare” per rafforzare i poteri del presidente del Consiglio rispetto alle Camere. In particolare, ha spiegato Berlusconi, “dobbiamo fare i conti con una legislazione che deve essere migliorata e ammodernata. Praticamente il presidente del Consiglio non ha nessun potere. Ma si capisce, perché la Costituzione è stata scritta dopo il ventennio fascista e quindi non è stato dato nessun potere al governo. Tutti i poteri sono stati dati al Parlamento che è pletorico”. A questo punto il premier si rivolge alla platea degli imprenditori che lo ha applaudito: “Pensate che ci sono 630 deputati quando ne basterebbero 100 e qualche cosa… insomma, come il Congresso americano peraltro. Ora è chiaro però che per arrivare a questo, dovremmo arrivare a un ddl di iniziativa popolare perché non si può chiedere ai capponi, o ai tacchini, di anticipare il Natale… Credo che questo sia e debba essere chiaro a tutti”.

Le sue parole non sono piaciute al presidente della Camera Gianfranco Fini che, in occasione dell’apertura di un seminario alla Camera su federalismo e ruolo del parlamento ha detto:”L’iter della legge sul federalismo fiscale smentisce la tesi dell’inevitabile tramonto del ruolo del Parlamento come legislatore. Quando il Parlamento riesce ad operare attraverso procedure aperte, è e viene percepito dalla società come un interlocutore ineludibile, qualificato ed impegnato”.

Sul versante degli attacchi alla magistratura, pronta la replica di Giuseppe Cascini, segretario Anm: “Tutti coloro che hanno a cuore le regole della convivenza democratica e il principio di separazione dei poteri, dovrebbero intervenire per fermare questo metodo distruttivo del confronto democratico”. Che ha aggiunto: “Registriamo un crescendo di toni e di invettive che non vorremmo mai ascoltare da chi ha responsabilità di governo. Questo non è un problema dei magistrati, è un problema dei cittadini e del Paese”.

Il segretario del Partito democratico Dario Franceschini ha attaccato: “Ormai è chiaro che Berlusconi si crede Napoleone ma non è un signore di passaggio bensì il presidente del Consiglio ed è prudente non ridere”. Franceschini ha messo in guardia gli elettori: “Ci pensino mille volte prima di dare più forza e potere a chi si crede sopra la legge e la morale” . La capogruppo al Senato Anna Finocchiaro è intervenuta nel corso della discussione del decreto legge sull’Abruzzo: “Le affermazioni del presidente del Consiglio sono assolutamente rivelatrici di un fastidio per il Parlamento. E comunque una proposta di legge anche se di iniziativa popolare va approvata in Parlamento”. Ma queste sono quisquilie, per il premier contava il messaggio. Duro il presidente dei deputati Antonello Soro: “Berlusconi ha oltrepassato ogni limite consentito alla decenza istituzionale di un uomo di Stato. Il suo disprezzo per la democrazia, per la libera informazione, il fastidio verso il parlamento e quello nei confronti della magistratura devono preoccupare tutti i cittadini. Speravamo di non sentire più da parte di Berlusconi parole così gravi e proprio per questo gravide di conseguenze. Ci siamo sbagliati”. Il leader di Sinistra e libertà Nichi Vendola ha consigliato al premier di concentrarsi occuparsi dei problemi del Paese reale e dei suoi cittadini, se ne fosse capace”. Secondo il capogruppo alla Camera dell’Italia dei valori, Massimo Donadi, “le offese al Parlamento sono l’anticamera del regime. Ci appelliamo al presidente della Repubblica ed ai presidenti di Camera e Senato affinché intervengano per difendere le istituzioni, umiliate dalle parole del capo del governo”.
Andrea Scarchilli

(Tratto da www.aprileonline.info)