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A Roma così si fa la lotta alla criminalità ed alle mafie: 400 volanti al giorno per le scorte anche ad un presidente di una squadra di calcio e solamente 50 per la sicurezza. La denuncia del SILP

La denuncia del sindacato di polizia: solo 50 volanti controllano la città e la provincia, le altre tutte impegnate per le scorte. «Emergenza mafia nel Lazio»

ROMA – Quattrocento auto che ogni giorno girano a Roma per far da scorta alla cosiddetta «casta» e «solo 50 volanti» che controllano la città e la sua provincia. La «denuncia» sul fronte della sicurezza nella Capitale arriva da un convegno sulle mafie organizzato dalla Cgil di Roma e del Lazio.

LA DENUNCIA – «A Roma – spiega il segretario romano del Silp Cgil Gianni Ciotti – ogni giorno girano circa 400 autovetture (ed è una stima per difetto) che assicurano la scorta alle cosiddette “personalità”», soprattutto politiche, mentre a Roma la presenza di volanti sul territorio è ridicola: 50 volanti per tutta la provincia. Il ministero dell’Interno, per assicurare la scorta di primo livello di un ministro, spende circa 360 mila euro tra straordinari, costo di acquisto delle auto e nove uomini impiegati. Per assicurare la sicurezza di un intero municipio di Roma di circa 240 mila abitanti (come il Casilino) spende meno: circa 350 mila euro per impiegare 110 uomini, pagare gli straordinari e affittare lo stabile. Questa è un’indecenza».

«FINANZIAMENTI PIU’ RAZIONALI» – Il Silp chiede «moralità nell’assegnazione delle scorte» e «razionalità nei finanziamenti» anche a fronte dei «tagli della manovra». «Che senso ha oggi – si chiede Ciotti – una scorta per una persona minacciata 30 anni fa dalle Br? Che senso ha dare una scorta a un presidente di una squadra di calcio, che con quanto guadagna potrebbe permettersene una privata? O solo per aver ricevuto minacce? Noi poliziotti, che non abbiamo i mezzi per lavorare, ne riceviamo ogni giorno».

MAFIA NEL LAZIO – Nel convegno di giovedì mattina viene trattato anche il tema mafia. Dalla camorra alla mafia cinese, dal riciclaggio alla tratta delle persone. A Roma e nel Lazio l’attività della criminalità organizzata «non è più una minaccia, ma una certezza» che si riscontra nei vari procedimenti portati avanti negli ultimi anni dalle autorità giudiziarie. Spiega ancora Ciotti: «C’è chi dice che a Roma non esista il problema della criminalità organizzata, ma quello delle bande. Invece la ‘ndrangheta sta dilagando e invadendo tutta la città, dove si ricicla il denaro di tutte le mafie. La verità è che adesso la criminalità organizzata tratta direttamente con la politica. Il clan dei Casalesi è nel cuore del comune di Roma ed è presente anche a Mintauro, Fondi e Formia».

IL RAPPORTO – Il sindacato ha riportato le informazioni contenute nella relazione 2010 del Dipartimento Nazionale Antimafia. A Roma, secondo il rapporto, la dimensione del riciclaggio «traspare» nei beni confiscati alla criminalità organizzata al 31 dicembre 2009: «Nel Lazio 363 beni immobili di cui 187 a Roma, e 101 aziende di cui 86» nella Capitale. Secondo il Dna è «in grande espansione del traffico degli stupefacenti, controllato dalla criminalità organizzata sia italiana che straniera (soprattutto colombiana e nigeriana)». «Per quanto riguarda la tratta di persone si conferma la presenza in tale settore della criminalità rumena a fianco peraltro della mafia nigeriana – si legge nel documento divulgato dalla Cgil -. La criminalità straniera nel Lazio si atteggia su 2 direttrici: la prima (che interessa i gruppi organizzati serbo-montenegrini, nigeriani, albanesi, rumeni e sudamericani – opera soprattutto nei crimini ‘tradizionalì quali il traffico di stupefacenti, il racket della prostituzione, le rapine. La seconda, costituita essenzialmente dai cinesi, agisce all’interno del circuito commerciale e finanziario connesso alla contraffazione e al contrabbando delle merci».

(Tratto dal Corriere della Sera)