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Un piano per uccidere la pm di Barcellona Federica Paiola

La Repubblica, Domenica 28 agosto 2016

Un piano per uccidere la pm di Barcellona Federica Paiola
Il “principe degli incendi” aveva chiesto armi e uomini per l’agguato. Il progetto svelato da un’intercettazione nel carcere messinese di Gazzi. E da venerdi sera a Barcellona scomparso anche un allevatore, la sua auto ritrovata bruciata

di ALESSANDRA ZINITI

Lo chiamano il “principe degli incendi”. Salvatore Veneziano, 22 anni, ufficialmente pescatore di Milazzo, era il braccio armato del racket delle estorsioni della zona tra Milazzo e Barcellona Pozzo di Gotto, l’uomo incaricato di incendiare auto, mezzi nei cantieri, negozi di chi non voleva pagare. Per due volte, negli ultimi sei mesi, una giovane pm di Barcellona Pozzo di Gotto, Federica Paiola, 32 anni, torinese da qualche tempo nell’ufficio diretto dal procuratore Emanuele Crescente, è riuscita a mandarlo in galera: la prima volta per i ripetuti episodi di stalking culminati con l’incendio della pizzeria della sua ex fidanzata, la seconda per alcuni attentati incendiari ai danni di imprenditori legati agli appalti per la riqualificazione del lungomare di ponente di Milazzo.

E nelle scorse settimane un’intercettazione nel carcere di Gazzi a Messina, dove il giovane è detenuto, ha svelato il piano che Veneziano stava studiando per uccidere la pm. Federia Paiola avrebbe dovuto essere colpita lungo il tragitto tra Milazzo (dove abita) e Barcellona che compie ogni giorno da sola senza scorta. Un’intercettazione ambientale in carcere ha rivelato che, durante l’ora d’aria, Veneziano aveva gia’ chiesto a due compagni di detenzione, un calabrese ed un palermitano, la disponibilita di armi e di uomini per effettuare l’agguato. Della pm Veneziano conosceva indirizzo di casa, percorso, orari e abitudini. Sul progetto di attentato ha aperto un’inchiesta la Procura di Reggio Calabria, a condurre le indagini sono invece il commissariato di Barcellona e la squadra mobile di Messina.

Salvatore Veneziano fa parte di quella categoria di giovani criminali della fascia tirrenica del messinese particolarmente attivi e violenti e pronti a fare di tutto per guadagnare punti tra i giovani boss di Barcellona Pozzo di Gotto. Della sua attività di incendiario per conto del racket Veneziano di vantava con tutti, a cominciare proprio dalla sua fidanzata, una ragazza di 19 anni che si portava persino dietro quando andava a incendiare le macchine di chi si rifiutava di sottostare alle richieste di pizzo. Per ogni incendio, raccontava alla ragazza, avrebbe incassato da 100 a 150 euro. Incendi ma non solo. Tra le sue specialità anche il confezionamento di bottigliette di benzina con cartucce nastrate che lasciava davanti le abitazioni delle sue vittime per intimidirle.
Quando il rapporto tra i due si è rotto e la giovane ha provato a lasciarlo, Veneziano ha cominciato a minacciarla, ad aggredirla fisicamente, a terrorizzarla. Sono stati otto mesi di violenze fisiche e psicologiche culminati a ottobre 2015 con l’incendio della pizzeria della famiglia della ragazza che a quel punto si è decisa a denunciarlo. Ed è stata proprio la dottoressa Paiolo a seguire e a stare accanto alla giovane nel suo percorso di denuncia che ha portato a dicembre al primo arresto di Veneziano. Tornato in libertà, il “principe degli incendi” è poi stato nuovamente arrestato a maggio scorso per tentata estorsione aggravata e danneggiamento in una indagine, seguita sempre dalla Paiolo, su attentati intimidatori del racket delle estorsioni. E in questi mesi in carcere avrebbe studiato il suo piano per vendicarsi della pm.
E a Barcellona da ieri si indaga anche sulla scomparsa di un allevatore di 32 anni, Salvatore Chiofalo. La sua auto una Toyota bordeaux è stata ritrovata bruciata sopra il parco museo di Jadari. I familiari ne hanno denunciato la scomparsa sabato mattina non vedendolo rientrare