Sequestrati beni per 1,3 milioni di euro al pluripregiudicato: coinvolto in rapine milionarie a portavalori e caveau
Di Redazione 22 Gennaio 2025
Questa mattina i carabinieri del Comando Provinciale di Bari hanno eseguito un decreto di sequestro, emesso dal Tribunale di Bari – Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia. Il provvedimento riguarda Carmine Fratepietro, classe 1978, andriese, un pluripregiudicato già condannato per gravi reati come riciclaggio, rapina e porto illegale di armi.
Fratepietro è noto per essere stato coinvolto in numerosi colpi spettacolari. Tra questi, l’assalto a un furgone portavalori avvenuto il 29 febbraio 2016 sulla strada statale 16 nei pressi di Trinitapoli. In quell’occasione, un commando paramilitare di circa 10 persone riuscì a portare via 725 mila euro, nonostante il sistema di sicurezza del mezzo avesse neutralizzato parte del carico di 3 milioni di euro.
Un altro episodio risale al 4 dicembre 2016, quando Fratepietro, con 15 complici, assaltò il caveau di una società di vigilanza a Caraffa, in provincia di Catanzaro, sottraendo ben 8,5 milioni di euro con l’ausilio di una ruspa dotata di martello pneumatico. L’azione criminale avvenne con il “benestare” delle “ndrine” calabresi.
Il provvedimento di sequestro di oggi riguarda beni formalmente intestati alla compagna di Fratepietro, per un valore complessivo di 1,3 milioni di euro. Tra questi figurano due ville di lusso ad Andria e tre terreni situati a Trinitapoli. I beni erano già stati sottoposti a confisca in un altro procedimento penale.
La Direzione Distrettuale Antimafia di Bari ha dimostrato la discrepanza tra il tenore di vita dell’uomo e i redditi dichiarati, evidenziando che il patrimonio deriva da attività illecite, in particolare rapine ai danni di portavalori.
Un risultato importante, che conferma l’efficacia delle indagini patrimoniali e finanziarie come strumenti fondamentali per contrastare la criminalità organizzata. Un duro colpo inferto al mondo della criminalità, ottenuto grazie alla collaborazione tra magistratura e forze investigative”.