Respinto il ricorso dell’ex sindaco Macrì. «Elementi indiziari sintomatici della compromissione del buon andamento della amministrazione»
Pubblicato il: 07/02/2025 – 17:01
VIBO VALENTIA Il Tar del Lazio ha confermato lo scioglimento del Comune di Tropea per infiltrazioni della ‘ndrangheta, misura disposta con decreto del presidente della Repubblica del 23 aprile 2024 dopo la decisione del Consiglio dei ministri su proposta del ministro dell’Interno. Il Tar del Lazio ha dunque respinto il ricorso dall’ex sindaco di Tropea, Giovanni Macrì, Francesco Monteleone, Caterina Marzolo, Carmine Godano, Greta Trecate e Francesco Addolorato.
Le sentenza
«Più in dettaglio – scrive il Tar – l’esistenza di un collegamento, diretto o indiretto, degli amministratori del Comune di Tropea con la criminalità organizzata è stata desunta da quattro elementi: il sostegno prestato dalla cosca di ‘ndrangheta storicamente egemone sul territorio di Tropea all’elezione del sindaco; l’esistenza di rapporti parentali tra esponenti delle locali consorterie e gli amministratori del Comune, a cui si aggiungono comprovate, plurime frequentazioni conviviali tra i parenti più stretti; l’avvenuto acquisto, da parte dell’avv. Macrì, di un’autovettura formalmente intestata alla suocera di due esponenti apicali della locale criminalità organizzata e l’esistenza di analoghi rapporti e frequentazioni anche nei confronti di alcuni dipendenti comunali».
La contiguità con i clan
Nella sentenza, inoltre, il Tar del Lazio, mette in risalto le «criticità dell’attività dell’ente locale rivelatrici dello sviamento rispetto al perseguimento dell’esclusivo interesse del bene pubblico a vantaggio delle consorterie». Come, ad esempio, «le irregolarità nell’affidamento di commesse di lavori ad imprese contigue alla ‘ndrangheta, mancata esecuzione di provvedimenti edilizi, volti a favorire soggetti intranei alla consorteria dei La Rosa, episodi eclatanti come quelli dell’affidamento di cene istituzionali al ristorante noto per essere abituale ritrovo di soggetti appartenenti alla locale cosca, nonché quello relativo al dipendente addetto ai servizi cimiteriali».
«Compromissione del buon andamento e della imparzialità dell’amministrazione»
Tutti elementi che «appaiano di per sé ragionevolmente sintomatici, se valutati nel loro complesso, di una compromissione del buon andamento e della imparzialità dell’amministrazione comunale a vantaggio degli interessi delle consorterie criminali», scrive il Tar del Lazio. E ancora, si legge, «non viene smentita, né ridimensionata la significatività dell’elemento indiziario rappresentato dall’appoggio prestato dalla cosca di ‘ndrangheta dei La Rosa (storicamente egemone sul territorio di Tropea e legata alla Locale dei Mancuso) all’avv. Macrì e alla sua lista in occasione delle elezioni del 2018».
La proposta ministeriale richiama, sul punto, la relazione prefettizia e della commissione d’indagine, nella parte in cui riproducono varie immagini fotografiche che, a detta del Tar, «appaiono ragionevolmente idonee a dimostrare la frequentazione e la convivialità di rapporti fra i parenti stretti dell’avv. Macrì e dell’assessore con i parenti di noti esponenti della locale criminalità organizzata».