Stefania Limiti 06 Novembre 2024
Il vizio di appoggiarsi a strutture esterne per i lavori sporchi i nostri servizi lo hanno sempre avuto: è un andazzo dell’intelligence occidentale dal Dopoguerra in poi. Non ci siamo fatti mancare proprio niente: oggi siamo di fronte a questa strana creatura milanese gestita dall’amico di Ignazio La Russa, Enrico Pazzali, e ancora dobbiamo capire bene l’attività della sua Equalize: pura attività criminale o sponda di attività istituzionali non dichiarabili? Il viavai di uomini di Palazzo Chigi inquieta, ma il quadro è ancora molto incerto.
Diversi personaggi, senza nessun ingaggio nei Servizi, sono finiti in passato al centro di cose assai ufficiali. Si pensi a quel Lando Dell’Amico a cui il Sifar appaltò una parte dei 34.000 fascicoli illegali con cui nel 1964 si agitò la minaccia di un colpo di Stato, se i governi del centrosinistra avessero proseguito a far riforme; il Lando aveva fondato nel ’59 un’agenzia di stampa chiamata Montecitorio che funzionava un po’ sullo stile che poi sarebbe stato di Mino Pecorelli, un altro che fa parte a pieno titolo della nostra lista. Dell’Amico teneva sotto controllo tutto il mondo politico diventando un’appendice “velinara” dei Servizi, fino a farsi strumento di inquietanti messaggi e annunciare con puntualità l’abisso stragista, con due articoli pubblicati il 21 e il 22 maggio 1992 sul suo bollettino, ora di nome Repubblica: il giorno dopo la strage di Capaci. Di sicuro fu strumento di un’azione militare non concepita dalla mafia.
Spia di notevole caratura è stato Guido Giannettini che per conto del Sid mise a punto una perversa alleanza tra il mondo del neofascismo e le Forze Armate. Fu tra i relatori dell’indimenticato convegno al Parco dei Principi (maggio ’65), godendo di una puntuale protezione ritirata da Giulio Andreotti in una famosa intervista al Mondo, quando ormai non poteva più venirgliene gran danno. Uno dei simboli più noti di questa attitudine del potere a ricorrere ai servigi di persone non ufficialmente arruolate è naturalmente Licio Gelli che si impossessò completamente della vita della nostra intelligence, realizzando quanto di più mostruoso si potesse – anche la strage di Bologna – per mettere all’angolo i movimenti progressisti.
Assai meno noto è Adalberto Titta, fedele repubblichino, che attraversò i decenni del dopoguerra fino agli inizi degli anni ’80 realizzando per conto dei capi del nostro Servizio segreto ciò che i loro uomini era meglio che non facessero: organizzò infatti l’extraordinary rendition del nazista Herbert Kappler dall’ospedale militare del Celio, riportandolo in automobile in Germania, come avevano pattuito le autorità politiche. Più vicino ai giorni nostri e alla memoria viva del Paese è il caso di Bruno Contrada, uno dei funzionari di grado più elevato nella gerarchia del Sisde, poi condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, che se la faceva con quel Giovanni Aiello che aveva un lontano passato in Polizia, convertendosi poi con la sua ‘faccia da mostro’ ad azioni di pura destabilizzazione, come sono stati tutti gli eventi del biennio stragista agli inizi degli anni ’90 dello scorso secolo. In quel periodo un altro personaggio dalla caratura criminale, Paolo Bellini, venne inviato in Sicilia dai vertici del Ros per recuperare opere d’arte e avviare una trattativa con i boss mafiosi che portò un frutto crudele: le bombe alle opere d’arte sparse nel ‘continente’, fuori dal territorio siciliano, durante il 1993. Fu lui il terribile suggeritore, parlava direttamente con il boss Nino Gioè.
Tornando ai ‘bravi’ di Equalize, non resta che aspettare. Secondo un esperto di lunga esperienza nella polizia giudiziaria passato poi all’industria privata, uomo di provata fede democratica, cominceranno i pesci piccoli a parlare e poi anche i più grandi: è gente che si è venduta, crolleranno uno a uno.
Tratto da: Il Fatto Quotidiano