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Reati ambientali in Campania, l’allarme di Legambiente: “Ben 230 clan si spartiscono la torta”

Di Alessandro Giuseppe Terracciano

In Campania si contano ben 117.919 reati ambientali compiuti dalle ecomafie dal 1993 al 2023. Un dato che riflette la frequenza con cui avvengono in tutto il territorio regionali ormai da circa 30 anni gli illeciti ambientali: ogni due ore si registra almeno un reato ambientale, pari a circa il 15% su scala nazionaleA fare il punto della situazione e a ordinare i dati, dopo trent’anni dalla prima pubblicazione del rapporto Ecomafia, è Legambiente, durante una conferenza sul Rapporto Ecomafia che si è tenuta a Napoli, nella Chiesa di Sant’Aniello a Caponapoli.

Alla Campania va la maglia nera per numero di illeciti, denunce e sequestri

Si tratta di un ritmo spaventoso, che traduce in numeri gli incessanti attacchi alla popolazione, alla salute, all’ambiente e all’economia legale. Le statistiche parlano chiaro: nella sola Campania si contano ben 98.587 denunce, accanto a 33.960 sequestri. Insomma, un panorama a dir poco raccapricciante, all’interno del quale la regione indossa la maglia nera. Ma non è soltanto la Campania a lanciare significativi campanelli d’allarme: non da meno per numeri di illeciti ambientali sono le altre regioni del Sud, tra cui la Calabria – seconda alla Campania con circa 84.472 illeciti – la Sicilia – dove si registrano ben 82.290 illeciti – e la Puglia – con i suoi 73.773. Rapportando questi numeri su scala nazionale, le quattro regioni con la più alta presenza mafiosa del Paese presentano una concentrazione pari al 45,7% dei reati accertati in tutta Italia.

Il rapporto di Legambiente: le mani di 230 clan coinvolti dal 1993 al 2023 sulla filiera del cemento

Restando in Campania, negli ultimi trent’anni considerati, sono stati ben 230 i clan individuati dai rapporti di Legambienteoperanti in numerose filiere di ogni genere. Dal settore del cemento a quello dei rifiuti, dallo sfruttamento dell’energia rinnovabile al mercato degli animali, generando uno stravolgimento dell’economia circolare. A queste attività mafiose, poi, si aggiungono anche quelle di imprenditori, amministratori e funzionari pubblici legati tra loro da accordi illeciti.

Basti pensare, per esempio, alla filiera del cemento, all’interno della quale i reati ammontano a 30.177, accanto a 25.539 persone denunciate dal 1992 al 2023, dalle cave abusive agli illeciti in materia di demanio. Seguono poi la Calabria (22.849) e la Puglia (18.788). A far precipitare ancora di più la situazione è anche l’abusivismo edilizio, che vede nascere migliaia di abusi ogni anno, nonostante si sia attestato ormai da qualche anno su valori pressochè costanti. Inoltre nel corso dell’incontro Legambiente ha anche valorizzato positivamente l’impegno della Procura di Napoli sul fronte del contrasto all’abusivismo edilizio, che si è tradotto nella demolizione di immobili abusivi compresi tra l’isola di Ischia e l’area dei Campi Flegrei.

La capillarità delle ecomafie sul territorio

Ma non è tutto. I dati di Legambiente non si limitano, infatti, a tracciare un’emergenza di carattere regionale all’interno del più ampio contesto nazionale. Significativi sono anche gli studi pubblicati in merito alla diffusione delle ecomafie sul territorio campano a livello provinciale, individuata dal 2009 al 2023Napoli, con i suoi 23.979 illeciti penali24.544 denunce309 arresti e 11.122 sequestri, gode di un triste primato rispetto agli altri quattro capoluoghi. Segue, infatti, Salerno con 16.814 denunce, 100 arresti e 3.180 sequestri. Immediatamente dopo si colloca la provincia di Avellino, con ben 9.844 illeciti, 7.500 denunce, 14 arresti e 1.182 sequestri. Per quanto riguarda le ordinanze di custodia cautelare, Caserta occupa il secondo posto, piazzandosi a quota 120.

Il ciclo illegale di rifiuti in Campania

La Campania, però, non veste la maglia nera su scala nazionale soltanto sul fronte dei reati ambientali. Allarmante è infatti anche il quadro del ciclo illegale dei rifiuti. A tal proposito si contano infatti ben 22.400 reati in tutta la regione, accanto a 21.635 persone denunciate e finite in arresto e a 10.252 sequestri effettuati. Seguono la Puglia (14.516 reati), la Calabria (10.810) e il Lazio (9.989).

Ma questi non sono gli unici dati resi noti da Legambiente: in Campania si concentra infatti il 13,9% delle inchieste sviluppate dalle procure della regione, che equivale a circa 87, stando alle inchieste degli ultimi 12 anni (dal giugno 2002, anno al quale risale l’Ecoservice, sino al 30 dicembre 2024, data del Gatto Silvestro). 80 sono invece le inchieste avviate in altre regioni che hanno interessato anche la Campania, pari al 26,7% su scala nazionale. Inoltre si stimano ben 594 ordinanze di custodia cautelare (16,4% del totale nazionale), 844 denunce (7,7%) e circa 246 aziende coinvolte (14,2%). Si trattano di dati che rispecchiano un’emergenza ben più ampia, su scala nazionale e internazionale: nella sola Campania si contano, stando ai dati resi noti, ben 8.850.930 tonnellate di rifiuti sequestrati – pari al 14,5% del totale nazionale.

L’emergenza Terra dei Fuochi: il punto della presidente di Legambiente Campania Mariateresa Imparato

Nell’ambito dell’incontro tenuto da Legambiente non sono mancati interventi e riflessioni sul confronto che si sta avviando con le istituzioni in merito alla sentenza della Cedu – acronimo di ‘Corte europea dei diritti umani‘ – sull’emergenza Terra dei Fuochi, sempre a proposito del tema dello smaltimento illegale di rifiuti tossici. A tal proposito significativo è stato l’intervento della presidente Legambiente Campania Mariateresa Imparato, la quale ha affermato che “sono trascorsi ventidue anni da quando abbiamo coniato il termine ‘Terra dei fuochi‘ nelle pagine del Rapporto Ecomafia 2003 di Legambiente. La recente sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo rappresenta una svolta fondamentale: si tratta di una sentenza pilota che impone un cambio di rotta per il territorio della ‘Terra dei Fuochi‘, troppo a lungo abbandonato e vittima di ingiustizie ambientali e sociali“.

Alla luce del decreto che prevede la nomina del Commissario per la Terra dei fuochi – ha proseguito la presidente – chiediamo di definire da subito un fondo straordinario, con nuove risorse rispetto a quelle già disponibili, per le bonifiche. È necessario che si lavori con celerità per far partire le bonifiche in questi territori feriti per troppi anni dagli ecomafiosi e dai trafficanti di rifiuti“.

Inoltre chiediamo di istituire un’Autorità indipendente di controllo, avviando un percorso partecipato, nelle forme e nei tempi indicati dalla sentenza, per garantire l’effettiva e immediata attuazione delle misure indicate dalla Corte Europea dei Diritti Umani e promuovere una nuova stagione di impegno istituzionale e civico nei territori più colpiti dai fenomeni d’inquinamento. È ora che anche per la ‘Terra dei Fuochi‘ soffi il vento dell’ecogiustizia. Per lo Stato italiano è tempo di assumersi le proprie responsabilità e di passare ai fatti per dare un nuovo futuro a questi territori“, ha concluso Imparato.

Fonte:https://internapoli.it/reati-ambientali-in-campania-lallarme-di-legambiente-ben-230-clan-si-spartiscono-la-torta/