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Pressioni di FdI per fermare le indagini a Terracina, il Riesame: “Progettata anche una spedizione punitiva”

La Repubblica

Pressioni di FdI per fermare le indagini a Terracina, il Riesame: “Progettata anche una spedizione punitiva”

di Clemente Pistilli

I giudici tracciano un quadro inquietante sull’ex giunta pontina crollata dopo gli arresti a luglio e ritengono parte di quel sistema l’europarlamentare Nicola Procaccini. Quell’amministrazione era stata definita un modello da Giorgia Meloni

21 SETTEMBRE 2022 ALLE 11:54
A Terracina gli esponenti di Fratelli d’Italia, coinvolti nella maxi inchiesta della Procura di Latina sulla gestione del demanio marittimo, culminata a luglio con l’arresto della sindaca Roberta Tintari, avrebbero cercato di inquinare le indagini, facendo pressioni sui superiori delle guardie costiere impegnate negli accertamenti, e avrebbero discusso anche di organizzare una spedizione punitiva nei confronti di uno degli investigatori.

Un sistema a cui non sarebbe stato estraneo neppure Nicola Procaccini, europarlamentare di Fratelli d’Italia che è tra i 59 indagati. A sottolinearlo è il Tribunale del Riesame di Roma nelle ordinanze con cui ha tolto i domiciliari alla Tintari e al dirigente comunale Corrado Costantino, concedendo alla prima il solo obbligo di firma in caserma e al tecnico la sola sospensione per un anno dal pubblico ufficio.

I giudici hanno esaminato gli atti d’indagine, con cui nell’ex feudo di FdI, definito in passato da Giorgia Meloni un modello da esportare per la guida del Paese, gli inquirenti hanno ipotizzato l’assegnazione illecita di concessioni, appalti facili e sanatorie impossibili, in cambio di sostegno elettorale, qualche pranzo, una giornata al mare o un pieno di benzina.

Per il Riesame, gli indagati “hanno interferito con la Capitaneria di porto, delegittimando le indagini svolte” da uno degli investigatori e “screditando” la comandante, “addirittura riunendosi Procaccini, Tintari e Costantino una volta richiesti di produzione documentale nell’ambito delle indagini, e tutti e tre recandosi a lamentarsi delle indagini dal comandante Giorgi”.

I giudici poi aggiungono che l’ex assessore ed ex presidente del consiglio comunale Gianni Percoco “progettava addirittura di punire” un ufficiale e l’assessore Luca Caringi “concordava con Procaccini, che progettava l’incontro con il comandante Giorgi”. Ancora: “Si richiamano inoltre, sempre in relazione all’inquinamento probatorio, le condotte di Procaccini e Tintari di rastrellamento di documentazione oggetto di indagine da sottoporre al comandante regionale della Capitaneria Tomas, poi effettivamente incontrato da Procaccini, che vi si recava con una borsa e ne usciva senza”.