7 Maggio 2024 – 18:01
Prosegue il processo per le presunte infiltrazioni del clan nella realizzazione della struttura.
CASERTA. E’ stato nuovamente ascoltato l’ufficiale della Guardia di Finanza di Roma che condusse le indagini sulle presunte infiltrazioni della camorra nella realizzazione del parcheggio San Carlo, nell’omonima ed antica strada di Caserta.
Sentito dai giudici della Prima sezione del tribunale di S. Maria Capua Vetere, presieduta da Sergio Enea (a latere Giuseppe Zullo e Norma Cardullo), il luogotenente ha parlato dell’inchiesta coordinata dalla Dda di Napoli e, nello specifico, dei controlli effettuati si conti di Michele Patrizio Sagliocchi e dei suoi familiari. L’ufficiale ha spiegato che furono le dichiarazioni del pentito Francesco Zagaria sulla negoziazione di alcuni assegni bancari, a dare il là agli accertamenti. Per il finanziere alcuni esponenti dei Casalesi cedevano a Sagliocchi assegni che prima finivano sul suo personale conto corrente e, successivamente, su quelli di figli e consorte. Assegni che variavano dai 500 ai 15mila euro.
Ma dei conti “occulti” di Sagliocchi, l’ufficiale già parlò nell’udienza di marzo scorso. Michele Patrizio Sagliocchi sarebbe stato, tra l’altro, socio occulto in aziende legalmente intestate ai parenti. In quell’occasione l’ufficiale della Finanza parlò della società ‘Progetto Cimitero San Marcellino’, che avrebbe dovuto realizzare loculi nel cimitero di San Marcellino. Tale società, nata nel 2006, cinque anni dopo ebbe come amministratore Gaetano
Ricciardi, nipote di Sagliocchi, per poi passare, dopo poco tempo, a Giuseppe Barile. L’ufficiale sottolineò anche l’esistenza di un conto conto corrente personale di Patrizio Michele Sagliocchi, nel quale erano depositati all’incirca due milioni e mezzo di euro, nonostante il fatto che l’uomo risultasse, nel periodo 2009-2014, non svolgere alcuna attività. Proprio su questo conto sarebbero stati versati gli assegni di alcuni esponenti del clan dei Casalesi.
Alla sbarra, oltre a Michele Patrizio Sagliocchi, anche il boss Michele Zagaria, il superdirigente del Comune di Caserta Francesco Biondi, l’architetto Carmine Domenico Nocera, Gaetano Riccardi, Fabio Fontana e Teresa Capaldo, tutti accusati a vario titolo di associazione a delinquere con l’aggravante della agevolazione mafiosa, corruzione, autoriciclaggio, falso ideologico, trasferimento fraudolento di valori. Nel collegio difensivo sono impegnati gli avvocati Giovanni Cantelli, Giuseppe Stellato, Paolo Di Furia, Enzo Di Vaio, Alfonso Quarto.