AMDuemila 06 Maggio 2025
Oggi è l’anniversario dell’assassinio dell’imprenditrice di Laureana di Borrello (RC) Maria Chindamo, 42 anni, vittima della ‘Ndrangheta. Il suo corpo non è mai stato ritrovato; uno degli aspetti più raccapriccianti è proprio questo poiché secondo alcuni collaboratori di giustizia il cadavere della donna è stato fatto mangiare dai maiali. Venne sequestrata il 6 maggio 2016 a Limbadi mentre si trovava su uno dei terreni agricoli che gestiva.
Per il suo omicidio non risultano ancora condanne definitive: anzi attualmente risulta in corso un solo processo a carico di un solo imputato, Salvatore Ascone, detto “u pinnularu”, rinviato a giudizio il 22 gennaio 2024. “Per otto anni abbiamo camminato sulle strade della speranza anche quando tutto sembrava perso. Grazie a tantissime scuole, ai movimenti e alle associazioni Penelope, Libera, Goel, agli avvocati Nicodemo Gentile e Antonio Cozza”, aveva dichiarato all’Agi Vincenzo Chindamo, il fratello della vittima.
Il processo è iniziato il 14 marzo 2024 davanti alla Corte d’Assise di Catanzaro.
Il collaboratore di giustizia Andrea Mantella, secondo quanto riportato a luglio scorso dal Vibonese, secondo quanto riportato a luglio scorso dal Vibonese all’interno del maxiprocesso nato dalle operazioni antimafia Maestrale-Carthago, Olimpo e Imperium, aveva rivelato che il boss della ‘Ndrangheta di Limbadi, Diego Mancuso, avrebbe utilizzato un telefono cellulare dall’interno del carcere per seguire anche le vicende legate ai terreni di Maria Chindamo.
Durante quel periodo, Mancuso avrebbe parlato anche di Salvatore Ascone. “Di lui – ha riferito Mantella dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia – mi parlò anche Giuseppe Giampà di Lamezia Terme, figlio di Francesco Giampà, detto Il Professore, nonché nipote di mio cognato Pasquale Giampà. Giuseppe Giampà mi disse che Ascone era attivo nel traffico di stupefacenti tra Lamezia e Nicotera. Ho anche saputo che Ascone trafficava droga per conto dei Mancuso, in particolare con Pantaleone Mancuso, detto l’Ingegnere, con Cuturello, Mimmo Campisi, Giovanni Rizzo, detto Mezzodente, e con Giuseppe Raguseo, quest’ultimo frequentatore del mio braccio-destro Francesco Scrugli. Scrugli era anche mio cognato ed è stato poi ucciso nel 2012”.
Secondo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia, Ascone era interessato ai terreni di Maria Chindamo sia per far pascolare il bestiame, sia per ottenere i contributi agricoli. “Ascone era interessato ad acquisire con la violenza dei terreni vicino alla sua proprietà a Limbadi per poter pascolare il gregge o ricevere contributi per le attività agricole. Ascone era collegato alla fazione di Peppe Mancuso, detto ‘Mbrogghja, ed ai suoi fratelli Francesco Mancuso, detto Tabacco, Pantaleone Mancuso detto l’Ingegnere, e Diego Mancuso. E’ stato proprio Diego Mancuso a riferirmi dello spessore criminale di Ascone – ha ricordato il collaboratore di giustizia – durante un comune periodo di detenzione nel carcere di Viterbo dove eravamo detenuti unitamente ad Angelo Boccardelli, un Bellocco di Rosarno e un Giofrè di Seminara. Diego Mancuso, grazie all’avvocato Sabatino, disponeva di un telefonino in carcere e ogni mattina lo stesso Mancuso si recava nei locali delle docce del carcere per telefonare e tenersi aggiornato su quanto accadeva all’esterno”. E aveva aggiunto: “Diego Mancuso mi confidò che la fazione di Luigi e Pantaleone Mancuso si voleva impossessare dei terreni di Chindamo, che però non voleva cederli. Diego Mancuso mi raccontò che il marito della Chindamo aveva quasi ceduto per la cessione dei terreni alla fazione di Peppe Mancuso, avendo lo stesso Diego Mancuso chiesto l’intervento di Francesco Pesce di Rosarno, detto Ciccio Testuni, che era riuscito a convincere il marito della Chindamo, ma non la donna”.
Diego Mancuso ha raccontato a Mantella che nella questione dei terreni di Maria Chindamo si sono intromessi i suoi zii, Luigi e Pantaleone Mancuso (detto Vetrinetta). “Diego Mancuso era però adirato con gli zii – ha concluso Mantella – in quanto sosteneva che in ogni caso Salvatore Ascone doveva stare con la sua fazione e non con quella degli zii. Si trattava di terreni piantati ad arance e kiwi che Chindamo non voleva cedere”.
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