Martedì 11 Marzo 2025, 09:29
di Fabio Ciaramelli – Il Mattino
L’abbattimento in corso della Vela Gialla è in ordine di tempo l’ultimo segno della rinascita di Scampia che qualche giorno fa aveva suscitato l’attenzione e l’ammirazione dell’allenatore del Napoli Antonio Conte. Oltre che sul piano urbanistico, le cose stanno cambiando a Scampia e in altre periferie cittadine anche su altri piani, come segno ed effetto del cambio di paradigma. C’è stato proprio in questi giorni un evento estremamente significativo, che merita d’essere segnalato e valorizzato, perché costituisce una vera e propria inversione di marcia rispetto alla diffusa tendenza consistente nell’assuefazione all’illegalità.
Proprio a Scampia, come ha raccontato con dovizia di particolari Leandro Del Gaudio sul Mattino, una madre di tre figli, desiderosa di tener lontani i propri bambini dall’ambiente criminale frequentato dal loro padre finito in carcere, aveva deciso di separarsene e troncare definitivamente i rapporti con lui. Un allontanamento desiderato espressamente per poter educare i propri figli al rispetto delle regole. Ma la famiglia acquisita non ci sta. Il marito e alcuni suoi congiunti danno inizio a un calvario di abusi, minacce e stalking, che culminano nel tentativo d’estrometterla con la forza dalla sua abitazione: un tentativo che però fallisce, grazie al coraggio e alla denuncia della donna, riuscita addirittura a filmare l’incursione dei bruti. La sua ribellione contro l’illegalità commessa dall’intero nucleo della sua famiglia acquisita, coalizzatosi contro di lei, ha come esito cinque arresti.
Non è un caso isolato. Non è la prima madre che per il bene dei propri bambini, per dar loro un futuro dignitoso e onesto, giunge a interrompere i rapporti col proprio stesso nucleo familiare dedito all’illegalità. Si tratta, certo, di casi ancora minoritari, che però indicano la strada da seguire. Infatti, l’unico modo efficace per interrompere il circolo vizioso dell’illegalità che si perpetua alimentandosi di sé stesso è quello di interromperlo dal basso, cioè prima che le nuove generazioni vengano educate all’illegalità come prevalente modello di comportamento vincente. Intervenire più tardi, quando l’esempio dei padri è stato assimilato e imitato, risulta assai più difficile. Estremamente più efficace della repressione è, infatti, la prevenzione.
Ed è questo che stanno cominciando a capire le mamme che si ribellano ai codici malavitosi e che scelgono per i loro figli la legalità, cercando in tal modo di sottrarli a un futuro di violenza e spesso di morte. In questi casi, risulta decisiva la rottura – dolorosa ma liberatrice – col modello culturale dominante della continuità familiare da proteggere e salvaguardare ad ogni costo. In contesti normali, la continuità familiare è certo un valore importante, ma dove vige l’illegalità diffusa, anzitutto nelle mentalità e poi di conseguenza anche nei comportamenti, la continuità familiare comporta automaticamente la condanna anticipata delle nuove generazioni alla marginalità, all’esclusione sociale e alla violenza.
Non c’è dubbio che tra adolescenti e bambini che si trovano a vivere e a crescere nell’emarginazione e nel degrado l’accesso alle prime forme di illegalità costituisce l’unico collante d’una socializzazione praticabile sul territorio. Perciò risulta tanto più coraggiosa, responsabile e lungimirante l’azione di quelle madri che decidono di strappare i propri figli al fascino dell’illegalità.
È necessario incoraggiarle e sostenerle, invitandole a farlo prima che l’illegalità come scorciatoia riuscita ne cementi e distrugga l’identità. Perché poi alla fine la strada dell’illegalità è una sola: alla fine o c’è il carcere o c’è l’obitorio. Le madri che vi si oppongono per amore dei propri figli hanno capito che vivibilità fa rima solo con legalità.
fonte:https://www.ilmattino.