Il problema è sempre lo stesso: la politica è in parte corrotta e collusa; quella parte che non è tale è disattenta.
Le istituzioni seguono a ruota, se non nella loro espressione ufficiale, quanto meno a livello di taluni soggetti che le rappresentano.
La gente, in parte è corrotta, affascinata com’è dalla cultura del pecunia non olet, dall’altra è pavida e dall’altra è mafiosa.
Per essere mafiosi non è necessario, infatti, far parte organicamente delle organizzazioni criminali; basta stare a guardare e non fare niente, sapere e non denunciare.
Questo è il quadro in cui ci muoviamo e si muovono tutti coloro che, come noi, vogliono fare qualcosa per combattere il mostro.
Le mafie, che qualcuno si ostina a rappresentarle con le facce impresentabili dei Riina, degli Schiavone e, a scendere giù giù, dei Garruzzo e così via.
Ma sono proprio questi i mafiosi?
O, meglio, sono solo questi i mafiosi?
Se le mafie non trovassero una sponda nella politica e nelle istituzioni, a quest’ora sarebbero state già sconfitte, come è avvenuto con il terrorismo.
Il problema è che, quando si parla di mafie, bisogna parlare dei loro legami con il mondo della politica e delle istituzioni.
Oggi si attacca il livello basso delle mafie, con una campagna di mistificazioni e di distorsione della realtà.
Quando magistrati e forze dell’ordine vanno a toccare i “piani alti”, allora si alzano i muri.
E la gente, molta gente, non si pone alcun problema di coscienza nell’andare a votare i soggetti più chiacchierati, più compromessi con “ o sistema”, riversando su di essi valanghe di voti.
Al contrario di quanto avviene con i candidati puliti, con coloro che combattono i mafiosi.
Abbiamo avuto, tanto per parlare di casa nostra, il “caso Pedica” a Fondi, il parlamentare dell’IDV che tanto si è esposto ed ha fatto contro le mafie nel comune pontino e che, presentatosi alle elezioni amministrative in quel comune, ha preso… quattro voti.
E tutti continuano a parlare dei Garruzzo come degli unici mafiosi a Fondi!