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Mafia, Giovanni Brusca è libero: fu l’uomo che schiacciò il pulsante di Capaci

Il boss di San Giuseppe Jato che azionò il telecomando che innescò l’esplosione il 23 maggio del 1992 in tutto ha trascorso 25 anni in carcere. Ha iniziato a collaborare dopo l’arresto. Questo gli ha permesso di ottenere un enorme sconto di pena. La vedova Montinaro: “Siamo amareggiati, resta un criminale”. Grasso: “Fa male, ma legge voluta da Falcone”

Redazione

05 giugno 2025 11:11

Giovanni Brusca, il boss di San Giuseppe Jato che azionò il telecomando che innescò l’esplosione il 23 maggio del 1992 in cui morirono Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta, è un uomo libero.

A fine maggio sono trascorsi i quattro anni di libertà vigilata impostigli dalla magistratura di sorveglianza, ultimo debito con la giustizia. Il boia di Capaci – che si è macchiato di decine di omicidi – in tutto ha scontato 25 anni di carcere. Ha iniziato a collaborare dopo l’arresto. Proprio questo gli ha permesso di ottenere un enorme sconto di pena.

Roventi polemiche seguirono la sua scarcerazione e la decisione di sottoporlo alla libertà vigilata. Brusca continuerà a vivere lontano dalla Sicilia sotto falsa identità e resterà sottoposto al programma di protezione. Ma da oggi è un uomo libero a tutti gli effetti, benché ancora scortato dal Servizio centrale di protezione, che segue ogni suo movimento: la differenza tra il prima e il dopo è dunque labile, eppure l’effetto psicologico della scadenza dei quattro anni di libertà vigilata, caduta nei giorni scorsi, ha eliminato tutti gli obblighi residui a carico del boss ed è di notevole impatto.

Brusca, che oltre ad avere azionato il telecomando della strage di Capaci fece uccidere e sciogliere nell’acido il cadavere di Giuseppe Di Matteo, tenuto per due anni e due mesi in prigionia, non ha più l’obbligo di stare a casa dalle otto di sera alle otto del mattino né di firmare tre volte alla settimana nella caserma dei carabinieri del luogo in cui risiede. E’ libero in tutti i suoi movimenti, benché scortato: quando finirà anche questo sarà in grado di spostarsi dove e come vorrà.

Grasso: “Fa male, ma legge voluta da Falcone”

“Lo so, la prima reazione alla notizia della liberazione di Brusca è provare rabbia e indignazione. Vale per tutti, anche per me. Ma dobbiamo evitare reazioni di pancia e ragionare insieme. La legge per cui ora, dopo 25 anni di carcere e 4 di libertà vigilata, è considerato libero l’ha voluta Giovanni Falcone, ed è la legge che ci ha consentito di radere al suolo la cupola di Riina, Provenzano e Messina Denaro, che negli anni ’80 e ’90 ha insanguinato Palermo, la Sicilia, l’Italia”. Cosi’ Pietro Grasso, ex procuratore nazionale Antimafia e presidente della Fondazione scintille di futuro.

“Grazie ai segreti confessati da Brusca infatti abbiamo potuto evitare altre stragi, incarcerare centinaia di mafiosi e condannarli a pene durissime e centinaia di ergastoli. Ripeto quello che ho detto quattro anni fa: con Brusca lo Stato ha vinto tre volte: quando lo ha catturato, quando lo ha convinto a collaborare, ora che e’ un esempio per tutti gli altri mafiosi. L’unica strada per non morire in carcere come Riina, Provenzano e Messina Denaro è collaborare con la giustizia – sottolinea -. Certo è che se mai dovesse commettere un qualsiasi tipo di reato non avrà alcuno sconto. Quello che mi preoccupa, e dobbiamo vigilare che non accada mai, è che si rischia di concedere benefici a chi, come Graviano, non ha mai collaborato. Il modo in cui uno Stato onora le vittime è contrastando la mafia e cercando di sconfiggerla con tutte le forze e con tutta la forza del diritto”.

La vedova del capo scorta di Falcone: “Siamo amareggiati, resta un criminale”

“Il ritorno in libertà di Giovanni Brusca ci amareggia molto, moltissimo. Questa non è giustizia per i familiari delle vittime della strage di Capaci e di tutte le altre vittime. Lo so che è stata applicata la legge ma è come se non fosse mai successo niente…”. E’ l’amaro sfogo con l’Adnkronos di Tina Montinaro, la vedova del capo scorta di Giovanni Falcone, Antonio Montinaro, morto nella strage di Capaci insieme con due colleghi e con il giudice e la moglie. Brusca è stato per 25 anni in carcere, e poi ha usufruito della libertà vigilata per altri 4 anni ma dal primo giugno è un uomo libero.

“Sì, è vero, ha iniziato a collaborare con la giustizia – dice Tina Montinaro, a capo dell’associazione Quarto Savona Quindici, il nome dell’auto di scorta del marito saltata in aria quel 23 maggio di 33 anni fa – ma non bisogna assolutamente dimenticare che anche i collaboratori sono dei criminali. Non sono diventate persone per bene E noi familiari delle vittime in questo modo non ci sentiamo rispettati”.


Poi aggiunge: “Io mi aspetto, visto quello che è successo il 23 maggio, con le polemiche sul minuto di silenzio anticipato, che i palermitani scendano tutti in piazza. Che la società civile si faccia sentire. Non è solo un problema dei familiari delle vittime di mafia ma che riguarda tutti quanti, insomma mi aspetto una presa di posizione forte da tutti i palermitani”.

“Sono 33 anni che noi cerchiamo verità e giustizia, non sappiamo ancora tutta la verità. I processi continuano e Brusca è fuori… Penso che si doveva prendere una posizione ai tempi e fare capire che esiste uno Stato che va rispettato. È inutile che continuiamo a commemorare o a fare polemiche per il minuto di silenzio anticipato”, dice ancora Tina Montinaro.

Due anni fa scrisse un libro dal titolo ‘Non ci avete fatto niente. La lotta alla mafia di Antonio Montinaro e Giovanni Falcone ieri, oggi e domani’, pubblicato da De Agostini. “Noi siamo andati avanti. Una città che è cambiata, i giovani sono cambiati, sono diversi da noi, ci stiamo riappropriando del territorio e quindi è chiaro che io ti dico ‘Non ci avete fatto niente’. A me il sorriso non l’hanno tolto, i miei figli sono cresciuti in questa città che dimostra a tutti e due tantissimo affetto quindi ‘Non ci avete fatto niente’”, ha spiegato la vedova di Montinaro, che ribadisce: “Io sono la moglie di Antonio Montinaro, non la vedova”.

Fonte:https://www.palermotoday.it/cronaca/mafia/giovanni-brusca-libero.html