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Lo scandalo della Società Interporti Siciliani

Alberto Castiglione 04 Settembre 2024

Sicilia terra di sprechi ma terra di grandi  strategie affaristico-politiche che poco spazio lasciano alla trasparenza dovuta a tutto ciò in cui c’è del denaro pubblico.

Il governo Regionale Siciliano ha annunciato, qualche giorno fa, la messa in liquidazione della Società Interporti Siciliani: una società fondamentale nella gestione di opere strategiche per la Sicilia e vettore di ingenti finanziamenti pubblici. Una richiesta di liquidazione incomprensibile, dal punto di vista finanziario, visto che la società è in attivo.

Il sospetto, come evidenziato proprio questa mattina dalla CGIl Sicilia, è che questa operazione nasconda altro: “E’ incomprensibile e temiamo che dietro ci siano manovre che hanno poco a che vedere con l’interesse pubblico e molto invece con interessi di gruppi di potere ben individuati che vogliono mettere le mani su infrastrutture strategiche per la nostra regione e su ingenti finanziamenti pubblici” ha dichiarato il segr. gen. CGIL Sicilia Alfio Mannino.

L’Ente ha chiuso gli ultimi tre bilanci societari con un utile pari a euro 107.528 (2020), euro 134.136 (2021) ed euro 632.010 (2022), e si appresta alla approvazione del bilancio di Esercizio anno 2023 con un utile pari a 147.000 euro, godendo di una solidità finanziaria garantita anche dai canoni di gestione dell’interporto di Catania pari a circa 600 mila euro annui.

La Società attualmente gestisce le opere e i contratti, oltre ad altre attività relative agli interventi programmati per Termini Imerese, nonostante il manifesto sottodimensionamento dell’organico (n. 8 dipendenti), con risultati apprezzabili. Nel 2019 i dipendenti hanno sporto denuncia di malagestione da cui è scaturito un processo penale ancora in corso.


Un po’ di storia

La Società degli Interporti Siciliani S.p.A. (SIS S.p.A.) è una società di scopo, costituita nel 1995, per la realizzazione delle infrastrutture interportuali in Sicilia e, in particolare, l’Interporto di Catania e l’Interporto di Termini Imerese, così come definiti dalla legge 4 agosto 1990 n. 240 “Interventi dello Stato per la realizzazione di interporti finalizzati al trasporto merci e in favore dell’intermodalità”. La compagine societaria, a seguito della stipula dell’APQ, nel 2008, è divenuta completamente pubblica. La fuoriuscita dei soci privati, infatti, è stata propedeutica alla firma del II Accordo di Programma Quadro per il Trasporto delle Merci e la Logistica, atto che la Società degli Interporti Siciliani S.p.A. ha firmato con il Ministero dello Sviluppo Economico, il Ministero delle Infrastrutture e la Regione Siciliana in data 18/06/2008. 

E’ chiaro che lo scenario, evidenze alla mano, non lascia presagire nulla di buono per questa società pubblica dal ruolo strategico fondamentale come già detto: la magistratura farà, se lo riterrà, il proprio lavoro, intanto, a noi comuni cittadini, non rimane che continuare a sperare che tutto ciò che attiene alla res pubblica sia gestito per il bene della comunità e non per assecondare gli interessi di gruppi di potere.

Fonte:https://www.antimafiaduemila.com/home/mafie-news/254-focus/101685-lo-scandalo-della-societa-interporti-siciliani.html