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La procura: “Vassallo fu ucciso il giorno prima di denunciare il traffico di droga ad Acciaroli”

Il Fatto Quotidiano

La procura: “Vassallo fu ucciso il giorno prima di denunciare il traffico di droga ad Acciaroli”

1ª PUNTATA, IL CASO RIAPERTO – Secondo l’ipotesi degli inquirenti di Salerno, il primo cittadino di Pollica aveva paura ed era amareggiato per quanto aveva scoperto, e non fece in tempo a riferirlo a un capitano dei carabinieri. Forse erano coinvolti agenti delle forze dell’ordine amici dei titolari del residence “Tre Palme”. Secondo una gola profonda, il giro di stupefacenti passava da lì

DI VINCENZO IURILLO

9 AGOSTO 2022

Il sindaco pescatore aveva paura. A Pollica, pochi giorni prima di morire – ucciso per impedirgli di rivelare un traffico di droga e le persone insospettabili che lo gestivano, persone “che egli non avrebbe immaginato potessero essere coinvolte” – Angelo Vassallo confidò ad amici e a persone vicine “forti timori per la sua incolumità personale”. Ed “il forte senso di delusione” che queste scoperte gli avevano suscitato.

Lo ammazzarono il 5 settembre 2010, mentre rincasava in automobile, con nove colpi di una pistola baby tanfoglio 9 per 21 mai ritrovata. Il giorno dopo Vassallo avrebbe dovuto incontrare il capitano della Compagnia dei carabinieri di Agropoli Raffaele Annichiarico. Per riferirgli le notizie che aveva appreso e formalizzarle in una denuncia circostanziata. Un appuntamento concordato con il pm di Vallo della Lucania Alfredo Greco, al quale il sindaco aveva telefonato il 24 agosto per comunicargli la “scoperta del gommone” carico di droga ed approdato nel porto di Acciaroli. Siccome non si fidava dei carabinieri locali, Vassallo prese accordi che la sua denuncia sarebbe stata raccolta solo da un carabiniere di fiducia del magistrato. Purtroppo un primo incontro saltò per impegni del capitano, fu fissata una nuova data e il primo cittadino non fece in tempo a parlargli.

Da qui ripartono le indagini sull’omicidio Vassallo. Dai virgolettati estratti dalla ricostruzione della Procura di Salerno guidata da Giuseppe Borrelli. Sono contenuti in un decreto di perquisizione eseguito a fine luglio nei confronti di nove indagati a vario titolo per concorso in omicidio con l’aggravante camorristica e associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, tra cui carabinieri, imprenditori turistici, camorristi dell’agro nocerino. Sono indagati per omicidio e droga il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, il suo assistente Luigi Molaro, il “braccio destro” Lazzaro Cioffi, recentemente condannato a 15 anni per traffico internazionale di stupefacenti al termine di una indagine della Dda di Napoli che ha scandagliato i suoi legami con il clan Fucito di Caivano, che lo teneva a libro paga.

Erano tutti ‘habitué’ di Acciaroli e nei giorni del delitto Cagnazzo e Molaro, in vacanza lì, avviarono autonome indagini senza delega dell’autorità giudiziaria, sequestrando l’hard disk di un impianto di videosorveglianza che affacciava sulla piazzetta del porto. Secondo gli inquirenti fu un modo per deviare i sospetti verso persone estranee e così proteggere i veri colpevoli. Di questo parleremo più avanti.

Ma cosa aveva scoperto Vassallo di così clamoroso? Alla domanda da un milione di dollari intorno alla quale ruotano dodici anni di inchieste, di omertà e di depistaggi che hanno fatto del caso Vassallo uno dei misteri irrisolti di questo Paese, la procura disvela, nelle carte, una ipotesi di risposta tutta da riscontrare.

Una risposta che passa per la figura dell’agente immobiliare Pierluca Cillo, “persona che aveva frequentato assiduamente la vittima (Vassallo, ndr) nelle settimane precedenti alla sua morte” e che, si legge nel decreto, “aveva raccontato a più persone, tra cui alcune rientranti nella più stretta cerchia familiare di Vassallo, come il genero Francesco Avallone e la figlia Giuseppina Vassallo, che l’amministratore comunale, prima di morire, aveva scoperto il coinvolgimento dei fratelli Palladino (in particolare Domenico, definito “il primo palo”) e del colonnello Fabio Cagnazzo (tra loro grandi amici) in un traffico di droga”.

Come avveniva? “Era effettuato tramite ‘natanti’ – si precisa nel decreto – ed era passante per Acciaroli e precisamente per un ‘deposito’ di proprietà degli stessi fratelli Palladino”. Si tratta di Domenico, Giovanni e Federico Palladino, titolari del residence ‘Tre Palme’, che figurano tra i nove indagati, accusati di associazione finalizzata al traffico di droga.

È solo una ipotesi, va ribadito. La perquisizione è infatti un mezzo di ricerca della prova relativa ad accuse che, se fossero corroborate da gravi indizi di colpevolezza, condurrebbero a una misura cautelare, obbligatoria per un omicidio. Una congettura che, per quel che ora è noto, in attesa di una discovery completa degli atti di indagine, si fonda su quanto verbalizzato da Avallone e Giusy Vassallo già poche settimane dopo il delitto. E su una intercettazione effettuata dalla Squadra Mobile di Salerno e valorizzata nelle informative dei carabinieri del Ros. È una conversazione del 22 ottobre 2010, i Palladino hanno appena appreso in qualche modo che Cillo sta rendendo dichiarazioni contro di loro. Federico dice a Giovanni: “Perché secondo me sa qualcosa lo scemo… no ma la cosa in più è contro Domenico e Fabio”.

Fonte:https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2022/08/11/vassallo-fu-ucciso-il-giorno-prima-di-denunciare-il-traffico-di-droga-ad-acciaroli/6757909/