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La commemorazione a Sorrento della strage di Capaci.

A SORRENTO, COMMEMORAZIONE DEL VENTENNALE DELLA STRAGE DI CAPACI, TENUTASI MERCOLEDÌ 23 MAGGIO PRESSO LA SALA CONSILIARE DELLA CASA COMUNALE.

Nella sala consiliare della casa comunale di Sorrento, alle ore 17, 00 di mercoledì, 23 maggio, si è tenuto un convegno commemorativo, nel ventennale della strage di Capaci, in cui perirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie, Francesca Morvillo, anch’essa magistrato della Repubblica, e tre agenti della Polizia di Stato della scorta: Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, organizzato dal Forum dei Giovani di Sorrento, dall’Associazione Antimafia “A. Caponnetto”, e dall’Associazione nomi e numeri contro le mafie “Libera”.

Dopo l’introduzione del coordinatore dell’evento, avv. Luigi Alfano, il saluto del Sindaco di Sorrento, avv. Giuseppe Cuomo e quello dell’assessore alle politiche giovanili, avv. Massimo Coppola, si sono susseguiti gli interventi del presidente dell’Associazione Antimafia “A. Caponnetto” del Lazio, dr. Elvio Di Cesare; dell’on. Antonio Amato, presidente della Commissione per i beni confiscati alla camorra, e di quella per le eco-mafie della Regione Campania; del s. commissario della Polizia di Stato Antonio Moccia, della Sezione investigativa della Procura della Repubblica di Napoli; del dr. Catello Maresca, s. procuratore presso la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli; dell’Assessore alla Pubblica Istruzione del Comune ospitante, prof. ssa Maria Teresa De Angelis; e del Presidente della Commissione Trasparenza del Comune medesimo, Rosario Fiorentino, i quali hanno pure risposto a diverse domande rivolte dal pubblico, nel corso del dibattito ultimativo.

Durante il convegno è stato osservato un minuto di silenzio per tutte le vittime dello stragismo, a decorrere dal preciso istante in cui vent’anni addietro esplose il tritolo sotto il cavalcavia dell’autostrada Palermo – Punta Raisi, piazzato dagli infami di Riina e azionato dal suo luogotenente Brusca, che uccise il Giudice, sua moglie, e ne decimò la scorta.

Tutti appassionati e forti i predetti interventi, e tutti concordanti con quanto sottolineato dal Presidente Elvio Di Cesare, che, prendendo lo spunto dal titolo del convegno, significativamente tratto da una massima dello stesso Giudice Falcone, per la quale: «Gli uomini passano, gli ideali restano. Restano le loro tensioni morali. Cammineranno sulle gambe di altri uomini», ha evidenziato come poco diffusi nella società siano ancora tali ideali, e quante poche ancora siano le gambe sulle quali tali ideali dovrebbero camminare; come a tutt’oggi non si sia nemmeno riusciti a superare del tutto il dubbio sull’esistenza stessa del fenomeno mafioso, paradossalmente negata addirittura da un alto esponente delle istituzioni, in un Comune, il cui consiglio era stato sciolto per infiltrazioni mafiose; e come vi fossero soggetti che tendono a far si che il fenomeno venga considerato, se non superato, in via di estinzione, anche sulla scorta dei successi riportati nella lotta ingaggiata contro di esso, dimenticando che il giro di boa del suo declino risiede, invece, nell’individuazione e nel radicamento della forma mentis mafiosa dalla società e dalle sue rappresentanze istituzionali. Lungo è ancora il cammino – ha concluso – per poter considerare il fenomeno mafioso estraneo al tessuto politico e sociale, non solo del Sud dell’Italia, ma in quello dell’intera Penisola e oltre, perché poco fungibili sono ancora gli anticorpi prodotti alla bisogna. Si potrà gridare alla vittoria solo quando tale fungibilità avrà superato quella del substrato umano del fenomeno stesso.