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La cecità di talune istituzioni nel Lazio in materia di presenze ed attività mafiose. Come fanno i Prefetti a parlare se non compete ad essi il fare le indagini?

UN BOLLETTINO DI GUERRA E’ QUELLO CHE RIGUARDA I DATI FORNITI DAL PRESIDENTE DELLA CORTE DI APPELLO DI ROMA DR. SANTACROCE SULLA PRESENZA MAFIOSA IN TUTTO IL LAZIO

Un vero e proprio bollettino di guerra è quello che riguarda i dati forniti dal Presidente della Corte di Appello di Roma Dr. Santacroce nel suo discorso di inaugurazione del nuovo anno giudiziario relativamente alla presenza delle mafie nel Lazio.

Dati che stridono nettamente con il contenuto delle dichiarazioni –o non dichiarazioni- di taluni Prefetti.

Il Prefetto di Roma ha dichiarato che la Capitale è la città più tranquilla d’Italia, quando tutti sanno che, al contrario, essa è il crocevia di tutti i grandi affari delle consorterie criminali del mondo.

Il vecchio Prefetto di Viterbo non ha voluto rispondere ad una domanda specifica di un cronista che gli chiedeva se nel viterbese ci sono le mafie, quando tutti sanno che ci sono e come.

Il nuovo Prefetto di Latina proprio in questi giorni ha dichiarato che nella provincia le mafie ci sono… , ma “la risposta dello Stato è adeguata”… , quando tutti sanno che ciò NON è assolutamente vero perché i capitali di origine sospetta, a montagne, sono stati investiti e continuano ad essere investiti senza che in gran parte nemmeno vengono individuati (vogliamo ripercorrere la provincia metro per metro…?).

Francamente non riusciamo a comprendere come facciano i Prefetti a sapere se le mafie ci sono o non ci sono se oggi parlare di mafie significa parlare di soldi e di investimenti.

Evidentemente essi continuano a vedere nelle mafie un fenomeno semplicemente delinquenziale, con un’ottica da ordine pubblico che non corrisponde più a quella della natura odierna.

Vecchie logiche e, quindi, vecchie strategie di contrasto.

Farebbero meglio ad aggiornarsi ed ad aggiornare le loro chiavi di lettura.!

A dirla tutta è stato più acuto il Prefetto di Frosinone, il quale, venendo dalla provincia di Caserta ed essendo stato, peraltro, candidato alle elezioni del Comune di Caserta e consigliere comunale di questa città, conosce come agisce la camorra e come essa penetra negli interstizi dell’economia e della società.

Difatti quel Prefetto non si è azzardato a fare analisi così avventate ed ha ammesso che in Ciociaria la mafia c’è e va contrastata.

Ed è quanto avviene, grazie, soprattutto, ad un ottimo comandante provinciale della Guardia di Finanza e, finalmente, a due bravi Comandante provinciale dei Carabinieri e Questore.

I Prefetti non hanno il termometro della situazione in quanto le indagini vengono fatte, in materia di reati di natura associativa (il 416 bis) dalle DDA e da queste delegate ai Corpi centrali, come DIA, GICO, SCICO, ROS, SCO, i quali rimettono le informative direttamente alla Magistratura.

Come facciano, quindi, i Prefetti ad arrogarsi il diritto di parlare in merito, Dio solo lo sa.

Ma in Italia siamo abituati a tutto ormai.

Ci ritorneremo.

Noi concordiamo con quanto ha detto il Dr. Santacroce e lo ringraziamo per aver parlato chiaro e forte, com’è nello stile dei Magistrati onesti.

Anzi, noi riteniamo che la situazione sia più drammatica di quanto da lui descritto.

E, ciò, non per sua reticenza, ma solo perché egli si riferisce ad indagini già fatte.

Ce ne sono, però, tantissime in corso -ed altrettante dovrebbero essere fatte in territori, ad esempio, come quelli della provincia di Latina- i cui esiti sono di là da venire.

Una montagna di soldi che vengono riversati quotidianamente sulla nostra regione, tutti provenienti dalla Campania, dalla Calabria, dalla Sicilia e da altre parti del mondo.

Il nostro povero V. Segretario Regionale Luigi Daga, morto il mese scorso, ha dedicato gli ultimi due anni della sua esistenza a scoprire gli investimenti sospetti fatti ed in corso su tutta la fascia costiera che va da Civitavecchia in sù, fino alla sua Tarquinia ed ai confini con la Toscana.

Scoprendo una situazione inquietante e suscitando una scia di reazioni vergognose anche da parte di esponenti politici ed istituzionali che, anziché lodarne l’impegno ed il senso civico, sono arrivati a denunciarlo per… ”allarmismo”.

Ciò rivela l’esistenza di un’area grigia di oggettiva complicità con le mafie che non giova affatto alla causa del fronte antimafia.

E’ quello che denunciamo noi da anni.

A noi non interessa più di tanto l’azione dei mafiosi conclamati, quanto, soprattutto, quella dei loro sodali in giacca e cravatta, annidati nei partiti, nelle istituzioni, nelle professioni.

Un esercito che opera in maniera subdola, in apnea.

Sono questi che vanno individuati e smascherati.

E perseguiti:

Perché se non facciamo ciò, maciniamo solo aria fritta in quanto potranno essere arrestate falangi di mafiosi ma saremo sempre punto e daccapo se essi rappresentano solo la manovalanza.

La cosiddetta “ala militare”, mentre indenni, sane e vegete restano quelle “politica” ed “economica”.