Dalla scarcerazione di un esponente di spicco dei Casalesi agli spari in piazza: l’ultima relazione della Dia fotografa una criminalità organizzata che si muove con strategia, alleanze e una presenza capillare
Ernesto Di Girolamo – 31 maggio 2025 15:12
Una scarcerazione eccellente, una serie di sparatorie a scopo intimidatorio, e alleanze tra clan di diverse province campane: è questo il quadro che emerge dalla recente relazione della Direzione Investigativa Antimafia (Dia), che pone sotto i riflettori la perdurante vitalità della camorra e la sua capacità di adattamento e penetrazione nei territori.
Il 15 aprile 2024 ha segnato la scarcerazione di un parente di primo grado del capo storico del clan Schiavone, sodalizio centrale della fazione dei Casalesi. Secondo gli investigatori, il rientro dell’uomo avrebbe avuto un impatto dirompente sugli equilibri criminali locali: con l’intento di riappropriarsi del controllo delle attività illecite, l’ex detenuto avrebbe tentato di ricostruire un nucleo di fedelissimi, innescando forti tensioni nel sottobosco criminale.
Una tensione esplosa la sera del 7 giugno 2024, quando a Casal di Principe ignoti, a bordo di un’auto, hanno sparato con un fucile mitragliatore in piazza Vittorio Emanuele, considerata storica piazza di spaccio controllata proprio dalla fazione Schiavone. Non soddisfatti, gli stessi assalitori si sono diretti verso la residenza storica della famiglia, sparando ancora contro il portone d’ingresso, in un chiaro messaggio di sfida.
Solo pochi giorni dopo, l’11 giugno, una nuova sparatoria ha colpito San Cipriano d’Aversa. Questa volta a essere presa di mira è stata l’abitazione di un complice del figlio del boss Schiavone: anche in questo caso, l’azione è stata condotta da un soggetto travisato e con finalità evidentemente intimidatorie.
Secondo quanto emerso dalle indagini, le due azioni armate sarebbero una vendetta per un precedente agguato, tentato dai due futuri arrestati la sera del 6 giugno, fallito per l’assenza della vittima designata. I due, che stavano già pianificando una nuova azione di ritorsione, sono stati fermati il 15 giugno a Napoli, nel quartiere San Ferdinando, zona Pallonetto di Santa Lucia. Qui, secondo la Dia, regna l’influenza del clan Elia, storicamente in buoni rapporti con il capo Schiavone.
Il dato più preoccupante, tuttavia, è l’intreccio sempre più fitto tra le varie organizzazioni camorristiche, a prescindere dai confini provinciali. Se da un lato esiste un’alleanza tra il clan Schiavonee gli Elia di Napoli, dall’altro la relazione della Dia sottolinea l’opposizione tra questi ultimi e l’Alleanza di Secondigliano, altra formazione egemone della criminalità partenopea. Quest’ultima, attraverso il clan Mallardo, sosterrebbe invece la fazione rivale dei Bidognetti, in un equilibrio di potere che ha assunto contorni tanto criminali quanto affaristici.
Il mosaico che emerge dalle carte degli inquirenti non lascia spazio a dubbi: la camorra ha radici solide e ramificate, con una struttura ormai capace di interagire su scala regionale, se non nazionale. Le dinamiche di alleanza e scontro non si limitano più a singoli comuni o province, ma riflettono un’organizzazione evoluta, strategica, perfettamente calata nella modernità criminale.
Un fenomeno che, come sottolinea la Dia, richiede una risposta coordinata e incisiva da parte dello Stato, perché la criminalità organizzata – oggi più che mai – non conosce confini.
Fonte:https://www.casertanews.