Di Antonio Mangione
La Direzione Investigativa Antimafia ha eseguito una ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 7 persone (di cui 4 sottoposte alla misura della custodia cautelare in carcere, 3 a quella degli arresti domiciliari) gravemente indiziate, a vario titolo, del reato di associazione di tipo mafioso nonché dei delitti di estorsione, tentata estorsione, trasferimento fraudolento di valori, aggravati dalla finalità di agevolare l’organizzazione criminale denominata clan Mallardo, operante sul territorio di Giugliano in Campania, e dall’aver agito avvalendosi della forza di intimidazione derivante dall’appartenenza a sodalizi di tipo camorristico, evocata nei confronti delle vittime, e della condizione di assoggettamento che ne deriva.
Ordinanza in carcere per Mauro Moraca, Emmanuele Russo classe 1996, Francesco Mallardo detto ‘o marmular, Giuseppe Mallardo.
Ordinanza ai domiciliari invece per Felice Coletta (classe ’87), Mallardo Umberto e Caterina Poziello (classe ’44),
Figura centrale nell’inchiesta è Mauro Moraca. Secondo quanto emerso dalle intercettazioni si è occupato, dopo essere stato scarcerato nel settembre del 2019, della gestione della cassa del clan per la fazione San Nicola godendo da tempo della fiducia incondizionata del defunto Feliciano Mallardo; ha assunto rilevanti decisioni organizzative, come nel caso in cui ha sostanzialmente decretato l’estromissione dalle attività del sodalizio di un affiliato storico e certamente non secondario, quale Mallardo Francesco o’ marmular; si è occupato personalmente dell’attività di sostentamento degli affiliati. E’ contestata a Moraca la partecipazione al clan Mallardo in un arco temporale che va dal giugno 2012 agli inizi dell’anno 2021.
In particolare, vari imprenditori sarebbero stati minacciati per costringerli a versare agli indagati somme di denaro per poter proseguire nella propria attività lavorativa.
Gli illeciti profitti sarebbero poi stati destinati al sostentamento degli affiliati e alla formazione di una “cassa comune” da cui attingere anche per operazioni speculative e di reinvestimento.
Il provvedimento eseguito è una misura cautelare disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione, e i destinatari della stessa sono persone sottoposte alle indagini e, quindi, presunte innocenti fino a sentenza definitiva.