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Il sistema Gomorra a Roma: come la Capitale è diventata la più grande piazza del narcotraffico in Italia

Blitz su Tor Bella Monaca. Nel contesto maturò il delitto Diabolik

di Giovanni Bianconi – Il Corriere della Sera

Nell’indifferenza generale, Gomorra s’è trasferita a Roma. L’estrema periferia orientale di Tor Bella Monaca — con le sue propaggini di spaccio estese ad altre zone, dal Quarticciolo al Quadraro fino a San Basilio — è diventata l’agglomerato di narcotraffico più importante d’Italia; gestito attraverso un sistema che secondo la Direzione distrettuale antimafia della Capitale ricalca in tutto e per tutto quello messo in piedi dalla camorra napoletana. Con la differenza di un bacino d’utenza tre volte più grande, e doppio rispetto a quello milanese, calcolando il numero di abitanti delle tre città.

Secondo gli inquirenti solo le piazze di Tor Bella Monaca, quartiere di appena 28 mila residenti, riforniscono circa il 20 per cento dei consumatori di cocaina di Roma; compresi quelli dei quartieri alti, dove la polvere bianca scorre a fiumi alimentando un mercato che non conosce crisi. Controllato da un gruppo criminale al quale i magistrati non hanno ancora dato le stimmate dell’organizzazione mafiosa, ma ci si sta avvicinando a grandi passi. Realizzando un quasi monopolio che impone le forniture e i prezzi della droga, attraverso l’uso della violenza e la protezione garantita ai propri uomini sul territorio.

L’ordine di arresto eseguito ieri dai carabinieri del comando provinciale nei confronti di 26 sospetti capi e gregari dell’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti ipotizzata dalla Dda e avallata dal giudice dell’indagine preliminare (alcuni dei quali già in carcere per altre accuse e condanne) disegna questo quadro. Con il ruolo di protagonisti principali affidato a Giuseppe Molisso e Leandro Bennato. Il primo, nato a Napoli 42 anni fa, è considerato il «capo e promotore» del gruppo, nonché diretta derivazione di Michele Senese, il più influente boss camorrista di Roma che sta scontando la pena per un omicidio; il secondo è un quarantaseienne romano alleato di Molisso, dedito soprattutto agli aspetti organizzativi.

Entrambi detenuti, sarebbero tuttora i terminali di un sistema che può contare su fornitori di droga albanesi «di straordinarie capacità», riuscendo a muovere cocaina e soldi per svariati milioni di euro ogni mese. E risolvendo con l’uso della forza — minacciata o praticata, dalle torture ai pestaggi fino agli omicidi, secondo la ricostruzione dei pm — ogni eventuale contrasto per la gestione delle piazze di spaccio. Solo quella relativa a un pezzo di strada di Tor Bella Monaca, dove Molisso avrebbe sedato una faida, garantisce da anni un incasso mensile di circa 400 mila euro, ma sono cifre approssimate per difetto. Svelate dalle deposizioni dei pentiti, dalle intercettazioni e dalle chat criptate. Un presunto capopiazza detenuto ha continuato a percepire, tramite la moglie, lo stipendio di 20 mila euro al mese (corrispondente al tetto fissato per i manager di Stato), e un compagno di cella teneva nascosto il telefonino con cui proseguiva a dare disposizioni all’esterno.

Tra i delitti indicati per descrivere l’attività gangsteristica che accompagna questa gestione del traffico di droga, pm e gip inseriscono anche l’omicidio di Fabrizio Piscitelli detto «Diabolik», il capo ultrà laziale freddato sulla panchina di un parco romano il 7 agosto 2019. Un mese prima di quello sparo, un pregiudicato molto legato a Michele Senese è stato registrato mentre diceva a un complice: «Sta girando una batteria a Roma di lupi famelici… A Diabolik gli hanno messo una bomba… Gente di Michele…».
A maggio era esploso un ordigno davanti alla sede degli Irriducibili della Lazio che Piscitelli commentò evocando la violenza politica degli anni Settanta, mentre le ragioni — secondo il boss intercettato — erano altre: «
Si è rubato i soldi dei carcerati… Il paraculo è riuscito a prendere tempo… era segnato… Peppe Molisso, un pischello braccio destro di Michele, c’ha 100 uomini a Tor Bella Monaca… L’hanno proprio chiamato, gli hanno detto vieni un po’ qua… erano in 30 tutti accavallati (armati, ndr)… Fabrizio quando li ha visti ha sbiancato perché gli sta facendo delle prepotenze a delle persone…».

Poche settimane dopo Piscitelli venne assassinato. Il sospetto killer sotto processo, Raul Esteban Calderon, è tra i destinatari degli ordini d’arresto di ieri per una cessione di tre chili di cocaina che avrebbe fatto su ordine di Molisso con la mediazione di Alessandro Capriotti, l’uomo che aveva dato appuntamento a Piscitelli sulla panchina del parco. Molisso e Capriotti, come Bennato, sono stati inquisiti e archiviati come mandanti del delitto, ma le indagini a loro carico sono state riaperte.

19 marzo 2025

fonte:https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/25_marzo_19/roma-narcotraffico-droga-gomorra-3ed8f60f-0c5b-4784-92d3-28b307191xlk.shtml