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Il patto tra Cosa nostra e Castiglione per le Regionali: «A Catania può fare quello che vuole. Dopo il sindaco c’è lui»

24/02/2025 di Dario De Luca, Tempo di lettura 5 min

Soltanto alcuni giorni fa il deputato regionale Giuseppe Castiglione appariva sorridente durante il taglio del nastro per l’inaugurazione di un sito archeologico a Misterbianco. In quella foto c’è forse l’ultimo momento pubblico prima dell’arresto con il pesante fardello dell’accusa di scambio elettorale politico-mafioso. Un presunto patto illecito che l’ex presidente del consiglio comunale di Catania avrebbe siglato per riuscire a centrare l’elezione all’Ars nel 2022 con la lista dei Popolari e autonomisti. Dietro i suoi 5397 voti si nasconderebbero gli interessi di alcuni personaggi di spicco del panorama mafioso etneo e quelli di Domenico Colombo. Già coinvolto nel blitz Sangue blu, il suo nome è tra quelli più citati nelle 1300 pagine dell’ordinanza dell’operazione Mercurio di oggi. Colombo non è solo un ex dipendente della partecipata Sostare, poi distaccato all’Asec, ma è anche il cugino dell’ex reggente di Cosa nostra a Catania Francesco Santapaola, detto Coluccio come il padre Salvatore, cugino del più noto Nitto Santapaola. Il sostegno di Cosa nostra a Castiglione per il Ros sarebbe stato paragonabile a un percorso cominciato almeno a ottobre 2021. Per Colombo il presidente del Consiglio «era uno che si poteva sedere». Cioè una persona disponibile ad ascoltare le richieste, nello specifico quelle di Cosa nostra. A dare la propria disponibilità nel sostenere la corsa di Castiglione compare anche il nome di Rosario Bucolo, indicato come il responsabile della famiglia di Cosa nostra dei Santapaola nella zona del Castello Ursino. Bucolo avrebbe messo a disposizione voti e in cambio l’obiettivo non era ottenere denaro ma assegnazioni di lavori, forniture pubbliche al cimitero di Catania e altri favori anche abbastanza banali, come il rifacimento delle strisce pedonali in una strada del quartiere Librino. Un presunto scambio che avrebbe previsto precise garanzie da parte del politico autonomista, a quanto pare desideroso di avere un elenco del numero di elettori e dei voti che Bucolo avrebbe potuto garantire alla causa. Regole ben note al referente dei Santapaola: «Noi l’importante è che apriamo un patronato con una cristiana che si sa sbrigare i documenti che dobbiamo fare a bomba. Giusto? – dicevano – E incominciamo a fare numeri, perché i numeri si fanno così e non con le chiacchiere».

Il tornaconto di Cosa nostra era quello di creare una sorta di welfare parallelo a quello delle istituzioni. Anche riuscendo a sistemare una piazzetta a Librino ma rigorosamente «per il popolo» oppure garantendo posti di lavoro “perché noi portiamo solo benessere. Ma benessere lavorativo», sottolineava ancora Bucolo. Il peso politico riconosciuto a Castiglione d’altronde era di un certo spessore: «può fare quello che vuole a Catania. Perché lui comanda dopo il sindaco», dicevano. Bucolo e Colombo erano sicuri «Gliela diamo l’ammuttata (spinta in termini di voti, ndr). Io gliela do l’ammuttata!», diceva il primo al secondo uomo che a sua volta condivideva l’idea: «Anche io gliela do questa ammuttata forte! Tranquillo».

La causa politica di Castiglione sarebbe stata sposata anche da Antonino Bergamo, già coinvolto e condannato nel processo Iblis. Conosciuto con l’appellativo di Nino dello Sferro, dal nome della contrada in cui aveva una pompa di benzina, è considerato uno degli uomini di fiducia di Enzo Aiello, l’ex rappresentante provinciale di Cosa nostra a Catania ormai da anni detenuto. ll 7 ottobre 2021 gli inquirenti seguono i movimenti di Colombo e lo pedinano mentre incontra Castiglione. I due, stando alla ricostruzione dei carabinieri, si sarebbero diretti prima proprio in contrada Sferro, per incontrare Bergamo, e poi a Librino al cospetto di Bucolo. «Mbare stai sereno – diceva Colombo al politico autonomista – Ora ti sto presentando due persone, una che ti mette 230 voti scritti: lui ha una cosa grossa di pompe funebri. E poi allo Sferro c’è lui. Ha Sferro, tutti amici pure!». Castiglione appariva però preoccupato sull’andamento della campagna elettorale ma a rassicurarlo ci pensava sempre Colombo: «Parlano bene. Dice “è un caruso tranquillo, è un caruso che si mette a disposizione“. Le microspie riescono a captare anche parte del discorso tra lo stesso referente di Cosa nostra e Castiglione: «Io qui ci sto mettendo la faccia» diceva Bucolo al politico. «Io sono uno per le cose giuste, se io ti dico che la cosa la faccio, la faccio». Bucolo dal canto suo assicurava di potere pescare voti anche nelle case di cura, dove votano in un modo o nell’altro gli anziani, ma anche nel circuito della ambulanze private.

Due mesi prima, l’8 luglio 2021, gli investigatori ascoltano un dialogo che avviene nella macchina di Colombo. Insieme a lui questa volta c’è Matteo Marchese, ex vicesindaco e consigliere comunale a Misterbianco. L’oggetto della discussione è il motivo per il quale Giuseppe Castiglione ha contattato Colombo nei giorni precedenti ma questa volta non si parla di voti ma di soldi: «Dice “Mi servono 2000 euro” – racconta Colombo a Marchese riferendosi alle parole che avrebbe pronunciato l’allora presidente del Consiglio di Catania – Perché ora lui se ne sta andando a Malta e gli servono i soldi. Già l’ha fatto diverse volte», sostiene Colombo. I soldi, secondo la ricostruzione riportata dagli investigatori, sarebbero stati messi a disposizione dalla moglie di Francesco Santapaola . Parole che stupiscono lo stesso Marchese: «Ma sei serio mbare che ti ha chiesto i soldi?».

La fibrillazione delle settimane precedenti alle regionali, che si sono svolte il 25 settembre 2022, è fatta da decine di incontri e mangiate. Uno di questi secondo gli inquirenti è particolarmente importante. Si tiene ad Aci Catena e c’è l’immancabile Colombo, ma al posto di Giuseppe Castiglione c’è il padre, Santo. Volto noto della politica locale, morto a dicembre 2023, in passato è stato assessore di Umberto Scapagnini. Insieme ai due c’è un terzo soggetto, «una persona importante». Presenza che avrebbe però preoccupato proprio Castiglione senior: «Gli accordi falli tu con questi cristiani – diceva a Colombo – Noialtri siamo pezzi grossi, non ci possiamo fare vedere con gente dell’ambiente. Io lo capisco che qua comanda lui”. Ad elezione avvenuta Bergamo e Colombo commentavano il secondo posto di Castiglione nella lista dei Popolari e autonomisti con quasi 5500 voti dietro all’ex assessore Giuseppe Lombardo, nipote dell’ex governatore Raffaele: «Adesso fallo divertire – dicevano Bergamo in merito all’elezione di Castiglione – Poi ci andiamo alla carica». Pochi attimi prima Colombo e Bergamo avevano festeggiato direttamente al telefono con il nuovo deputato regionale: «Abbiamo vinto. Abbiamo vinto. Nino abbiamo vinto».

Fonte:https://meridionews.it/patto-cosa-nostra-giuseppe-castiglione-regionali/