Giuseppe Cirillo 20 Ottobre 2024
Da “Diabolik” a Bellocco, da Roma a Milano, le indagini rivelano i legami tra ultras e crimine organizzato
Le indagini della procura di Milano hanno rivelato un intreccio tra gli interessi degli ultras e quelli della criminalità organizzata, che va ben oltre la semplice passione sportiva. Questa rete complessa si estende da Milano, con le tifoserie organizzate di Milan e Inter, fino a Roma, dove, all’ombra dello stadio Olimpico, figure legate alle curve della Lazio e della Roma collaborano con organizzazioni criminali come ‘Ndrangheta e Camorra. Un evento che potrebbe rappresentare l’inizio di una nuova fase nelle alleanze tra ultras e criminalità organizzata è la morte del capo ultras della Lazio, Fabrizio Piscitelli, noto anche come “Diabolik”, assassinato nel 2019. La sua morte ha lasciato un’eredità che continua a influenzare le attuali dinamiche criminali dentro e fuori gli stadi. Piscitelli, infatti, non era solo un leader carismatico della curva nord biancoceleste, ma anche un criminale con un passato nel narcotraffico e legami profondi con la Camorra, in particolare con il boss Michele Senese. Negli anni, “Diabolik” è riuscito a consolidare il suo ruolo criminale, arrivando a gestire lucrosi traffici illeciti fatti di commercio di droga e business del merchandising. Dopo la morte di Piscitelli, gli equilibri all’interno della Curva Nord della Lazio e della Curva Sud della Roma sono cambiati. La successione al potere – come ha ricordato il Domani – è stata caratterizzata da nuovi protagonisti che hanno mantenuto, o addirittura intensificato, i rapporti con la criminalità organizzata. Tra questi emergono nomi come Claudio Corbolotti e Franco Costantino, legati al passato fascista del tifo laziale, e Alessandro Morgelli, detto anche “il Cinese,” uno dei capi storici della curva che ha preso le redini lasciate vacanti da “Diabolik”.
Le “Due curve”
La situazione a Roma rispecchia quella di Milano, dove anche i gruppi ultras di Inter e Milan hanno sviluppato legami con la ‘Ndrangheta. Le indagini hanno portato alla luce la figura di Marco Ferdico, un capo ultras dell’Inter che aveva facilitato l’ingresso di criminali come Antonio Bellocco, esponente della ‘Ndrangheta di Rosarno, nell’ambiente milanese. Bellocco, trasferitosi dalla Calabria, era riuscito ad accumulare rapidamente grandi somme di denaro attraverso attività illegali legate anche al tifo organizzato. Dall’inchiesta “Due curve” della Direzione distrettuale antimafia di Milano sono emersi dettagli su come il denaro venisse nascosto e reinvestito, con episodi come quello riportato dalla Gazzetta del Sud, in cui Bellocco avrebbe consegnato uno zaino contenente circa 40.000 euro a un amico. Le intercettazioni hanno rivelato che i guadagni di Bellocco non servivano solo a mantenere un tenore di vita elevato e sostenere la famiglia, ma anche a finanziare investimenti del fratello Carmelo in Germania. Con il passare del tempo, l’influenza di Bellocco all’interno della Curva Nord dell’Inter è andata via via crescendo, insieme a quella di Marco Ferdico e di un altro capo ultras della Curva Nord, Andrea Beretta, il 49enne che il 4 settembre 2024 ha accoltellato a morte Bellocco.
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