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I primi sospetti su Scarantino

I primi sospetti su Scarantino

28 Novembre 2020

Uno degli passaggi più opachi dell’indagine riguarda la mancata redazione del verbale di sopralluogo eseguito da Vincenzo Scarantino in via Messina Marine per il riconoscimento della carrozzeria di Orofino. Sopralluogo che ebbe, per ciò che ha potuto ricostruire la Corte di Assise di Caltanissetta nel Borsellino quater, esiti abbastanza negativi sull’attendibilità dello Scarantino:

Dell’esecuzione di un siffatto sopralluogo presso la carrozzeria di Orofino, vi è traccia anche per le dichiarazioni testimoniali rese dagli inquirenti dell’epoca… Tuttavia, del verbale di sopralluogo, sicuramente eseguito con Vincenzo Scarantino, non vi è alcuna traccia nei fascicoli dei precedenti processi né dell’atto vi è alcuna menzione nelle sentenze dei precedenti processi”…

Così ricostruisce quella vicenda in Commissione, con ricordi per la verità assai lacunosi, l’allora procuratore aggiunto Paolo Giordano:

FAVA, presidente della Commissione. Come mai non ci fu un verbale del sopralluogo che fece la Polizia con Scarantino nel garage dove… la 126…

GIORDANO. Ah non lo so, come mai…non ho partecipato a questo sopralluogo…

FAVA, presidente della Commissione. No, questo sopralluogo non ebbe alcun magistrato presente… infatti, come mai non c’era nessun magistrato?

GIORDANO. Non lo so, questo non glielo so dire. Questo non lo so. Queste sono sempre da interpretare, sempre in quel discorso lì, di un La Barbera, insomma, che viene accreditato come il numero delle investigazioni, ci fidiamo di lui…

FAVA, presidente della Commissione. Cioè c’è una delega piena sul piano della fiducia…

GIORDANO. C’era…perché è vero che il pubblico ministero, teoricamente, dovrebbe sorvegliare, dovrebbe criticare, ecc. Ma quando ha l’attrezzatura, le conoscenze, il sapere investigativo, cosa che nessuno di noi…

FAVA, presidente della Commissione. In questo caso era soltanto un sopralluogo per verificare la compatibilità tra le cose che diceva Scarantino e le cose che lì trovava. Quindi non c’era bisogno di una grande esperienza…

GIORDANO. Sì, il riscontro lo faceva il gruppo Falcone…sulle dichiarazioni di Scarantino, erano loro che prendevano cognizione dei riscontri…

Anche la pm Palma, ascoltata in dibattimento durante il Borsellino quater, non ha saputo offrire valide spiegazioni sulla scomparsa di quel verbale (ammesso che sia mai stato redatto) né sul motivo per cui le palesi contraddizioni di Scarantino non vennero mai acquisite in sede di indagine: la credibilità del collaboratore di giustizia rimase incredibilmente integra.

P.M. Dott. LUCIANI – … Senta, le volevo chiedere se lei ha avuto contezza di attività di sopralluogo svolta da Scarantino Vincenzo in Palermo dopo l’espletamento dei primi interrogatori con l’Autorità Giudiziaria. Anzitutto se le risulta questo dato.

TESTE A. PALMA – Sì.

P.M. Dott. LUCIANI – Che Scarantino fece dei sopralluoghi a Palermo.

TESTE A. PALMA – Sì, sì, sì. (…)

P.M. Dott. LUCIANI – Ora io le chiedo, chiaramente… uno sforzo di memoria: se lei ha contezza di aver visto la relazione che faceva riferimento a quei sopralluoghi, cioè il documento in cui la Polizia Giudiziaria consacra quello che è stato fatto alla presenza di chi e quant’altro.

TESTE A. PALMA – Io non le posso dire no, perché le devo dire non ricordo proprio, ecco, non ricordo proprio, che è un no.

P.M. Dott. LUCIANI – Cioè lei ha contezza del dato che vennero fatti dei sopralluoghi con Scarantino?

TESTE A. PALMA – Sì, sì, sì, questo mi ricordo. Non so da che… da che cosa me lo ricordo, forse da qualche domanda che è stata fatta nel corso dei tre dibattimenti, dei sopralluoghi me lo ricordo. Ma d’altra parte non mi meraviglia più di tanto, perché spesso ai collaboratori si fanno fare i sopralluoghi.

P.M. Dott. LUCIANI – …siccome noi non riusciamo a reperire il documento… TESTE A. PALMA – Ah! No, no, no, io non…

P.M. Dott. LUCIANI – La relazione di servizio, per questo io glielo chiedo. TESTE A. PALMA – No, no, no.

P.M. Dott. LUCIANI – Se lei ha avuto contezza.

TESTE A. PALMA – No, io non… non ho mai visto una cosa del genere, ecco. (…)

P.M. Dott. LUCIANI – Ma lei ricorda di essersi poi confrontata con qualche appartenente al gruppo Falcone – Borsellino dopo che apprese questa circostanza…

TESTE A. PALMA – No.

P.M. Dott. LUCIANI – …per verificare che tipo di sopralluoghi fossero stati fatti, dove, alla presenza di chi?

TESTE A. PALMA – No, non mi sono confrontata… Io non li… non li avevo nel fascicolo ‘sti sopralluoghi e quindi non avevo motivo di approfondire. Io ho approfondito tutto quello che ho trovato nei fascicoli.

P.M. Dott. LUCIANI – Però perdoni se insisto: nel momento in cui lei apprende dibattimentalmente…

TESTE A. PALMA – No, no, no.

P.M. Dott. LUCIANI – …se ho capito bene, che erano stati fatti dei sopralluoghi e lei non ne aveva materialmente nel fascicolo, come ci dice ora…

TESTE A. PALMA – Non mi sono posta assolutamente il problema, devo dire forse sarò stata ignorante.

I VERBALI “ANNOTATI”

Altro nodo cruciale della vicenda in esame è rappresentato dai verbali delle dichiarazioni di Scarantino con annotazioni in calce non sue, annotazioni scritte da uno dei poliziotti del gruppo “Falcone-Borsellino” che – è il sospetto degli inquirenti – avrebbero dovuto aiutare e “accompagnare” il collaboratore nell’affrontare in dibattimento l’interrogatorio su quegli argomenti.

A tal proposito, preziosa è stata l’audizione dell’avvocato Scozzola:

AVVOCATO SCOZZOLA: Dopo i fatti di questa ritrattazione (quella televisiva del luglio ‘95, ndr), la signora Basile, la moglie, è venuta a Palermo, perché ha lasciato sia pure con difficoltà il luogo protetto del marito… A quel punto ho saputo tutta una serie di fatti ivi compreso quello studio terribile che è stato fatto fare a Scarantino quindici giorni prima per la precisione, dal 12 maggio del ’95 sino al momento dell’audizione al Borsellino 1… Per quindici giorni Scarantino si esercitò, diciamo, a memorizzare domande e risposte per come sarebbe potuto andare il dibattimento…

Sull’entrata in scena di tali verbali, ha riferito dinanzi questa Commissione anche l’avvocato Rosalba Di Gregorio:

FAVA, Presidente della Commissione. Sui verbali annotati, diamo per acquisita la vicenda e non abbiamo bisogno di ricostruirla nel dettaglio, ci può ricordare quali erano i verbali a cui si faceva riferimento, chi notò, rilevò questa anomalia, quali sono state le diverse versioni di Scarantino su queste annotazioni e la versione invece del sottufficiale di polizia che avrebbe materialmente annotato.

Avv. DI GREGORIO ROSA ALBA. Vengono consegnati alla Corte nel processo Borsellino bis 1° grado dopo la ritrattazione del settembre 1998 fatta in udienza a Como, dove Scarantino accusò tutti i magistrati, tutti i poliziotti… Disse tra le altre cose che aveva dei documenti a casa che sono i verbali che gli facevano avere per studiarli. Una parte c’è ancora. …li consegnò alla Corte ed è quello che noi chiamiamo… la ‘carpetta azzurra’ che contiene i verbali. (…) Su questi verbali ci sono tutte le parti segnate, annotazioni ai margini e in più ci sono dei fogli protocollo di domande che non si capisce a chi avrebbero dovuto essere rivolte e che sono annotate dall’ispettore Mattei che se ne assume, già dal Borsellino bis, la paternità dicendo che fossero dettature di Scarantino: “noi ci sacrificavamo a leggere gli interrogatori a Scarantino, essendo lui incolto ed ignorante, e lui ci dettava le correzioni e i dubbi”.

FAVA, Presidente della Commissione. Annotazioni dietro dettatura e suggerimento di Scarantino.

Avv. DI GREGORIO ROSA ALBA. Cosa che non reggeva già allora per il semplice fatto che c’erano scritte delle cose che non erano compatibili con questa versione e non regge più oggi nel momento in cui si sa che questi ricordi non poteva perfezionarli perché non erano ricordi suoi ma erano cose che ha dovuto imparare. C’è la richiesta di rinvio a giudizio per questo perché nel Processo quater si è fatta pure una consulenza grafica e si è visto che la scrittura è dell’ispettore Mattei.

LA NOTA DI BOCCASSINI E SAJEVA

La compattezza con cui l’intero pool di Caltanissetta asseconda la direzione impressa da La Barbera alle indagini su via D’Amelio dando credito alle propalazioni di Scarantino viene messa in discussione, improvvisamente, da due lettere con cui la pm Ilda Boccassini (assieme al collega Roberto Sajeva, cofirmatario della seconda lettera) prende le distanze dall’indagine e dalle conclusioni cui si sta arrivando.

La prima lettera è a firma della sola Boccassini (10 ottobre 1994). I destinatari sono il procuratore aggiunto Giordano e, per conoscenza, il procuratore capo Tinebra; la Boccassini lamenta il proprio mancato coinvolgimento nella definizione degli indirizzi investigativi successivi alle (“sorprendenti” le definisce) dichiarazioni di Scarantino. Sottolinea la Boccassini nella sua lettera a Giordano e Tinebra:

“…di una dissonanza delle opinioni da me espresse, in una riunione tenuta nei primi giorni di settembre, da quelle degli altri colleghi in ordine: alle assunzioni delle dichiarazioni con le quali

mi si diceva –Scarantino Vincenzo aveva chiamato in correità nella strage di via D’Amelio i collaboratori di giustizia Cangemi, La Barbera e Di Matteo; alla valutazione dell’attendibilità delle dichiarazioni suddette (che io giudicavo, sulla base di argomenti logici, scarsamente credibili); alla necessità di tempestivi interrogatori – da assumere esclusivamente con le forme con le forme imposte dal codice di rito – dei collaboratori chiamati in correità ed eventualmente ai successivi confronti con Scarantino Vincenzo; all’opportunità di dare tempestivo avviso delle nuove emergenze investigative alla D.D.A di Palermo; alla necessità di adoperarsi per un rinvio del dibattimento relativo ai primi quattro imputati della strage di via D’Amelio…”

La seconda lettera, firmata assieme a Sajeva, è datata 12 ottobre 1994 (con nota di trasmissione del 19 ottobre 94): destinatari il Procuratore di Caltanissetta e quello di Palermo e si mettono in discussione, in modo assai critico, le dichiarazioni di Scarantino e di Andriotta raccolte tra il settembre e l’ottobre di quell’anno. Scrivono in conclusione nella loro nota Sajeva e la Boccassini:

L’inattendibilità delle dichiarazioni rese da Scarantino Vincenzo in ordine alla partecipazione alla strage di via D’Amelio – prima affermata come certa e poi come possibile – di Cancemi, La Barbera e Di Matteo suggerisce di riconsiderare il tema della attendibilità generale ditale collaboratore…”

fonte:https://mafie.blogautore.repubblica.it/