22 Ottobre 2024 – 19:49
Questo articolo ci è riuscito facile e non abbiamo avuto bisogno di approfondire il fondamentale capo 1 semplicemente perché esiste una catena logica, tra questi nomi che noi denunciamo da anni. Ricordate quando avvolgemmo tra le manette, in una foto, palazzo Castropignano?
CASERTA (g.g.) Al di la di quelle che saranno le decisioni assunte dal gip del tribunale di S. Maria C.V. in applicazione del decreto Nordio, sulle richieste formulate dalla Procura della Repubblica, bisogna riconoscere che questa con l’ultima indagine imperniata sulle figure, che secondo CasertaCe sono inquietanti da almeno 4 lustri, come non abbiamo mai avuto timore di scrivere, dei fratelli Franco e Giulio Biondi, ha dimostrato di avere le idee chiare.
Queste idee sono rimaste per un po’ di tempo, purtroppo, chiuse in certi cassetti ma poi, grazie alla lungimiranza, all’attenzione e ad una interpretazione rigorosamente giuridica del ruolo di procuratore della Repubblica, da parte di Pier Paolo Bruni, sono riemerse esplicitando la gravità del quadro indiziario a carico di tutti gli indagati.
Le idee chiare sono soprattutto quelle che si concretizzano nella contestazione del gravissimo reato di associazione a delinquere, finalizzata a compiere molteplici delitti di turbata libertà degli incanti, in pratica gare d’appalto truccate.
Ora, chi conosce bene le cose di Caserta e legge i nomi degli indagati per associazione a delinquere per i quali, conseguentemente, Il pubblico ministero Anna Ida Capone, chiede l’arresto in carcere non rimane certo sorpresa dalla sequenza dei nominativi che, ripetiamo, chi ha esperienza di come abbiano funzionato, si fa per dire, le cose in certi uffici di palazzo Castropignano non certo casualmente da noi definiti per anni e anni cucine degli orrori, si configura come sequenza logica. Da un lato i fratelli Franco e Giulio Biondi potentissimi dirigenti di comuni diversi ossia Caserta e San Nicola la Strada che urbanisticamente, topograficamente, sono un tutt’uno, perché la differenza tra Caserta e San Nicola è solo una statuizione amministrativa. Come case, palazzi, strade, marciapiedi sono la stessa cosa, la stessa città, lo stesso conglomerato. Le relazioni anzi le interrelazione diventano un fatto naturale e non è mai stato un caso che la famiglia Biondi abbia avuto la necessità di comandare questa macro città di 100mila abitanti attraverso l’impegno diretto di due fratelli
Quello che sta emergendo dalle ultime indagini della procura della Repubblica di SMCV e anche l’interessantissimo ruolo delle cosiddette “seconde schiere”. Due persone per tutte: Di Tora indagato nell’ordinanza che portò agli arresti domiciliari dell’assessore Massimiliano Marzo, dello stesso Franco Biondi, dell’altro dirigente Giovanni Natale etc
In questa richiesta, invece, affiora il nome di Michele Amato anche lui destinatario di un’istanza finalizzata ad ottenere l’arresto in carcere sempre per il reato di associazione a delinquere di cui sopra.
Cosa hanno in comune Di Tora e Michele Amato? Un pezzetto di carta, quella che si definisce cartina al tornasole, che ha assunto un significato traslato molto più importante di quello letterario. Di Tora e Michele Amato sono stati entrambi premiati, negli anni, dall’amministrazione comunale di Caserta con il riconoscimento della cosiddetta elevata qualificazione e consente loro di intascare stipendi da 2,500 euro al mese o anche di più
E allora, quelli come noi che hanno scritto della cucina degli orrori 10 anni fa cosa devono scrivere oggi o meglio, cosa devono ribadire oggi sul discrimine che ha consentito a certi impiegati del Comune di Caserta, soprattutto quelli dell’ufficio tecnico, di fare carriera? La differenza è che prima lo scrivevamo solo noi, oggi quello che noi abbiamo sostenuto lo leggiamo nelle ordinanze, lo leggiamo nel pesante avviso di garanzia che ha colpito Di Tora, lo leggiamo nella richiesta di arresti in carcere relativa a Michele Amato. Ecco qual è l’anti stimmate che è occorsa per far carriera al Comune di Caserta: prestarsi ai metodi di un comandante, di un sultano come Franco Biondi che noi da 10 anni denunciamo come una gramigna che ammorba quelle stanze. Ma ve la ricordate la fotografia che andremo a riesumare, se la troveremo, nei giorni prossimi con la quale legavamo con le manette l’intero palazzo Castropignano. L’abbiamo pubblicata nel 2015, quasi 10 anni fa. Il tempo è galantuomo. Come è galantuomo nella messa a nudo dell’attività di soggetti quali Francesco Cerreto. Oggi pomeriggio impazzivamo per ricordarci quando ce ne eravamo occupati. Poi qualche anima buona, che ci aiutò a suo tempo, ce l’ha ricordato. Questo è uno che ha dettato legge e fatto i propri comodi sia nel cimitero principale di Caserta sia in quello collinare di Casola, luogo dove non a caso risiede. Ha un codice ateco da costruttore ma nel suo oggetto sociale c’è inserito anche la cura del verde. Quante persone, quanti parenti di defunti sono stati più o meno agganciati da questi personaggi che offrivano questo o quel servizio ai figli, alle mogli, ai parenti di defunti. Più di qualcuno ha tentato, stando al Comune, di sradicare questi feudi.
Non ci è riuscito e oggi capiamo perché. O meglio ci viene confermato il perché in quanto esiste, come scritto prima, una sequenza logica del fatto che Franco Biondi e Cerreto stiano dentro alla stessa contestazione di associazione a delinquere frutto della costituzione di un cartello di ditte inamovibili che hanno goduto della protezione, della tutela e della copertura degli uffici del Comune di Caserta. Non abbiamo letto nemmeno una riga, ancora, del capo 1 della richiesta della procura. Quest’articolo ci è venuto facile perché è una fotocopia di quelli che abbiamo scritto negli anni, che hanno trovato riscontro nella sequenza, ripetiamo logica, delle persone indagate per associazione a delinquere. I due Biondi, Amato, Cerreto, e, dalla parte di San Nicola la Strada l’ assessore dimessosi nei giorni scorsi, Gaetano Mastroianni, Giuseppe Fazzone che dall’interno delle stanze del Comune mediava per conto di quest’ultimo il dipendente Francesco Zoleo, di cui ci piacerà controllare la sua posizione per capire se, al pari di Di Tora, di Amato sia stata data pure a lui un elevata qualificazione o almeno una posizione organizzativa e infine gli altri imprenditori su cui magari potremo approfondire meglio le relazioni storiche all’interno del cartello monopolistico frutto dell’associazione a delinquere, nei prossimi giorni, quali Giuseppe Cerullo, del Centro servizi srl, Domenico Natale, titolare di Un Seme per la vita, Raffaele Antonucci e Pasquale Viscusi rispettivamente proprietario e amministratore della Antonucci Garden srl.