Il rapporto presentato oggi a Napoli da Legambiente
Pubblicato il: 17/03/2025 – 12:15
NAPOLI In Campania, Calabria, Sicilia e Puglia, le quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa, si concentra il 45,7% dei reati accertati in tutta Italia e compiuti dalle ecomafie dal 1997 al 2023. Lo dicono i numeri presentati da Legambiente che oggi, a trent’anni dalla prima presentazione del rapporto Ecomafia, fa il punto della situazione durante la presentazione del Rapporto Ecomafia che si è svolta a Napoli nella chiesa di Sant’Aniello a Caponapoli. Sono 117.919 gli illeciti in questi quasi 30 anni in Campania, segue la Calabria con 84.472, la Sicilia con 82.290 e la Puglia con 73.773.
In questi trent’anni a spartirsi la torta in Campania, insieme ad imprenditori, funzionari e amministratori pubblici collusi, sono stati circa 230 i clan attivi in tutte le filiere analizzate da Legambiente: dal ciclo del cemento a quello dei rifiuti, dai traffici di animali fino allo sfruttamento delle energie rinnovabili e alla distorsione dell’economia circolare. Dalla fotografia scattata da Legambiente sulla presenza delle ecomafie in Campania a livello provinciale dal 2009 al 2023, Napoli guida la classifica per il numero dei reati ambientali con 23.979 illeciti penali, 24.544 persone denunciate, 309 arrestati e 11.122 sequestri. Seguono Salerno con 16.814 persone denunciate, 100 arresti e 3.180 sequestri e la provincia di Avellino con 9.844 reati, 7500 persone denunciate, 14 arresti e 1182 sequestri. Caserta, a quota 120, è al secondo posto per numero di ordinanze di custodia cautelare. La Campania è maglia nera sul fronte del ciclo illegale dei rifiuti, con 22.400 reati, 21.635 persone denunciate e arrestate con 10.252 sequestri effettuati seguita da Puglia (14.516), Calabria (10.810) e Lazio (9.989). Un virus, quello dei rifiuti illegali, che continua a infettare la Campania: 87 le inchieste (pari al 13,9% del totale nazionale) sviluppate dalla procure della regione (dall’inchiesta Ecoservice di giugno 2002 a Gatto Silvestro del 30 dicembre 2024), con 594 ordinanze di custodia cautelare (16,4% del totale nazionale), 844 persone denunciate (7,7%), 246 aziende coinvolte (14,2%); 8.850.930 le tonnellate di rifiuti sequestrate, sulla base dei dati disponibili, pari al 14,5% del totale nazionale; sono inoltre 80 le inchieste avviate in altre regioni che hanno interessato la Campania, per un totale di 167 (26,7%).
Terra dei fuochi
Un focus specifico dell’incontro, sempre per quanto riguarda gli smaltimenti illeciti di rifiuti, è stato dedicato al confronto con le istituzioni sulla sentenza della Corte europea dei diritti umani sulla Terra dei fuochi. «Sono trascorsi ventidue anni – commenta Mariateresa Imparato, presidente Legambiente Campania – quando abbiamo coniato il termine “Terra dei fuochi” nelle pagine del Rapporto Ecomafia 2003 di Legambiente. La recente sentenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo rappresenta una svolta fondamentale: si tratta di una sentenza pilota che impone un cambio di rotta per il territorio della Terra dei Fuochi, troppo a lungo abbandonato e vittima di ingiustizie ambientali e sociali. Alla luce del decreto che prevede la nomina del Commissario per la Terra dei fuochi, chiediamo di definire da subito un fondo straordinario, con nuove risorse rispetto a quelle già disponibili, per le bonifiche. È necessario che si lavori con celerità per far partire le bonifiche in questi territori feriti per troppi anni dagli ecomafiosi e dai trafficanti di rifiuti. Inoltre chiediamo di istituire un’Autorità indipendente di controllo, avviando un percorso partecipato, nelle forme e nei tempi indicati dalla sentenza, per garantire l’effettiva e immediata attuazione delle misure indicate dalla Corte Europea dei Diritti Umani e promuovere una nuova stagione di impegno istituzionale e civico nei territori più colpiti dai fenomeni d’inquinamento. È ora che anche per la Terra dei Fuochi soffi il vento dell’ecogiustizia. Per lo Stato italiano è tempo di assumersi le proprie responsabilità e di passare ai fatti per dare un nuovo futuro a questi territori». Cemento connection. I reati che caratterizzano questa “filiera” (dalle cave abusive ai reati in materia di demanio, dall’abusivismo edilizio ai lavori negli appalti per opere pubbliche) sono stati, dal 1992 al 2023, 30.177 reati ambientali, con 25.539 persone denunciate, seguita dalla Calabria (22.849) e dalla Puglia (18.788). Accanto al rilevante capitolo che riguarda i fenomeni illegali negli appalti, ad alimentare la filiera illecita del calcestruzzo c’è l’abusivismo edilizio che, nonostante si mantenga su livelli pressoché costanti ormai da qualche anno, vede sorgere comunque migliaia di nuovi abusi ogni anno. Nel corso della conferenza stampa Legambiente ha sottolineato positivamente l’impegno della Procura di Napoli nella demolizione degli immobili abusivi nell’area dei Campi flegrei e ad Ischia.