“Nemmeno gli accertamenti definitivi sono sufficienti a fare valere, in sede politica, le responsabilità per chi ha coltivato rapporti con i mafiosi. Mi riferisco alla sentenza definitiva della Cassazione sul caso Dell’Utri”. Le parole di Nino Di Matteo.
PALERMO – “Nemmeno gli accertamenti definitivi sono sufficienti a fare valere, in sede politica, le responsabilità per chi ha coltivato rapporti con i mafiosi. Mi riferisco alla sentenza definitiva della Cassazione sul caso Dell’Utri che fotografa una situazione in cui un imprenditore dal 1974 al 1992 ha stipulato e rispettato un patto di protezione con le famiglie palermitane mafiose più potenti. Quell’imprenditore nel frattempo è diventato un politico e discute ancora oggi di come riformare la costituzione”. L’ha detto il pm Nino Di Matteo alla presentazione del libro di Franco La Torre, figlio di Pio, “Sulle ginocchia”, presentato alla bottega di Libera, a Palermo, in occasione del 33esimo anniversario dell’uccisione, da parte della mafia, di La Torre e del suo collaboratore Rosario Di Salvo.
“La politica nella migliore delle ipotesi– ha aggiunto – aspetta l’esito delle inchieste giudiziarie come se la responsabilità politica dovesse coincidere con quella penale”. “La Costituzione si ama, si rispetta e si applica passando da una lotta senza quartiere alla mafia – ha proseguito -. Quella di Pio La Torre è stata l’applicazione concreta di una politica dei diritti che allora non poteva che passare da una ribellione al metodo mafioso applicato alla gestione ufficiale e istituzionale del potere”. “Come scrive l’autore, il Pci nella considerazione dell’ opinione pubblica era un partito antimafia – ha detto il pm -, peculiarità poi appiattita. Oggi le formazioni politiche non hanno quella connotazione antimafia che aveva caratterizzato da sempre la storia del Pci”. (ANSA).