Marco Lillo 17 Ottobre 2024
Antimafia e conflitti d’interessi – C’è un interesse politico ad affermare che i pm di Palermo nel 1991 affossarono “Mafia e appalti” del Ros e che dietro Striano ci fosse una centrale di spionaggio organizzata
La presidente della Commissione Antimafia Chiara Colosimo si è fatta promotrice di un disegno di legge che inserisce l’obbligo di astensione per i commissari che si trovino in situazione di conflitto di interessi o incompatibilità.
La ‘proposta Colosimo’ punta a far fuori i senatori M5S Roberto Scarpinato e Federico Cafiero de Raho dalle audizioni su due questione centrali nel lavoro della Commissione: la rilettura dell’indagine ‘mafia-appalti’ di cui si occupò nel 1992 Scarpinato; gli accessi abusivi effettuati dal tenente Pasquale Striano in forze alla DNA negli anni in cui la superprocura è stata diretta prima da De Raho e poi dall’attuale procuratore Gianni Melillo.
La questione dell’astensione indotta dei due senatori può essere letta da due punti di vista. De Raho è stato il capo dell’ufficio dove lavorava (e spiava abusivamente secondo l’accusa) Striano ma ciò non basta a sostenere che la sua astensione sul ‘caso dossieraggi’ sia un bene per la collettività.
Non c’è nessuno in quella Commissione che ne sappia più di lui sull’argomento. Per la procura di Perugia De Raho è esente da responsabilità sulle azioni di Striano. Allo stato si può pensare paradossalmente che sia lui il soggetto più interessato a fare chiarezza su quel che è accaduto con l’accesso sui redditi del ministro Guido Crosetto (avvenuto quando lui era già andato via dalla DNA) e anche prima e dopo. Se l’interesse di De Raho è dunque lo stesso della Commissione, cioè l’accertamento della verità sull’azione in ipotesi illegale e deviata del tenente Striano, non c’è ragione di impedirgli di partecipare alle sedute e di leggere le carte che arrivano da Perugia.
Allo stesso modo, o si dimostra che Roberto Scarpinato ha interesse a nascondere qualcosa su quanto è accaduto a Palermo dal 1991 in poi, dopo l’arrivo del rapporto mafia-appalti del ROS di Mario Mori, oppure non sussiste un suo conflitto di interesse con quello della Commissione di accertare la verità.
Allora, visto che si parla tanto di conflitti di interesse potenziali, mettiamo da parte l’ipocrisia e proviamo a dare un’occhiata agli interessi in campo.
C’è un interesse del generale dei Carabinieri Mario Mori e di molti esponenti del centrodestra a sostenere che il rapporto dei Carabinieri del ROS nel 1991 era un’informativa formidabile nella quale c’era già scritto tutto e che invece fu svalutata dai pm di Palermo tra i quali Scarpinato? Noi pensiamo di sì.
Allo stesso modo c’è un interesse del centrodestra a sostenere che Striano non sia solo un funzionario infedele, una mina vagante che (senza dire nulla al vertice della DNA e senza trarne un euro) godeva a carpire e far uscire sui giornali notizie su Crosetto e altri potenti? C’è interesse politico a trasformarlo mediaticamente grazie alle audizioni in Antimafia nella pedina di un mercato dei dati, nel burattino di una fantomatica centrale del dossieraggio, che non è stata esclusa, anzi, nelle fluviali audizioni dei procuratori Cantone e Melillo? Noi pensiamo di sì.
C’è un interesse politico da parte del centrodestra, guidato per un quarto di secolo da Silvio Berlusconi, già indagato a intermittenza tra un’archiviazione e l’altra, fino alla sua morte, come mandante esterno delle stragi di mafia realizzate dai boss più efferati di Cosa Nostra nel 1993, a mettere sulla graticola due procuratori simbolo candidati proprio per la loro storia antimafia dal M5S? Noi pensiamo di sì.
C’è un interesse politico di una parte del centrodestra a sostenere con la grancassa della Commissione Antimafia l’azione della Procura di Caltanissetta che indaga per reati gravissimi (e prove che si scoprono un po’ traballanti) gli ex pm Gioacchino Natoli e Giuseppe Pignatone? Forse sì. C’è un interesse politico della destra a non sollevare il tema delle intercettazioni passive di Scarpinato e della loro trasmissione perché il danneggiato non è Renzi ma l’ex pm M5S? Noi pensiamo di sì. C’è un interesse a trattare come autorevoli e illuminanti le letture opinabili dell’avvocato dei figli di Borsellino, Fabio Trizzino? Noi pensiamo di sì.
C’è un (legittimo per carità) interesse dei Carabinieri imputati per tanti anni e poi assolti con formula piena, in testa il generale Mario Mori, a ribaltare la lettura della loro stagione investigativa dei primi anni ‘90 con un teorema inverso che metta in croce finalmente non il ROS ma proprio pm come Scarpinato che hanno gestito l’indagine mafia appalti del ROS ma soprattutto hanno sostenuto l’accusa (infondata per la Cassazione) nel processo Trattativa contro Mori e i suoi? Secondo noi sì, questo interesse c’è.
E allora facciamo un esempio concreto dell’applicazione della ‘Legge Colosimo’ alle prossime audizioni dell’Antimafia.
Le audizioni di familiari, avvocati ed ex colleghi di Borsellino, sono con tutta probabilità l’antipasto che prepara il piatto forte: l’audizione di Mario Mori.
Il generale si siederà davanti alla Commissione e dirà la sua verità su tutto. Sul rapporto mafia-appalti, sull’incontro con Paolo Borsellino del giugno 1992 e magari sulla mancata perquisizione del covo di Riina, sul mancato arresto di Provenzano a Mezzojuso e sulla trattativa con Vito Ciancimino.
A San Macuto si sentirà una musica intonata dai commissari e diretta dalla presidente Colosimo.
La nota stonata dell’ex procuratore generale del processo Trattativa sarà messa fuori dal coro prima di quel giorno?
L’interesse della collettività è che ci sia anche il senatore Scarpinato a fare domande a Mori insieme al senatore Maurizio Gasparri? Allo stesso modo: l’interesse della collettività è chi ci sia o no De Raho ad ascoltare il suo successore Melillo quando racconterà la sua versione della storia dei dossieraggi alla prossima audizione in Antimafia?
In Commissione siedono sei parlamentari di Forza Italia, partito fondato da Berlusconi con Marcello Dell’Utri, indagati insieme per le stragi di mafia del 1993. Dell’Utri è stato anche condannato definitivamente per concorso esterno per la sua attività di mediazione tra Cosa Nostra e il gruppo Berlusconi, fino al 1992.
Dopo l’entrata in vigore della ‘Legge Colosimo’ i parlamentari avrebbero 10 giorni di tempo per dichiarare se si trovano in conflitto di interesse potenziale con alcuni filoni della loro attività in commissione.
Chi stabilirà se ha più titolo a restare in Commissione quando si parla di stragi un parlamentare del partito fondato da Dell’Utri o un ex pm antimafia? Ovviamente non un giudice terzo, non la Cassazione o la Corte Costituzionale. Sarà il medesimo Parlamento. O meglio la maggioranza semplice. Ciò vuol dire che se Forza Italia, FdI e Lega decidessero di far fuori Scarpinato e De Raho dai lavori della Commissione potranno farlo in un giorno. Mentre i parlamentari di Forza Italia continueranno a interessarsi delle indagini sul co-fondatore del loro partito senza problemi.
Grazie a questa legge, Scarpinato non potrà porre domande al generale Mori mentre i parlamentari di Forza Italia potranno chiedere per esempio di leggere le carte delle indagini relative ai fondatori del loro partito. Qualcuno dirà che la maggioranza è sovrana in democrazia. Ma le democrazie che funzionano si riconoscono per come tutelano i diritti della minoranza non della maggioranza.
Tratto da: Il Fatto Quotidiano
ARTICOLI CORRELATI
Senato, sì al ddl anti-intercettazioni. Scarpinato: ”Favoreggiamento del crimine”
Ddl anti-intercettazioni, Di Matteo: ”Verranno pregiudicate le indagini per mafia”
Di Matteo: ”Riforme disegnano una giustizia classista e protezione per il potere”
Ammannato e Bongiovanni: ”Ecco i mandanti esterni delle stragi del ’93”
Di Matteo: “Sogno di Falcone? Tradito. Politica non più in prima linea contro la mafia”
Lodato: ”Cosa nostra eterodiretta, così mi disse Falcone”
Saverio Lodato: ”Falcone era convinto che dietro i delitti politici ci fosse Gladio”
”Il colpo di spugna” sulla Trattativa Stato-Mafia”
Di Matteo: ”Cosa pensa il ministro Nordio dell’iniziativa del sen. Gasparri?”
Nino Di Matteo: ”L’Italia sta tradendo il sogno di Falcone”
Nelle parole di Giovanni Falcone il peso di ”Cinquant’anni di mafia”
di Giorgio Bongiovanni