La Corte d’Appello ha concesso la misura al ‘Gruppo Petrillo Sas” finito nel vortice degli appalti Rfi in odor di camorra
Anna Grippo Collaboratrice
02 luglio 2025 15:54
Controllo giudiziario volontario per la società ‘Gruppo Petrillo Sas di Luigi Petrillo & Co.’ con sede a San Marcellino colpito da interdittiva antimafia poichè coinvolto nell’inchiesta della Dda di Napoli sugli appalti Rfi in odor di camorra.
E’ quanto stabilito dalla Corte di Appello di Napoli sezione misure di prevenzione, presieduta da Maria Grassi che ha accolto il ricorso presentato dal legale dell’azienda, l’avvocato Mario Caliendo, avverso il decreto reiettivo del tribunale di Santa Maria Capua Vetere.
Nello specifico il tribunale sammaritano ha respinto l’istanza con cui la società appellante, destinataria di un provvedimento di informazione interdittiva antimafia emesso dalla Prefettura casertana, aveva chiesta l’applicazione del controllo giudiziario volontario. Il rigetto è stato determinato dal fatto che la società è stata coinvolta nell’inchiesta ‘Binario d’oro’ riguardante un collaudato meccanismo criminale di intestazioni fittizia di imprese strumentalmente asservite al perseguimento degli scopi criminali del clan dei Casalesi con particolare riferimento al settore edilizio.
Petrillo è stato colpito dalla misura cautelare degli arresti domiciliari e sequestro di beni e rinviato a giudizio per concorso esterno in associazione camorristica insieme al fratello Antonio. Il processo è ancora in corso.
Secondo l’ipotesi accusatoria i fratelli Petrillo detti ‘pacchielli’, pur non essendo partecipi al clan dei Casalesi vi avrebbero concorso esternamente fornendo al gruppo criminale un contributo continuativo prestandosi ad operazioni di cambio di assegni e gestendo la fornitura di materiale edile alle aziende colluse con il sodalizio per il tramite di Dante Apicella. I Petrillo grazie ad Apicella si sarebbero quindi aggiudicati appalti nelle pubbliche amministrazioni in particolar modo i lavori di rifacimento della rete idrica nel comune di San Nicola la Strada. Il tribunale sammaritano ha quindi concluso per il carattere non meramente occasionale del rischio di infiltrazione giacchè l’impresa istante appariva “utilitaristicamente e consapevolmente asservita agli interessi economici della consorteria dei Casalesi per il tramite di Apicella”.
Proposto ricorso in Appello, i giudici partenopei lo hanno ritenuto fondato consentendo che “l’impresa destinataria del provvedimento prefettizio può richiedere l’amministrazione del controllo giudiziario volontario finalizzata ad assicurare una bonifica aziendale e può sospendere gli effetti inibitori conseguenti all’informativa antimafia”. Scelta operata in virtù della “occasionalità e unicità dei fatti contestati ai Petrillo”.