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Confisca e sorveglianza per Nalin

Dopo la condanna a 15 anni di reclusione per gli affari con la droga, arriva anche la misura di prevenzione personale Monitoraggio e obbligo di dimora per tre anni per il broker pontino della coca. Requisiti due conti correnti, un’auto e una moto

Latina Oggi, Venerdì 6 Dicembre 2024

ANDREA RANALDI

Ottenuta la pesante condanna in primo grado a quindici anni di reclusione per narcotraffico, al netto dello sconto per la scelta del rito abbreviato, l’inchiesta “Ade” ha prodotto anche la misura di prevenzione della sorveglianza speciale, con la conseguente confisca dei beni sequestrati in precedenza, per Fabio Nali, latinense di 53 anni che aveva sdoppiato i propri affari tra il capoluogo pontino e l’area di Priverno. È il frutto della complessa attività d’indagine compiuta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo del tenente colonnello Antonio De Lise. Come stabilito dalla Terza Sezione Penale del Tribunale di Roma, specializzato nelle misure di prevenzione, accogliendo la richiesta formulata dalla Procura di Latina sulla base dell’analisi compiuta appunto dagli investigatori de comando provinciale dell’Arma, Fabio Nalin sarà sorvegliato speciale per tre anni con obbligo di dimora, quindi non potrà lasciare il Comune di Latina dove risiede, non dovrà frequentare pregiudicati e sarà costretto a restare in casa la notte. Inoltre i giudici hanno confiscato il patrimonio che i Carabinieri ritengono avesse accumulato grazie ai proventi illeciti dei traffici di droga che controllava. Parliamo di due conti correnti, uno dei quali riconducibili alla compagna, che contenevano rispettivamente 9.324 e 8.218 euro, ma anche un’auto Fiat 500 e una moto Harley Davidson, ossia quelle disponibilità che Nalin non poteva permettersi alla luce dei redditi dichiarati. In sostanza il Tribunale ha confermato l’analisi compiuta un anno prima, quando per gli stessi beni era stato adottato il sequestro. A suo carico era stata effettuata un’analisi puntuale, che gli aveva risparmiato l’acquisizione di una casa realizzata in un lasso di tempo nel quale gli investigatori non hanno potuto appurare se il narcos pontino avesse commesso o meno attività illecite. Del resto Fabio Nali era riuscito, per una vita, a schivare gli effetti delle inchieste che lo hanno visto coinvolto insieme agli altri protagonisti del narcotraffico legati al suo stesso ambiente criminale. Da sempre accostato alla figura di Pietro Canori, viene considerato un fidato collaboratore di Gian Luca Ciprian, latinense anche lui, ritenuto tra i principali broker pontini della cocaina, a sua volta arrestato in Spagna agli inizi del 2020 con l’accusa di essere coinvolto nel trasporto di un carico di cocaina da cinque quintali. I giudici individuano la pericolosità qualificata del soggetto a partire dal 2019, quando l’indagine dei Carabinieri individua l’esistenza dell’associazione per delinquere della quale faceva parte Nalin: sebbene non fosse identificabile come il capo assoluto del sodalizio, richiamando l’inchiesta “Ade” il Tribunale lo riconosce comunque come un soggetto «in posizione locale di primazia per organizzare poi lo smercio su Latina, Priverno e dintorni, e di certo svolge con le viste attività un ruolo di plenipotenziario in zona del sodalizio, e quindi di “organizzatore” nel significato rilevante» previsto dalla legge sugli stupefacenti.