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Circo o intrigo internazionale? Se il Cosenza piace ad oligarchi e mafia dell’Est

Circo o intrigo internazionale? Se il Cosenza piace ad oligarchi e mafia dell’Est

In città non si parla d’altro da giorni, nonostante il presidente Guarascio abbia già bollato la questione come boutade. Spagna, Brasile, Ucraina, strani personaggi e incongruenze si intrecciano nella trattativa che dovrebbe portare uno degli uomini più ricchi del pianeta all’acquisto della società rossoblù ma alimenta dubbi nella tifoseria

Vincenzo Imperitura

2 Gennaio 2022

Il magnate uzbeko e la società londinese, il giornalista spagnolo e il faccendiere italiano: sembra una storiella di quando eravamo bambini e invece sono (alcuni) dei presunti protagonisti che dalla notte prima della vigilia di Natale rimbalzano tra i muri di Cosenza, raccontando dell’interesse di un potente oligarca nei confronti della squadra di calcio della città, da anni nelle mani del re dei rifiuti”, Eugenio Guarascio. Una storia urlata da un piccolo sito sportivo napoletano e lievitata piano piano, rimbalzando sui social e sui media tradizionali fino ad arrivare sulla scrivania del patron rossoblu, che ha bollato tutto sotto la voce boutade.

Una storia che mischia nomi altisonanti, personaggi più che chiacchierati e funambolici appalti per “l’allargamento” del porto di Gioia Tauro o il waterfront di Lamezia. In attesa che le ruspe uzbeke spianino San Ferdinando per fare posto all’allargamento dello scalo, la storia della vendita del Cosenza, giorno dopo giorno, si arricchisce di nuovi improbabili elementi, in un caravanserraglio felliniano dove ormai mancano solo Gradisca e Saraghina.

L’oligarca

In questa spystory dai contorni un po’ pecorecci, il ruolo da assoluto protagonista spetterebbe a Alisher Usmanov, quasi settantenne oligarca di origine uzbeka con un patrimonio stimato di 17 miliardi di dollari e un passato recente in club che hanno fatto la storia del football come l’Arsenal. Emerso da una prigione sovietica dopo sei anni di condanna (poi cancellata dal governo Putin), Usmanov si ritaglia un posto al sole con il nuovo regime.

Dirigente di primo piano di Gazprom, magnate dell’industria, alfiere della scherma e filantropo, Usmanov è stato a lungo sotto i riflettori dei media inglesi per le sue condotte più che spregiudicate negli affari, finendo anche sul taccuino dell’ex presidente Trump, a cui l’ala più oltranzista dei repubblicani si era appellata per ottenerne la messa all’indice. Famoso per avere un pessimo rapporto con la stampa non allineata, Usmanov avrebbe messo sul piatto 12 milioni di euro in tre tranche per ottenere il controllo del 90% del Cosenza Calcio.

Calcio moderno

Partner di questa trattativa, ad andare dietro alle mille voci di questa strana vicenda, sarebbe la Devetia Limited, esempio paradigmatico della nuclearizzazione del calcio moderno. La società in questione, con base a Odessa, fu protagonista, in partnership con la inglese Media Sport Investment, della scalata al Corinthians, antica roccaforte brasiliana della “democratia” cantata da Socrates (l’ex stella della Selecao e leader anarchico della Fiorentina di prima anni ’80), e finita suo malgrado a vendersi e ricomprarsi giocatori che restavano di proprietà di Devetia e Msi.

A rappresentare questa oscura società di intermediazione calcistica ci sarebbe poi – così racconta lo screenshot di una presunta pec inviata al rappresentante del Cosenza per confermare l’interessamento all’acquisto da parte del magnate Usmanov – l’avvocato Roberto Rodríguez Casas: già protagonista nelle tormentate trattative per il passaggio di mano di Malaga e Real Murcia ad altrettanti miliardari dell’est, il legale spagnolo è una vecchia conoscenza della giustizia iberica.

Nel 2011 finì agli arresti in una storia di riciclaggio di denaro proveniente dal business della droga sulle piazze della movida madrilena. Secondo gli investigatori sarebbe stato lui – difensore dell’uomo considerato a capo della mafia bulgara nella capitale spagnola –  il punto di contatto con uno dei boss del narcotraffico.

Il circo

A confondere le acque ci sono poi una serie di link che da qualche giorno girano tra i cronisti di mezza Calabria. Vecchi articoli online in cui si parla di Guarascio come partner della Devetia con cui sarebbe in affari già dal 2014, oscuri blog spagnoli in cui si riferisce di un fantomatico processo a Odessa contro Campisano e Guarascio, del quale la magistratura locale avrebbe chiesto l’estradizione all’autorità giudiziaria italiana.

Secondo quanto si legge nei resoconti firmati con il nome del giornalista televisivo madrileno Ramon Fuentes – che sui social informa i suoi follower ogni volta che si soffia il naso e che retwitta compulsivamente ogni suo pezzo, meno, ovviamente, quelli che parlano di Guarascio e del Cosenza – i due sarebbero a processo (in Ucraina) per una presunta combine durante Pordenone–Cosenza e, testimone d’accusa, sarebbe Oleg Patakarcishvili, che della Devetia sarebbe il padre padrone.

Un circo senza senso in cui è finito di tutto, anche una telefonata surreale, poi rimossa da Youtube, tra un rappresentante del Cosenza Calcio e i presunti rappresentanti del gruppo acquirente. Un circo dentro cui fa la sua figura anche il faccione di «Fernando del gruppo d’investitori Devetia», alias Fernando Martinez, che da sabato sera gira su Youtube con un video degno di Terry Gilliam.

Capello laccato e albero sullo sfondo, “Fernando del gruppo ecc” si rivolge direttamente al popolo, aizzandolo contro «Guaracho» e minacciando di portate a supporto delle sue tesi, testimoni «che hanno vinto la Champions e che non sono dilettanti come questo Guaracho». Un video che è un capolavoro di nonsense e che mischia «i lavori del porto di Lamezia che fruttano 3000 posti», presunte trattative con le squadre di mezzo pianeta e pistolotti di real politik sul marcio che gira nel calcio e dentro cui il suo gruppo, legittimamente, si pregia di prosperare.

Il precedente

Un circo da cui ci si aspetta, da un momento all’altro, un nuovo elemento che tenga alta l’attenzione su quello che succede attorno al Cosenza. Un circo su cui non è ancora calato il sipario e che ricorda da vicino la vicenda della scalata alla Lazio che Giorgio Chinaglia, oltre 15 anni fa, portò avanti a forza di bordate contro la dirigenza che «non voleva mostrare le carte». Nel 2006, il tribunale di Roma determinò l’arresto di “Long John”.

L’ex bandiera della Lazio e della nazionale era stato messo a capo di un fantomatico gruppo di miliardari dell’est che volevano allungare le mani sulla squadra della capitale, subentrando a Lotito, che quella squadra l’aveva presa dal crack Cragnotti e la cui luna di miele con la tifoseria biancoceleste era già finita da un pezzo. Una storia paradossale che, un paio di anni dopo, si arricchì di una nuova indagine della digos che dimostrò come dietro al fantomatico gruppo dell’est ci fossero i soldi dei Casalesi in combutta con criminali del calibro di Fabrizio “Diabolik” Piscitelli, giustiziato qualche anno dopo in un parco di Roma sud con un colpo alla nuca.

Fonte:https://icalabresi.it/inchieste/il-cosenza-tra-oligarchi-e-mafia-dellest-intrigo-internazionale-o-circo/