“MA IO ERO LI’ E LA STORIA E’ UN’ALTRA “.CHIAIANO:IL RACCONTO DI UNA TESTIMONE:: LA PROFESSORESSA ELISA DI GUIDA
¼br /> ¼br /> “Datemi voce e spazio perché sui giornali di domani non si leggerà quello
che è accaduto. Si leggerà che i manifestanti di Chiaiano sono entrati in
contatto con la polizia. Ma io ero lì. E la storia è un’altra”.
¼br /> “Alle 20 e 20 almeno 100 uomini, tra poliziotti, carabinieri e guardie di
finanza hanno caricato la gente inerme. In prima fila non solo uomini, ma
donne di ogni età e persone anziane. Cittadini tenaci ma civili – davanti
agli occhi vedo ancora le loro mani alzate – che, nel tratto estremo di
via Santa Maria a Cubito, presidiavano un incrocio. Tra le 19,05 e le
20,20 i due schieramenti si sono solo fronteggiati. Poi la polizia, in
tenuta antisommossa, ha iniziato a caricare. La scena sembrava surreale: a
guardarli dall’alto, i poliziotti sembravano solo procedere in avanti. Ma
chi era per strada ne ha apprezzato la tecnica. Calci negli stinchi, colpi
alle ginocchia con la parte estrema e bassa del manganello. I migliori
strappavano orologi o braccialetti. Così, nel vano tentativo di
recuperali, c’era chi abbassava le mani e veniva trascinato a terra per i
polsi. La loro avanzata non ha risparmiato nessuno. Mi ha colpito
soprattutto la violenza contro le donne: tantissime sono state spinte a
terra, graffiate, strattonate. Dietro la plastica dei caschi, mi restano
nella memoria gli occhi indifferenti, senza battiti di ciglia dei
poliziotti. Quando sono scappata, più per la sorpresa che per la paura,
trascinavano via due giovani uomini mentre tante donne erano sull’asfalto,
livide di paura e rannicchiate. La gente urlava ma non rispondeva alla
violenza, inveiva – invece – contro i giornalisti, al sicuro sul balcone
di una pizzeria, impegnati nel fotografare”.
¼br /> “Chiusa ogni via di accesso, alle 21, le camionette erano già almeno
venti. Ma la gente di Chiaiano non se ne era andata. Alle 21.30, oltre
1000 persone erano ancora in strada. La storia è questa. Datemi voce e
spazio. Perché si sappia quello che è accaduto. Lo stato di polizia e
l’atmosfera violenta di questa sera somigliano troppo a quelli dei regimi
totalitaristi. Proprio quelli di cui racconto, con orrore, ai miei
studenti durante le lezioni di storia”.
che è accaduto. Si leggerà che i manifestanti di Chiaiano sono entrati in
contatto con la polizia. Ma io ero lì. E la storia è un’altra”.
¼br /> “Alle 20 e 20 almeno 100 uomini, tra poliziotti, carabinieri e guardie di
finanza hanno caricato la gente inerme. In prima fila non solo uomini, ma
donne di ogni età e persone anziane. Cittadini tenaci ma civili – davanti
agli occhi vedo ancora le loro mani alzate – che, nel tratto estremo di
via Santa Maria a Cubito, presidiavano un incrocio. Tra le 19,05 e le
20,20 i due schieramenti si sono solo fronteggiati. Poi la polizia, in
tenuta antisommossa, ha iniziato a caricare. La scena sembrava surreale: a
guardarli dall’alto, i poliziotti sembravano solo procedere in avanti. Ma
chi era per strada ne ha apprezzato la tecnica. Calci negli stinchi, colpi
alle ginocchia con la parte estrema e bassa del manganello. I migliori
strappavano orologi o braccialetti. Così, nel vano tentativo di
recuperali, c’era chi abbassava le mani e veniva trascinato a terra per i
polsi. La loro avanzata non ha risparmiato nessuno. Mi ha colpito
soprattutto la violenza contro le donne: tantissime sono state spinte a
terra, graffiate, strattonate. Dietro la plastica dei caschi, mi restano
nella memoria gli occhi indifferenti, senza battiti di ciglia dei
poliziotti. Quando sono scappata, più per la sorpresa che per la paura,
trascinavano via due giovani uomini mentre tante donne erano sull’asfalto,
livide di paura e rannicchiate. La gente urlava ma non rispondeva alla
violenza, inveiva – invece – contro i giornalisti, al sicuro sul balcone
di una pizzeria, impegnati nel fotografare”.
¼br /> “Chiusa ogni via di accesso, alle 21, le camionette erano già almeno
venti. Ma la gente di Chiaiano non se ne era andata. Alle 21.30, oltre
1000 persone erano ancora in strada. La storia è questa. Datemi voce e
spazio. Perché si sappia quello che è accaduto. Lo stato di polizia e
l’atmosfera violenta di questa sera somigliano troppo a quelli dei regimi
totalitaristi. Proprio quelli di cui racconto, con orrore, ai miei
studenti durante le lezioni di storia”.
Elisa Di Guida -(docente di Storia e Filosofia – Napoli)