di Manuela Galletta
Dice che «la questione dei rifiuti tombati, che risale ai lontani anni ’80, produce effetti visibili tutt’oggi» anche a causa della «mancanza di una adeguata attività di bonifica» e poi chiede una seduta secretata per riferire presumibilmente sulla mappatura dei siti trasformati in bombe ecologiche. Sulla necessità di rendere più incisiva l’azione di contrasto allo sversamento illecito dei rifiuti, sollecita invece il «potenziamento della polizia giudiziaria specializzata» nel tentativo di monitorare in modo continuativo e costante «le lavorazioni delle attività produttive» e intervenire così sulla «filiera» dello smaltimento prima che esso si concretizzi. E, infine, sottolinea la necessità di una «ipotesi di modifica legislativa» per prevedere «forme più spedite della trattazione dei processi, almeno su tematiche sensibili come l’ambiente» ed evitare così che i processi vengano divorati dalla prescrizione.
In una lunga audizione a Palazzo San Macuto (Roma) innanzi la Commissione di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su altri illeciti ambientali e agroalimentari, il procuratore di Napoli Nord Maria Antonietta Troncone tocca i nervi scoperti di un fenomeno criminale che attanaglia buona parte del vasto territorio che ricade nella competenza dell’ufficio giudiziario da lei guidato (in tutto 19 comuni dell’hinterland napoletano e 19 comuni del Casertano). Un «fenomeno complesso», avverte il magistrato, perché alle criticità ambientali «si intrecciano più forme di illegalità, come l’evasione fiscale o lo sfruttamento dei lavoratori irregolari». «Pensiamo agli opifici tessili clandestini – dice Troncone -, dove si incontrano i reati di evasione fiscale, quello di sfruttamento della manodopera e di smaltimento illecito di residui tessili».
Né va dimenticata la criticità dei campi rom presenti nei territori di competenza della procura. «Menziono il campo di Carafiello, totalmente non autorizzato, per il quale il proprietario agisce legalmente per acquisire la disponibilità del terreno. Qui – racconta in audizione il procuratore Troncone – ci sono oltre 400 persone non solo dedite ad attività predatoria a tappeto, con furti in appartamenti, borseggi eccetera, ma dedita soprattuto ad attività continuativa e sistemica di ricezione dei rifiuti, come elettrodomestici che dovrebbero essere correttamente smaltiti, pneumatici, che vengono successivamente ad essere oggetto di bruciamento. Questa è una questione annosa. Abbiamo presenza di fibre di amianto e plastiche e condizioni di vita non degne di un essere umano».
A fronte di questo fenomeno complesso, la procura della Repubblica di Napoli Nord lotta con armi spuntate. «Questo ufficio giudiziario sconta la scarsità di risorse che tuttora persiste e incide sulla possibilità di intervento adeguato nel constato a questi reati», dice Troncone.
Ma, chiedono in Commissione, cosa fare per invertire la rotta? Troncone suggerisce diverse strade. Anzitutto chiede un potenziamento della polizia giudiziaria specializzata: «Se vogliamo tentare di diminuire questi fenomeni dovremmo avere la possibilità di rafforzare le indagini a monte – spiega Troncone – Dobbiamo capire quali attività produttive conferiscono i rifiuti abusivi per lo smaltimento, quindi dobbiamo intervenire prima che lo smaltimento si sia compiuto. Dovremmo risalire alla filiera illecita, questo perché cerchiamo un ago in un pagliai. Nel potenziamento della polizia giudiziaria specializzata rientrerebbe il controllo della regolarità delle lavorazioni delle attività produttive».
La seconda strada indicata contiene invece soluzioni per superare la questione dei processi che sfumano nella prescrizione. «I procedimenti per reati ambientali vengono fissati a distanza di tempo dall’esercizio dell’azione penale e quindi per lo più sono destinati alla prescrizione – lamenta Troncone -. Il nostro lavoro di inquirenti è frustrante». Si potrebbe, dunque, pensare «a una ipotesi di modifica legislativa» per prevedere «forme più spedite della trattazione dei processi, almeno su tematiche sensibili come l’ambiente». «Bisogna chiedersi: il processo penale funziona con lo stesso rito, le stesse garanzie, le stesse attività sia che si tratti di un processo per omicidio sia che si tratti di mera contravvenzione. O sarebbe opportuno – insiste – prevedere forme differenziate di attività svolte nella forma delle indagini? Si potrebbe, ad esempio, sentire il verbalizzante solo se strettamente necessario? Non possiamo usare lo stesso sistema per qualsiasi tipo di reato». Infine, la questione spinosa dei rifiuti tombati. Il procuratore Troncone afferma che essi producono «effetti visibili tutt’oggi» ma quando il parlamentare di Fratelli d’Italia Gimmi Cangiano chiede al magistrato se esista «una mappatura precisa di questi siti di rifiuti tombati» o se esista solo un sospetto, il procuratore Troncone ottiene alla Commissione che la seduta venga secretata. E così lontano da microfoni e telecamere il magistrato racconta presumibilmente di indagini sulle quali la procura è impegnata.
martedì, 10 Settembre 2024 – 20:39