Lunedì 10 Febbraio 2025, 11:38 – Ultimo aggiornamento: 13:00 – Il Mattino
12 stese, 14 estorsioni, 11 rapine, 30 armi sequestrate e soldi cash sequestrati (c’era chi possedeva 90mila euro nel cassetto).
Sono i numeri della Pomigliano Connection, alla luce di quanto emerso dalla conferenza stampa in Procura, nel corso della quale il procuratore Nicola Gratteri è stato netto, a proposito della polemica del sindaco vesuviano sulla “mancanza di camorra nel suo comune”.
Blitz anti camorra a Pomigliano: il sindaco
Il caso è quello legato al dibattito tra il sindaco di Pomigliano Lello Russo e la presidente della commissione antimafia Chiara Colosimo: «Ricordo che il sindaco si era premurato di spiegare come da decenni non ci sia la camorra nella sua città perché è stato eletto sette volte. Abbiamo visto i video di una interrogazione (del deputato Francesco Emilio Borrelli n.d.r.) e la risposta della presidente Colosimo. Oggi, con questi arresti – aggiunge Gratteri – mi pare che per ora il sindaco sia stato smentito dai fatti e aveva ragione la presidente dell’Antimafia».
E il generale dei carabinieri Biagio Storniolo aggiunge: «Abbiamo registrato anche altri segnali della presenza della camorra, ad esempio decine di interdittive antimafia».
Blitz anti camorra a Pomigliano: gli arresti
Sono 27 le ordinanze di custodia cautelare emesse dal gip su richiesta del pm Woodcock, dalle carte emerge una intercettazione in cui un bambino – vedendo il padre “scarrellare” una pistola prima di allontanarsi, gli chiede: “Dove vai armato?”. Indagati anche quattro minorenni, uno di loro si era fatto tatuare il nome della famiglia camorristica sul polso.
Blitz anti camorra a Pomigliano: i sequestri
«Nel corso delle perquisizioni sono stati trovati e sequestrati 90mila euro, quindi le intercettazioni ce le siamo pagate». Lo ha detto il procuratore di Napoli Nicola Gratteri, nel corso della conferenza stampa. Gratteri ha più volte ribadito in passato l’essenzialità delle intercettazioni contestando le posizioni del ministro Nordio sull’argomento.
«Sul piano criminale questi presunti innocenti hanno usato i droni per portare in carcere droga e telefonini che sono serviti, in questi due anni di indagine, per portare messaggi all’esterno e dirigere i clan». «L’indagine – ha aggiunto il procuratore di Napoli – nasce dalla procura ordinaria e poi è passata alla distrettuale: questo dimostra che l’uso dei telefonini da parte della camorra è sovente».