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Beni confiscati alle mafie: ecco il loro valore

Beni confiscati a mafia e camorra, ecco qual è il loro vero valore

(…) ” evidente che la destinazione dei beni confiscati a usi sociali ha effetti positivi nel territorio: dalla creazione di occupazione legale al valore pedagogico del fatto che la comunità si riappropria, grazie all’azione dello Stato, di quanto le era stato sottratto con la violenza. D’altra parte, rispetto al passato, è oggi più difficile individuare i patrimoni delle organizzazioni criminali perché queste – lo sottolinea il Rapporto Svimez 2008 sull’economia del Mezzogiorno – “hanno ridotto notevolmente l’acquisizione dei beni immobili prediligendo forme di ricchezza più difficilmente individuabili, ricorrendo a prestanome estranei alla cerchia familiare, mascherando i movimenti di denaro con affinate tecniche commerciali, tributarie e finanziarie, intensificando gli investimenti all’estero”. Critiche vengono altresì rivolte ai tempi, spesso eccessivamente lunghi, che intercorrono tra il sequestro, la confisca e l’assegnazione del bene.
Tuttavia, nell’ultimo anno, proprio su questi due aspetti, il legislatore è intervenuto con importanti novità. Il cosiddetto “pacchetto sicurezza”, la legge 15 luglio 2009 n. 94, assegna la destinazione dei beni mobili e dei beni aziendali al prefetto dell’ufficio territoriale di governo del luogo dove si trovano i beni o ha sede l’azienda, su proposte non vincolanti dell’Agenzia del Demanio, cui resta intestata la gestione dei beni confiscati alle organizzazioni criminali. La norma dovrebbe favorire tempi più rapidi nella fase di affidamento. Risultati positivi dovrebbe produrre anche la cosiddetta “confisca estesa”: quando non è possibile procedere alla confisca del denaro, dei beni o delle altre utilità economiche, il giudice ordina la confisca di altre somme di denaro, di beni e altre utilità per un valore equivalente, delle quali il mafioso ha la disponibilità(…).
Ma quale è il valore dei beni confiscati dal 1983, quando è entrata in vigore la legge Rognoni-La Torre che ha introdotto appunto le figure giuridiche del sequestro e della confisca di patrimoni illegalmente accumulati? La risposta è nella Relazione sui beni sequestrati e confiscati, presentata al Parlamento dal ministro della Giustizia: il valore dei beni confiscati ammonta (prezzi 2009) a 220.906.129 milioni di euro, e si tratta di una stima comunque per difetto. E per avere un’idea dell’accumulazione mafiosa di capitale, basta pensare che il procuratore capo della Direzione nazionale anti-mafia, Piero Grasso, stima che il valore dei beni confiscati rappresenti ragionevolmente il 10 per cento del patrimonio mafioso.
Quale è, invece, la collocazione geografica degli 8.446 beni immobili complessivamente confiscati? L’83,5 per cento è stato confiscato nelle quattro regioni tradizionalmente interessate dai fenomeni di tipo mafioso, con una netta prevalenza della Sicilia (46,5 per cento), seguita dalla Campania (15 per cento), dalla Calabria (14 per cento) e dalla Puglia (8 per cento). Da notare però la presenza di regioni come la Lombardia (7,2 per cento) e Lazio (3,9 per cento). Tra le città con un maggior numero di beni confiscati, spicca Palermo (946), seguita da Roma (590) e Milano (374). Nella tipologia dei beni confiscati, prevalgono di gran lunga gli immobili, che raggiungono un valore di oltre 370 milioni di euro a prezzi 2009. I beni finanziari (quasi 38 milioni di euro negli ultimi cinque anni) prevalgono leggermente sui beni mobili (circa 34 milioni e mezzo). Peraltro, queste due tipologie mostrano tra di loro nel tempo un discreto tasso di sostituzione. (…)
Ultimo punto è la destinazione dei beni confiscati. Nel 2008, il valore dei beni destinati ai comuni ammontava a 115 milioni di euro contro i 39 milioni del 2005, mentre sempre nel 2008 e rispetto al 2005, raddoppiava il valore dei beni destinati allo Stato: 23 milioni contro 12 milioni. La gestione di beni non è però agevole per le amministrazioni locali, per la scarsa solidità dei comuni (…) e perché sono soggetti al ricatto delle organizzazioni criminali che hanno interessi su quel territorio (…).
Mario Centorrino ( * ordinario di Politica economica nell’Università di Messina) e Ferdinando Ofria (Università di Messina)

(Trattoda Il Denaro)