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Attacco alla Giustizia. Nonostante le preoccupazioni espresse anche da voci autorevoli di altre nazioni, Berlusconi ha fretta ed accelera l’iter per l’approvazione della legge sulle intercettazioni prima della pausa estiva

Intercettazioni, il Pdl sull’orlo di una crisi di nervi

Giovedì parte in commissione Giustizia l’esame del ddl intercettazioni, domani vertice da Berlusconi con tutti i colonnelli fedelissimi: si mette a punto la strategia per chiudere la partita prima della pausa estiva. Cicchitto scrive ai deputati del Pdl e, per garantire le presenze anche nella prima settimana di agosto, minaccia di pubblicare la lista degli assenti sul sito del gruppo. Sospetti dei finiani su una possibile manovra del premier per arrivare alle elezioni anticipate

L’appuntamento è per domani (mercoledì), il maxi – vertice è fissato alle 14 a Palazzo Grazioli. Ci saranno i tre coordinatori del Popolo della libertà – Ignazio La Russa, Denis Verdini e Sandro Bondi – e i capigruppo alla Camera e al Senato, Fabrizio Cicchitto, Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello. Ci sarà, naturalmente, anche il padrone di casa, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi., con l’avvocato – deputato Niccolò Ghedini. Sul tavolo il disegno di legge sulle intercettazioni dopo la prima approvazione da parte del Senato: sarà una sorta di briefing dei colonnelli berlusconiani per mettere a punto la strategia in vista della guerriglia che verrà ingaggiata a Montecitorio dai finiani. I berluscones vogliono chiudere prima dell’estate e senza modifiche rispetto al testo del Senato, gli uomini del presidente della Camera vogliono altri cambiamenti in diversi punti, tra cui il meccanismo delle scadenze e delle proroghe e le multe agli editori.

L’offensiva dei berlusconiani è di fatto iniziata già oggi, con il capogruppo alla Camera Cicchitto che ha inviato una lettera – avvertimento ai deputati del suo gruppo, allertandoli sulla necessità di garantire la presenza nella prima settimana di agosto. Rassegnatisi alla precedenza della manovra economica rispetto alle intercettazioni, adesso gli uomini del premier lavorano per garantirsi uno spazio maggiore per l’approvazione, dilatato fino ad agosto. Se si deciderà di votare per una settimana in più rispetto al consueto, loro saranno pronti. Sempre alla Camera, intanto, parte l’esame del ddl: giovedì comincerà l’esame in commissione giustizia, i berlusconiani hanno chiesto di lasciare da parte le audizioni per risparmiare tempo.

Il Cavaliere vuole sbrigarsi, non vuole assolutamente una pausa estiva all’insegna dello stillicidio delle polemiche e dei possibili ripensamenti. Cicchitto scrive ai deputati del Pdl sottolineando “l’importanza e la delicatezza dei provvedimenti all’esame della Camera da oggi alla conclusione della sessione estiva che potrebbe prorogarsi sino alla prima settimana di agosto”. Chiude con una minaccia: “L’elenco degli assenti verrà pubblicato sul sito internet del gruppo”. Il capogruppo dell’Italia dei Valori Massimo Donadi commenta: “Sembra la cartolina militare, quella della coscrizione obbligatoria”.

La conferenza dei capigruppo del Senato, nel frattempo, ha stabilito che l’Aula voterà anche nella prima settimana di agosto. A Palazzo Madama, quindi, la maggioranza è pronta a ricevere un’eventuale ulteriore lettura nel ddl nel caso in cui Montecitorio lo corregga ancora alla fine di luglio.

All’interno del Popolo della libertà, intanto, non si fa più nemmeno lo sforzo di mantenere sotto traccia lo scontro tra le due componenti del partito. Il ministro Gianfranco Rotondi attacca: “Se non rispettiamo un punto saliente del programma come la legge sulle intercettazioni, facciamo prima ad andare a casa che a proseguire la legislatura”. Quagliariello osserva che “saremmo di fronte all’atto di nascita di un partito all’interno di un altro partito, se si volesse cambiare la decisione assunta all’unanimità dall’ufficio di presidenza del Pdl”. Se i berlusconiani iniziano a parlare velatamente di scissione, i finiani non fanno mistero di sospettare che il premier stia preparando una crisi per andare nuovamente al voto ed estrometterli dalla maggioranza.

Carmelo Briguglio dice: “Il Pdl è a un bivio: trovare alla Camera le soluzioni ai problemi innegabili che il testo licenziato dal Senato ancora presenta, prevenendo le obiezioni che potrebbero essere manifestate dal Capo dello Stato al momento della firma. Oppure, come sentiamo dire dai grandi strateghi della soluzione finale, prepararsi a uno scontro istituzionale col Capo dello Stato, il che passerebbe per una riapprovazione del medesimo testo eventualmente non promulgato da Napolitano”.

“Uno scenario di guerra”, avverte il vicepresidente dei deputati Pdl che “nelle intenzioni degli strateghi che l’hanno pensato, porterebbe al redde rationem delle elezioni anticipate. Non ci vogliamo credere, ma è bene parlarne, sia pure per scongiurarlo”. Scenario evocato anche da Italo Bocchino: “Non vorrei che qualche falco berlusconiano volesse lo scontro istituzionale e accarezzasse l’idea di farsi respingere la legge dal Capo dello Stato per riapprovarla nello stesso testo e avviare uno scontro costituzionale”. A confermare la crisi di nervi e i sospetti incrociati, da resa dei conti, che aleggiano nel Pdl, c’è anche l’editoriale del sito Internet di Farefuturo, la fondazione vicina al presidente della Camera, in cui il direttore Filippo Rossi analizza lo scenario delle elezioni anticipate: “Vedremo se le minacce diventeranno realtà. Per ora sembra impossibile. Per ora sembrano piuttosto le minacce di chi sa di non poterle mettere in pratica. E’ per questo che non si può che rispondere come Totò con un sacrosanto: ma mi faccia il piacere”.
Andrea Scarchilli

(Tratto da Aprile online)