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Zinga, Lotti e Palamara Il Pd: “No comment” Il pm: “Parlo il 2 luglio”

IL Fatto Quotidiano, DOMENICA 30 GIUGNO 2019

Zinga, Lotti e Palamara Il Pd: “No comment” Il pm: “Parlo il 2 luglio”

Intercettazione tra il renziano e il magistrato sotto inchiesta: i due parlano di “Nicola” per nomine e Garante

ILARIA PROIETTI

Non intendiamo commentare le intercettazioni pubblicate ieri”. Così il capo della segreteria del Pd, Marco Miccoli, a proposito delle intercettazioni apparse sul quotidiano La Verità che tirerebbero in ballo anche Nicola Zingaretti nell’ambito di un colloquio captato tra il pm di Roma Luca Palamara, indagato a Perugia per corruzione, e il deputato dem, Luca Lotti, a processo nella Capitale per il caso Consip. Lotti, secondo quanto trascritto nel brogliaccio, si dice pronto a sponsorizzare il nome di Palamara per la nomina a Garante della Privacy. Ma soprattutto nell’ambito del colloquio tra i due spunta il nome di “Nicola”. In relazione sia alla candidatura al posto di peso su cui si dovrà esprimere a breve il Parlamento, sia subito dopo aver parlato della Procura di Firenze dove, secondo Lotti, “c’è una situazione difficile”. Ma poi è Palamara che chiede a Lotti se con “Nicola ci hai parlato”. “Io –dice Palamara, ma non è chiaro se si tratti dello stesso Nicola decisivo per la corsa alla Privacy – ci ho parlato e riparlato”.

INSOMMA Luca Palamara parlava o no con Nicola Zingaretti? “Parlerò nelle sedi opportune dopo il 2 luglio”fa sapere Palamara al F at to senza smentire né confermare se la persona di cui parlavano era proprio Nicola Zingaretti. Che, anche lui, sceglie la strada del silenzio che si è imposto dopo il terremoto provocato dalle presunte combine sulle nomine in importanti uffici giudiziari, e in particolare per la corsa al successore del procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone. L’attivismo di Luca Lotti, testimoniato dalla presenza nel dopocena che è costato il seggio al Csm di quattro consiglieri togati, e i suoi rapporti con Palamara hanno squassato non solo Palazzo dei Marescialli ma pure il Pd. Creando più di un mal di pancia tra quanti chiedevano che l’ex ministro renziano venisse cacciato dal partito senza troppi complimenti.

OVVIAMENTE questa nuova intercettazione pubblicata ieri rischia di ridare fiato a chi ha guardato fin dalla prima ora con sospetto all’at te ggiamento tenuto nei confronti di Lotti dal neo segretario Zingaretti. Che almeno finora si è accontentato della sua autosos pensione dal partito. Dove la tensione è al massimo. Anche se tra gli alti graduati della nuova segreteria si tende a minimizzare la vicenda della nuova intercettazione a livello di “millanteria” di Lotti. “Nel Pd non si è mai fatto il nome di Palamara per la nomina a Garante della Privacy. Zingaretti non ha mai fatto trapelare in nessun modo di aver assunto un impegno con Lotti. C’è la candidatura forte di Luigi Manconi sostenuto da Gentiloni. Perché mai il segretario avrebbe dovuto rompere con il presidente del suo stesso partito? Comunque il nome di Palamara non è mai stato fatto”, suggerisce chi ormai ha fatto il callo all’atteggiamento di Lotti. La parola d’ordine oltre al silenzio è gettare acqua sul fuoco.

MA AL DI LÀ delle vere o presunte millanterie di Lotti, cosa lega Luca Palamara a Nicola Zingaretti? Sul l’assunzione di sua moglie Giovanna Remigi alla Regione Lazio, Palamara nega di aver avuto ruolo. Certamente il pm capitolino e Zingaretti hanno in comune la conoscenza di Fabrizio Centofanti. Che ha messo nei guai entrambi: sarebbe proprio lui il presunto corruttore di Palamara per i soggiorni alberghieri donati al magistrato in cambio del suo intervento al Csm contro un pm siciliano finiti sotto la lente di ingrandimento della procura di Perugia. Ma è dalle confidenze di Centofanti a Giuseppe Calafiore, arrestato nella m ax i -i n c hi e st a sul giro di presunte tangenti pagate da legali di importanti aziende per ottenere sentenze favorevoli al Consiglio di Stato insieme all’al – tro avvocato Pietro Amara, che scaturisce l’avviso di garanzia ricevuto da Zingaretti a marzo dalla Procura di Roma. Confidenze in cui il lobbista avrebbe parlato di erogazioni verso Zingaretti. E sempre riconducibili a Centofanti sarebbero le erogazioni a favore di Maurizio Venafro, già capo di gabinetto di Zingaretti, per una consulenza a una sua società operante nel campo idroelettrico e con interessi nell’attività amministrativa regionale.