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Vinta la prima parte della battaglia dei Testimoni di Giustizia.

Vinta la prima  parte della battaglia  dei Testimoni di Giustizia.Ma non cantiamo vittoria perché il cammino ancora da fare é lungo e difficile.

PRIMA TAPPA DELLA BATTAGLIA DEI TESTIMONI DI GIUSTIZIA VINTA

Quando l’unione fa la forza !
Il lungo incontro con il Vice Ministro degli Interni Bubbico,durato  oltre tre ore e fino alle  22 e
più,di una delegazione di 4 rappresentanti  del Gruppo Testimoni di Giustizia ha segnato la prima
tappa di una battaglia appena iniziata.
Sul tappeto sono stati messi alcuni dei problemi più importanti che assillano la categoria,da quello
del reinserimento sociale e lavorativo,al malfunzionamento del sistema di protezione ed altri
ancora.
Un incontro non meno importante,poi,svoltosi il giorno successivo con Luigi Di Maio.Vice
Presidente della Camera dei  Deputati e rappresentante del M5S,é servito a garantire ai Testimoni
di Giustizia impegnati in questa battaglia quella sorta di “copertura” parlamentare  che é mancata
finora.
Infatti Di Maio,che già era  andato  il giorno precedente fra i Testimoni di Giustizia raccolti nel sit
nei pressi di Palazzo Chigi,ha ricevuto una folta delegazione di Testimoni di Giustizia provenienti
per lo più dalla Campania e dalla Calabria e con essi  ha   concordato le azioni da perseguire a
livello parlamentare per fare in modo che gli impegni governativi non si risolvano ,come é
avvenuto finora purtroppo,in una patacca.
Possiamo dire che le quasi 5 ore circa complessivamente   impegnate nei due incontri – con
Bubbico la sera prima e con Di Maio il pomeriggio successivo- rappresentano una prima tappa
importante  di una battaglia che lascia intravvedere qualche luce in fondo al tunnel.
Una  luce che finora non si é mai vista anche a causa di tattiche sbagliate di taluni Testimoni di
Giustizia che,forse,hanno posto in maniera inadeguata  i problemi della categoria.
Problemi che,ripetiamo,non riguardano solamente l’occupazione,ma il sistema della protezione,la
collocazione abitativa,la definizione di nuove identità,l’assistenza economica,medica e
quant’altro,non escluso l’aspetto che riguarda il trattamento umano  e la formazione di un
personale NOP  più  dotato  e psicologicamente attento ed attrezzato  di un Servizio Centrale che
qualcuno ,giustamente o ingiustamente,ha  talvolta  allegramente  definito… di .”sprotezione”.
Noi aggiungiamo un altro problema,molto complesso e delicato,che riguarda il ruolo dei Prefetti
dei territori dove risiedono i Testimoni di Giustizia,un problema che va messo nel  dossier di quelli
da affrontare e risolvere.
Passano anni  fra il  giorno in cui il Testimone di Giustizia denuncia ed acquisisce lo status.
Dal  giorno stesso in cui egli ha denunciato e  la vita sua e dei suoi familiari  diventa a rischio gli si
DEVE  garantire la protezione più assoluta,sia in termini economici che fisici.

Passano,invece,molti anni prima che gli organi competenti del  Ministero degli Interni,in attesa
della dichiarazione del Magistrato di attendibilità del Ministero,decidano l’immissione le
Programma di Protezione.
Nel frattempo il Testimone,perso tutto,a cominciare dal lavoro,deve scappare dalla località di
origine per non subire ritorsioni e vendette da parte di coloro che egli ha denunciato.
Senza un euro,con le famiglie che si scompongono e spesso costretto a vivere di carità.
Ci sono in Italia “casi” drammatici di cui nessuno si occupa.
I “casi”,ad esempio, tanto per citarne solo alcuni,di Dipalo,di Leonardi e tanti altri,che gridano
vendetta  e profonda vergogna  per uno Stato che dice di voler combattere le mafie ma che in
effetti lascia in mezzi ad una strada chi denuncia i mafiosi.
I Prefetti,che sono i rappresentanti del Governo centrale sul territorio e ,peraltro,i responsabili
della sicurezza e dell’ordine pubblico,non debbono  sentirsi esentati dall’obbligo morale e giuridico
di adottare tutte quelle misure che garantiscano alle persone in pericolo che hanno denunciato e
prossime ad ottenere lo status di Testimone di Giustizia la massima copertura sia di tutela fisica
che economica e quant’altro.
Uno Stato –  del quale,purtroppo, taluni rappresentanti  territoriali   talvolta dicono ai Testimoni
:”chi te lo ha fatto fare”,contraddicendo quanto si dice alla gente “dovete denunciare,denunciare
,denunciare”- DEVE  cambiare volto,se vogliano dare un senso alle parole del Capo dello Stato che
ha detto che la lotta alle mafie deve essere una priorità.
Non si può dire una cosa all’alto e farne l’ opposta alla base
Il risultato di queste contraddizioni e furbizie da Giano bifronte si  constata  dal fatto che  nessuno
denuncia più ,talchè i Testimoni di Giustizia a malapena superano in Italia  il numero di 80 unità da
anni.
Una constatazione amara,questa,che illustra la situazione meglio e più di qualsiasi discorso a
vanvera.
Un altro aspetto positivo che noi abbiamo colto dall’iniziativa di questo sit in,fortemente
contrastato da molti che hanno tentato in tutti i modi di far fallire,é la decisione ,apprezzata anche
da Bubbico,dell’istituzione di un “tavolo” che riunisca a scadenza fissa,ogni mese,i Testimoni di
Giustizia per elaborare,tutti insieme,le proposte da sottoporre al Ministero .
Svanisce la filosofia del ” fai da te” che forse ha consentito  ai più furbi o a chi gode eventualmente
di sostegni politici di andarsi a trattare il  caso personale,a discapito dei meno furbi e sfortunati
costretti ad aspettare anni nella speranza,talvolta vana, di un’elemosina,senza il riconoscimento di
un danno biologico e quant’altro.
Con il “tavolo” finisce  tutti gli eventuali sconci  e  ciò perchè tutti i problemi ,anche di natura
personalE ,vengono posti sul tappeto e discussi da Tutti e davanti a TUTTI e le decisioni del

“tavolo” sono quelle che  vengono ” girate” al Ministero e discusse con questo da DELEGAZIONI e
non da singoli.
Un buon inizio ed un buon esito provvisorio dovuti allo spirito di sacrificio di quei coraggiosi che
sono venuti da lontano,qualcuno  addirittura da oltreconfine,con pochi euro in tasca,sotto le
intemperie.
L’Associazione Caponnetto non li  ha abbandonati per un attimo.
Come al solito,essa ha voluto mantenere un profilo basso in tutto l’iter delle azioni e ciò sia per
rispetto dell’autonomia dei Testimoni,sulla cui pelle nessuno deve fare giochetti e
strumentalizzazioni,ma anche per fare in modo che i Testimoni si abituino alla lotta.
Essa ha partecipato con una decina di suoi rappresentanti e dirigenti romani,ma che si sono tenuti
tutti ai margini del sit in e non partecipando agli incontri ufficiali,alle interviste televisive ed agli
incontri con la stampa.
Tutti quasi in incognito,ma vigili e pronti ad intervenire di fronte ad eventuali impreviste difficoltà.
Dobbiamo ringraziare anche la segretaria  nazionale del Sindacato dei Dirigenti e Funzionari
Prefettizi -l’UNADIR- che ancora una volta ha voluto manifestare la sua  vicinanza  fisica e la sua
solidarietà a questa categoria di cittadini esemplari che hanno messo a repentaglio  la loro stessa
vita e quella dei propri cari per schierarsi dalla parte della Giustizia e dello Stato di diritto.
“Merce rara”,li definisce un nostro amico,in un Paese di corrotti,di ladri,di vigliacchi e di
quaquaraquà.
E di cultori dell'”armiamoci e partite”.
Buffoni!
Ora comincia per noi il lavoro impegnativo perche’ avvertiamo  tutto il peso della  responsabilità
morale e non solo ,senza voler comunque apparire e rispettosi  seri e rigorosi dell’autonomia dei
Testimoni,di “fiancheggiare” le azioni di vigilanza perché gli impegni vengano rispettati  e di
stimolo e di pressione nei confronti dei soggetti  istituzionali e politici fra i quali,come tutti
sanno,pochi sono  sensibili a  problemi del genere.
La beffa ormai in Italia é diventata una costante nella vita  politica e delle istituzioni e non puoi mai
fidarti al 100% del rispetto dei patti
Purtroppo!

Associazione Caponnetto.