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Via all’idea di organizzare una manifestazione eclatante davanti ai Palazzi della Capitale per l’inefficienza dello Stato nel combattere le mafie nel Lazio

Più volte abbiamo denunciato la carenza quasi assoluta di un’azione di contrasto seria delle mafie nel Lazio e, in particolare nelle province di Viterbo e Latina da parte delle forze dell’ordine locali.

Le azioni infatti partono quasi esclusivamente sempre su iniziativa o dei corpi speciali centrali –Dia, Gico ecc. -o dai comandi di altre province.

Per onestà intellettuale dobbiamo dire che la cosa riguarda nel Lazio solamente le due province citate, in quanto la Capitale è coperta dal sistema investigativo centrale, mentre in provincia di Frosinone ci sono, finalmente, un ottimo Questore e due eccellenti Comandanti provinciali della Guardia di Finanza e dei Carabinieri che hanno impresso una svolta eccezionale nell’azione di contrasto delle mafie colpendole nei patrimoni in particolare.

In sostanza, fatta quindi eccezione per la provincia di Frosinone e per la Capitale, nel Lazio non si fanno indagini patrimoniali e finanziarie e non si colpiscono quindi al cuore le mafie.

Tale situazione ci costringe a cominciare a pensare ad un nuovo e più efficace modo di fare antimafia.

Il parlare di clan in generale, il limitarsi a fare commemorazioni o a raccontare la storia dei clan o a descriverne l’espansione, senza affrontare il tema dell’inefficienza degli organi di polizia o giudiziari locali, la collusione fra soggetti mafiosi e quelli di istituzioni, della politica, dell’economia, della stessa società ecc, uscendo dalla genericità e facendo nomi e cognomi,. non serve più a niente.

Le mafie vanno colpite al cuore, nei loro patrimoni, con un’indagine serrata su questi e sulla loro origine e sulle collusioni con la politica e le istituzioni.

Se non si fa questo, non si fa lotta alle mafie.

E nel Lazio, in particolare a Latina e Viterbo, non si fa questo.

E’ bene, quindi, che si cominci a pensare a forme eclatanti di protesta, come quella, ad esempio, di andare a protestare davanti al Ministero dell’Interno o altro Palazzo del potere romano incatenandosi ed esponendo al pubblico cartelli nei quali si illustrino le ragioni della protesta.

Qualche mese di tempo perché l’idea maturi e si estenda, con l’invito a tutti, iscritti all’Associazione e simpatizzanti, a risponderci nel piu’ breve tempo possibile “Io ci sto”.

Appena avremo ricevuto le risposte, fisseremo la data.