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Vi spiego come gestivamo gli ospedali e le cliniche di Napoli”. Le mani della camorra sulla sanità

“Vi spiego come gestivamo gli ospedali e le cliniche di Napoli”. Le mani della camorra sulla sanità
Il boss, passato dalla parte della giustizia, spiega agli inquirenti come venivano gestiti appalti e servizi

di REDAZIONE

NAPOLI. l boss pentito della camorra Mario Lo Russo continua a raccontare la rete di e smaschera la rete di appalti e piaceri che vige dietro la gestione degli ospedali a Napoli. Ieri il Corriere del Mezzogiorno ha pubblicato un verbale del 16 settembre contenente le dichiarazioni scottanti del pentito del clan dei “capitoni“. I Lo Russo a Miano per anni hanno rappresentato una vera potenza, agivano indisturbati grazie agli investimenti di milioni di euro in attività “pulite”, il ras ha confessato alla Direzione distrettuale antimafia che, quando era in regime di massima sicurezza presso il carcere dell’Aquila (41 bis), riusciva a comunicare comunque con gli altri detenuti e soprattutto con Nicola Rullo rappresentante dei Contini e con Peppe Mallardo. Lo Russo ammette che dal carcere riusciva a gestire tutto: mandava messaggi, ordini e si organizzava con gli altri gruppi della camorra.
In particolare, in un verbale precedente risalente a marzo, il boss raccontava nel dettaglio dei piaceri che i medici facevano agli appartenenti al clan come i certificati falsi. Vengono fatti i nomi dei medici e della clinica, il verbale però non è disponibile integralmente data la delicatezza dell’indagine: “Mi viene chiesto se alla clinica avessimo la possibilità di farci fare certificati falsi e rispondo tranquillamente di sì, nel senso che anche se a me non è capitato era palese che potessi ottenerli quando volevo”. A tal proposito la Dda di Napoli sta conducendo un’inchiesta sullo staff coinvolto per capire fino a che punto questi si spingessero nell’elargire benefici ai capiclan.
Il racconto raccapricciante riguarda anche gli ospedali pubblici, il pentito Maurizio Overa, ex spalla dei fratelli Marco e Ciro Mariano (Quartieri Spagnoli) ha raccontato cosa accade a Napoli quando la moglie di un boss partorisce: viene ricoverata nell’ospedale che il marito “gestisce” e il trattamento diventa extralusso come da clinica privata. Tutti accorrono in visita a qualsiasi orario e portano regali di ogni tipo. Nel suo verbale risalente al 12 luglio si legge: “Posso dire che tutti gli ospedali napoletani subiscono l’influenza del clan locale. Ricordo in particolare che di recente, nel 2015, partorì al San Giovanni Bosco la moglie di un boss dei Gallo, i quali gestiscono la droga a Caivano. Eravamo lì per una visita di cortesia io, Marco Mariano, e i Gallo e prendemmo qualcosa al bar e ci fu detto che era tutto pagato. Ricordo infatti che poco dopo arrivò in camera della moglie del boss un televisore a schermo piatto. Ci domandammo come mai, ma nessuno di noi si spiegò il perché. Poi venimmo a sapere che questa accortezza fu un gesto di rispetto che il clan del rione Amicizia, ovvero i Contini, fecero al ras di Caivano, in quanto seppero che al San Giovanni aveva partorito la moglie del boss”.

04/10/2016

fonte:www.internapoli.it