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Ventotene isola felice, ma solo per finta

Il papà di Sara Panuccio denuncia sul quotidiano TERRA l’agghiacciante realtà di un luogo dove si continua a rischiare la vita in nome della riuscita della “stagione”.

Io non so quanti di voi abbiano visto il servizio andato in onda il 30 giugno all’interno del Tg1 delle 20. All’interno di suddetto servizio dell’inviata Roberta Badaloni sono concentrati parecchi spunti di riflessione. Da pochi giorni è di dominio pubblico un filmato girato precedentemente al 20 aprile da alcuni ragazzi in cui si vede benissimo il costone successivamente franato causando la morte di Sara e Francesca, oltre che il grave ferimento di Athena (non ci dimentichiamo di lei, per favore!). Dalle immagini chiarissime è evidente a chiunque l’equilibrio più che precario e destinato al crollo di quella parte di roccia: è scavata in basso per una profondità di alcuni metri, basterebbe conoscere il principio della forza di gravità (se un qualcosa si regge sul nulla finisce in terra a meno che non sia fornito di ali e ne faccia uso!). Oltre ciò (e mi ripeto) c’è l’azione corrosiva del mare sulla falesia che per quanto lenta è infinita; aggiungiamoci la strada sovrastante percorsa da mezzi pesanti carichi di pesi elevati.

Ancora: i continui lavori di trivellazione profonda, conseguenza dei tanti lavori di somma urgenza che negli anni hanno interessato la strada stessa e rimpinguato le tasche delle solite ditte amiche dell’amministrazione; la pessima gestione della canalizzazione dell’acqua piovana, e qui chiedete all’amministrazione locale come mai si è permesso che la quasi totalità degli antichi vasconi romani per la raccolta delle acque siano divenute case o ville (per lo più abusive: vi ricordo che i 2/3 delle costruzioni a Ventotene sono non censite) e parliamo sempre di un territorio la cui superficie è di 1 (uno!) chilometro quadrato, per cui qualunque abuso viene perpetrato sotto gli occhi di tutti.

A fronte di tutto ciò credo di essere nel pieno diritto di affermare che è un insulto parlare di tragica fatalità riguardo la morte di mia figlia Sara e della sua amica Francesca (lo so che ripeto i nomi, ma è bene che rimangano bene impressi nella memoria collettiva). Il nostro lutto è figlio della negligenza e del mancato rispetto verso il valore della vita dei cittadini ospiti dell’isola (chi non è del posto è solo uno strumento per far cassa), difatti i ventotenesi si guardano bene dal mandare i loro figli a ridosso della roccia e per contro si guardano bene dall’allertare le scolaresche in gita dei pericoli da loro ben conosciuti (sarebbe una cattiva pubblicità ).

E ora veniamo alla situazione attuale. Il servizio del Tg1 è stato girato il 29 giugno (a poco più di 2 mesi dalla morte delle due ragazze) e la situazione è la seguente: nella spiaggia di Cala Rossano, tranne la piccola zona sotto sequestro giudiziario per le indagini, l’accesso non è vietato, c’è solo qualche sparuto e celato cartello di fare attenzione, per cui la gente continua a stazionare in quell’area altamente pericolosa (non per niente la ditta che sta mettendo in sicurezza anche Cala Nave lavora sempre a ritmi serrati, forse hanno preso un giorno di ferie per non apparire agli occhi del turista); dalle immagini si vede addirittura una turista incosciente che tranquillamente fa il bagno a ridosso delle rocce e sulla cui stradina sterrata sovrastante fa mostra inquietante un camion che credo serva all’edilizia (il pericolo quindi è di casa sia sopra che sotto).

Il signor sindaco Giuseppe Assenso, alle domande del giornalista del quotidiano Terra su come fosse possibile una situazione del genere, ha dato questa risposta: «Non ho i mezzi per controllare costantemente l’accesso alla spiaggia o il fatto che la gente si ponga vicino alle rocce, sto aspettando che mi arrivi dall’Abruzzo una fornitura di cartellonistica per i divieti». Siccome io disgraziatamente su quella spiaggia ci sono stato il giorno che è morta Sara, vi posso dire che l’estensione della stessa è minima, che l’accesso è pressoché obbligato tramite pochissimi metri e quindi una risposta del genere denota – secondo me – un comportamento imbecille e criminale da parte di detta amministrazione (basterebbe transennare l’accesso e spedire ogni tanto un vigile o un qualsiasi delegato a controllare il rispetto di ciò).

Ma forse sono ritornati a prevalere i diritti del Dio quattrino per cui quei pochi metri anche se pericolosissimi sono considerati oro e le vite degli incoscienti turisti zero. Nel caso (speriamo non accada mai) che crolli un altro pezzo di fragilissimo tufo, potrà sempre dire che stavolta lo sapevano tutti che poteva succedere e quindi di sicuro non è colpa sua! A questo punto chi ha una fede la preghi, chi è scaramantico si tocchi le parti basse oppure ferro. In alternativa a tutto ciò fate girare questo scritto affinché la gente abbia conoscenza di quella che è la gestione di un problema di questa gravità.

(Tratto da Telefree)